IL BOSCO DI GIULIA E MARCO di Samuela Piloni

Giulia si svegliò con un sussulto, sentendo il rumore di un ramo che si spezzava calpestato da un animale che la stava annusando.

L’odore che emanava il lupo era forte e intenso, e tormentava Giulia con il ringhiare e abbaiare e se ne andò quando si sentì minacciato da uno sparo in lontananza.

Giulia si guardò intorno, cercando di capire dove si trovava.

Era a terra.

Era in mezzo a un bosco, un labirinto di alberi che nascondevano i segreti della natura.

Il vento sussurrava tra le foglie, come una voce misteriosa.

Il sole filtrava tra i rami, creando dei giochi di luce e ombra.

Il profumo del legno e della terra riempiva l’aria, mescolandosi con quello delle foglie e delle erbe selvatiche. Il bosco era vivo, e respirava con Giulia.

Non ricordava come ci fosse arrivata, né perché.

L’ultima cosa che ricordava era di essere stata in macchina con il suo fidanzato Marco, diretta in città, alla ricerca di materiale nuovo per la nuova casa, che avevano appena acquistato.

La “capanna di legno”, la chiamavano con ironia!

Cosa era successo?

Dove era Marco?

Era ancora vivo?

Giulia si alzò in fretta, sentendo un dolore alla testa.

Si toccò la fronte e vide del sangue sulle dita. Aveva una ferita, probabilmente causata da un urto.

Forse c’era stato un incidente, e lei era stata sbalzata fuori dalla macchina.

Ma dove era la macchina?

E perché non c’era nessuno in giro?

Giulia sentì il bosco attorno a lei, che la avvolgeva con la sua presenza.

Il bosco le parlava, le faceva domande, le dava consigli.

Il bosco la sfiorava, la graffiava, la accarezzava.

Il bosco la spaventava, la incuriosiva, la affascinava.

Giulia rispondeva al bosco, con le parole, i pensieri e i gesti.

Giulia e il bosco si conoscevano, si capivano, si sfidavano.

Giulia questo bosco lo conosceva.

Aveva un ricordo di esso.

Giulia si mise a camminare, sperando di trovare una via d’uscita da qui.

Non aveva il cellulare con sé, né altri oggetti utili.

Si sentiva persa e spaventata.

Il bosco sembrava non avere fine, e ogni tanto sentiva dei rumori strani, come se ci fossero degli animali selvatici.

Giulia aveva paura.

Giulia si augurava di non incontrarne nessuno.

Dopo aver camminato per un’ora, Giulia vide finalmente qualcosa di diverso.

Era una casa, una piccola capanna di legno, nascosta tra gli alberi.

Giulia si avvicinò, sperando di trovare qualcuno che potesse aiutarla.

Bussò alla porta, ma non ricevette risposta.

Provò ad aprirla e vide che era socchiusa.

Entrò, chiamando a voce alta.

La casa era spoglia e sporca.

C’era un tavolo, una sedia, un letto, e una stufa.

Sul tavolo c’era un piatto con dei resti di cibo ammuffito, e una bottiglia vuota.

Sul letto c’era una coperta logora.

Giulia non vide nessuno, né segni di vita recente.

Forse la casa era abbandonata, o forse il proprietario era uscito.

Giulia decise di aspettare, sperando che tornasse presto.

Si sedette sulla sedia, e si mise a pensare a Marco.

Lo amava, e si preoccupava per lui.

Sperava che fosse salvo, e che la stesse cercando.

Si chiese se lui si ricordasse di lei, o se avesse perso la memoria come lei.

Si chiese se si sarebbero mai ritrovati, e se avrebbero potuto essere felici insieme.
Mentre era assorta nei suoi pensieri, Giulia non si accorse che qualcuno si stava avvicinando alla casa. Era un uomo, alto e robusto, con i capelli lunghi e la barba incolta.

Indossava degli abiti sporchi e stracciati, e teneva in mano un fucile.

Era il proprietario della casa, e non era contento di trovare uno sconosciuto nel suo rifugio.
Entrò nella casa, puntando il fucile verso il forestiero.

Lei si voltò, e lo vide.

Si spaventò, e si alzò in piedi.

L’uomo le urlò di andarsene, dicendo che quella era la sua casa, e che non voleva intrusi.

Giulia cercò di spiegargli che si era persa nel bosco, e che aveva bisogno di aiuto, ma l’uomo non le diede retta, e le intimò di uscire.

Giulia obbedì, e si diresse verso la porta.

Ma prima di uscire, vide qualcosa che la fece fermare.

Era una foto, appesa al muro.

Una foto di lei e Marco, sorridenti e felici.

Giulia non capì.

Come era possibile?

Come faceva quella foto a essere lì?

Chi era quell’uomo?

L’uomo vide la foto, e si arrabbiò ancora di più.

Prese la foto, e la strappò.

Poi disse a Giulia:

«Tu non sei Lei, tu sei una bugiarda, tu sei una spia, tu sei venuta qui per uccidermi, ma non ci riuscirai, io ti ucciderò prima!»

Giulia non capì nulla.

Non sapeva chi fosse quell’uomo, né perché la odiasse.

Non sapeva perché avesse la sua foto, né cosa significasse.

Non sapeva cosa fare, né cosa dire.

Era confusa e terrorizzata.

L’uomo alzò il fucile, e sparò.

Giulia cadde a terra, senza vita.

Il suo sangue rosso vermiglio si mescolò con quello della sua precedente ferita.

Il suo sguardo si spense, senza aver trovato le risposte che cercava.
L’uomo si avvicinò al suo corpo, e lo guardò.

Poi disse:

«Ti ho trovata, ti ho uccisa, ti ho vendicata, Giulia!»

L’uomo prese il corpo e lo portò nel posto dove aveva già scavato la fossa, qualora Giulia fosse tornata. Gettò il corpo in buca e lo riempì con terra, foglie e rami secchi.

Rimase immobile per lungo tempo davanti al cumulo di sterpaglie, come se non volesse perderla ancora una volta.

L’uomo era Marco.

Marco era il fidanzato di Giulia.

Marco era il proprietario della capanna nel bosco.

Marco era il colpevole dell’incidente.

Marco era il pazzo del loro bosco.

Il bosco era il luogo dove tutto era iniziato, e dove tutto sarebbe finito.

Il bosco era il luogo dove Giulia e Marco si erano incontrati, e dove si erano persi.

Il bosco era il luogo dove Giulia stava scoprendo la verità, e dove Marco aveva compiuto la sua follia.

Il bosco era il luogo dove Giulia era morta, e dove Marco era rimasto.

Il bosco era il testimone, il giudice e il carnefice.

Post a Comment