NOTRE DAME DE PARIS (lo spazio dei sogni) di Anna Maria Costa

Settembre a Parigi! Anni Settanta, belle giornate di tiepido sole dove potersi soffermare pigramente lungo le rive della Senna davanti alle bancarelle dei bouquinistes.


Tre amiche universitarie, due italiane e una francese, camminavano allegramente nel quartiere Latino, uno dei più belli della città, fianco a fianco agli studenti della Sorbona che avevano già iniziato i corsi universitari.

Parigini e molti turisti che si affollavano chiassosi in vari luoghi trascinavano le tre amiche sulla scia dei loro gruppi in direzioni sconosciute, come folate di vento.


Inizio d’autunno e i viali alberati avevano già molte foglie dorate, mentre i raggi del sole che attraversavano i rami erano ancora ricchi di luce e di calore.

La speranza del cambiamento sembrava moltiplicarsi nella quotidiana vitalità di Parigi.


Alle ragazze sembrava un sogno essere proprio lì, nella Ville Lumière, sedute ad un tavolino di un café, con gente di tutto il mondo.

Oltre a bere un caffè, avrebbero dovuto decidere quale artistica meraviglia vedere nel pomeriggio.


La mattinata l’avevano trascorsa nei giardini della Tuileries, al museo Jeu de Paume, dove erano esposte le tele dei grandi pittori Impressionisti: le ballerine di Degas, le ninfee di Monet e fra tutti “La notte stellata” di Van Gogh. Un sogno che si era realizzato! Un’emozione incredibile nel loro cuore!

All’improvviso: “Allons! Vite, vite!” disse l’amica francese alle altre due che velocemente la seguirono.

Dove dirigersi?


Poco dopo, da lontano, apparve loro, nel suo splendore pomeridiano, Notre Dame de Paris.

Il fascino descritto da milioni di persone che l’avevano vista nel tempo era tutto lì davanti ai loro occhi! Si sedettero su una panchina di fronte alla cattedrale per ammirarne l’esterno… gotico!


E restarono senza parole.

Notre Dame al centro dell’Ile de la Cité era un insieme meraviglioso di architetture, stili, colori, cornicioni, portali, statue, colonne, bifore. Quanta preziosa artigianalità nel costruire questo capolavoro!


Entrarono e tra le navate e l’abside i tesori si susseguivano, uno più bello e interessante dell’altro. Qualcuno suonava l’organo e quella musica che saliva tra vetrate e rosoni, su su fin alle guglie, non solo induceva alla meditazione, ma riportava ad un pensiero essenziale che alleggeriva l’anima e la rendeva aerea e verticale come quella chiesa, pronta a raggiungere l’alto dei cieli.

Un cartello, però, aveva attirato l’attenzione delle ragazze. Avrebbero fatto in tempo a raggiungere la torre sud della cattedrale e vedere la sua più grande, antica e melodiosa campana, Emmanuel, tredici tonnellate di bronzo fuso la cui suoneria originale era dell’anno 1686.

Adoravano le campane! I loro ritmati rintocchi vibravano nell’aria e poi … “ i rintocchi di Emmanuel avevano scandito i romanzi di Victor Hugo col suo Gobbo”. E loro avevano letto quei romanzi e li conoscevano bene.

Quante persone in fila per vedere la campana Emmanuel.


Le tre amiche erano salite su una scaletta di ferro, presentato il biglietto ad un addetto all’accoglienza che aveva accompagnato tutti in una stanza circondata da drappi di velluto scuro al cui centro troneggiava una enorme campana.


Venti alla volta, le persone che potevano entrare e l’addetto si era raccomandato in varie lingue di restare assolutamente in silenzio, perché il pur minimo rumore avrebbe potuto urtare la campana e provocare un suono talmente assordante in decibel da danneggiare l’udito.

Il cicerone, sottovoce, raccontava:

“Emmanuel produce una nota pura, un fa diesis della seconda ottava ed è l’unica campana sopravvissuta nel tempo con suoneria originale”, e continuò per parecchi minuti recitando a memoria una storia ripetuta chissà quante volte nel tempo.


Il silenzio era avvolgente e le amiche si guardavano nell’ombra ammiccando un sorriso di compiacimento per essere in un luogo magico e sacro come quello.


Al di là della campana, però, due occhi azzurri fissavano una delle tre amiche, quella bionda.

Lei se li sentiva addosso.

Per un attimo aveva pensato che fosse una persona conosciuta, un viso familiare, ma guardando meglio e non sapendo chi fosse, aveva tolto lo sguardo un po’ timorosa e un po’ infastidita da quella insistenza.

Per quale motivo la fissava così?


Quello scambio di sguardi, tuttavia, l’aveva turbata e le era sembrato di vivere per pochi istanti in un universo tutto loro. Quegli occhi che cercavano profondamente i suoi erano dolci come una carezza e non solo avevano attirato la sua attenzione, ma ne era rimasta coinvolta emotivamente.


Per fortuna i minuti dedicati alla visita della campana erano finiti e tutti furono accompagnati all’uscita.


Ormai all’aperto, quel momento stranamente magico era passato e non voleva più pensarci.

Senza dire nulla alle amiche, avrebbe continuato la serata guardando dall’alto di Notre Dame un autunnale e dorato tramonto.


L’amica francese, infatti, aveva suggerito alle altre due di fermarsi sulla terrazza dei re, la grande balaustra che attraversava la facciata di Notre Dame, per emozionarsi e contemplare quella luce, per fare le ‘romantiche’, insomma, per sognare nuove vite, fantasticare su cambiamenti e amori, o semplicemente sperare che qualcosa di bello potesse loro accadere, tutto addolcito dal sole che rapidamente calava all’orizzonte.

Lo spettacolo era mozzafiato.

Appoggiata alla balaustra e immersa nei suoi pensieri, la ragazza bionda non aveva fatto caso a chi le si era avvicinato ed era trasalita quando una voce si stava rivolgendo a lei:

“Hei! Mon amour!”

Era lo stesso ragazzo di cui aveva incrociato lo sguardo alla visita alla campana e che adesso faceva la prima mossa salutandola.

“Ciao”, aveva risposto lei, spostandosi in cerca delle amiche che l’avevano lasciata sola.


Lui l’aveva seguita come se la conoscesse da sempre.

“How are you?”, le chiese.

 “Non conosco l’inglese” si era precipitata a dire “Sono italiana! Tu parli italiano?”

“Do you speak english? le ripeteva lui contemporaneamente.

Lui allora le aveva preso una mano per stringergliela e presentarsi:

“Nice to meet you, Noah.”


Lei aveva ritirato la mano in fretta senza presentarsi e se ne era andata sperando che capisse che non aveva alcun interesse per un ragazzo sconosciuto.

Tra l’altro, parlando due lingue diverse era difficile instaurare una conversazione per potersi conoscere, anche se lui continuava a gesticolare, fare domande e parlare seguendola ovunque.


Si capiva che era attratto da lei, che voleva conoscerla a tutti i costi, quasi avesse paura di perderla; infatti, le sorrideva e le si avvicinava il più possibile.

Lei, invece, non faceva che pronunciare l’unica parola in inglese che conosceva “Bye, bye”, sperando di liberarsene! Le era sembrato troppo invadente e sicuro di sé per i suoi gusti! O forse l’aveva scambiata per qualcun’altra!


Praticamente era fuggita.

Camminando velocemente, lei aveva raggiunto le amiche alla fine della grande balaustra. Loro stavano osservando tutte le statue, le figure medioevali e quelle chimere frutto della mente di grandi artisti. Una meraviglia!


Vedendola arrivare di corsa spaventata e in apprensione, subito le avevano chiesto cosa le fosse successo.

“C’è un ragazzo che mi segue e non mi lascia in pace” aveva risposto nascondendosi dietro alle amiche.


Nel frattempo, il ragazzo era già lì che parlava e gesticolava probabilmente per cercare di farsi capire o impressionarla, ma esagerando in quel modo era risultato solo ridicolo e le due amiche non potevano che ridere di gusto di fronte a quella scena.

A quel punto, l’amica francese che conosceva bene l’inglese, facendo zittire tutti, si era proposta come traduttrice.

“Dai, se vuoi, ci penso io a fare da tramite tra voi due! Dovete pur spiegarvi e tu devi capire cosa vuole da te! Ti conosce? Vi siete già incontrati in altri posti e tu non ricordi?”

“Assolutamente no! Non capisco cosa voglia da me! Mandalo via!” rispondeva, inquieta, la ragazza bionda.

“Sarebbe bene che se ne andasse subito! Meglio essere sinceri e non illuderlo, salutalo e andiamocene!”.


Ma l’amica era troppo curiosa di sapere cosa si nascondesse sotto quello strano incontro.

Voleva capire se quella conoscenza avrebbe potuto diventare una novità anche per lei e magari trasformarsi in un bel momento di amicizia per tutte e tre.


Il ragazzo era solo, molto carino e si capiva che era americano degli USA!


Alto, biondo-rossiccio con capelli lunghi e un fisico atletico ma robusto, di chi ha muscoli da lavoratore. Non poteva essere uno studente. Sembrava giovane, ma non si capiva bene che età potesse avere.

Comunque, cosa c’era di male a fare due chiacchiere con lui in pubblico!


Tra l’altro, le era venuto in mente un vecchio film An American in Paris dove un soldato americano s’innamorava perdutamente di una francese! Film romantico e bellissimo! Che storia d’amore tra musica, sogno e realtà!


Ed era un sogno anche per loro, ragazze ventenni! Forse più innamorate del sogno di trovare un amore che non del trovarlo tra i loro coetanei.


Del resto, perché non perdersi nel desiderio che si possa realizzare, in concreto, un grande amore. È quasi una necessità fisica e mentale vivere nella speranza di trovare l’anima gemella, di trovarsi di fronte a una persona con le tue stesse affinità sentimentali.

L’amica aveva iniziato col chiedergli chi era, perché era lì e cosa volesse.


“Io sono qui perché mi piace tanto la tua amica e appena l’ho vista mi sono innamorato!
Non voglio lasciarla andare”.


L’amica traduttrice non sapeva come riferire quelle parole così dirette, conosceva il disappunto e l’irritazione dell’altra parte.


“Sei solo fastidioso!” aveva risposto, di rimando, la ragazza bionda.


Ciò che stava accadendo era contrario ai suoi desideri perché lei era felicemente fidanzata e non aveva nessuna intenzione di portare avanti un’altra storia.


Lei aveva capito che non si trattava solo di scambiare quattro chiacchiere per farsi un nuovo amico, perché quando incrociava i suoi occhi o si avvicinava a lei, le sobbalzava il cuore ed era emozionata.

Tra l’altro, era molto timida e sapeva che i suoi sentimenti si leggevano in viso: diventava tutta rossa.


Come poteva, lui, essere già innamorato conoscendola da pochi minuti?


Forse la sua era solo attrazione fisica, ma non poteva certo essere un sentimento profondo.

Intanto lui diceva all’amica:

“Mi piace tutto di lei, sono felice a guardarla!”


L’amica, non avendo il coraggio di tradurre la frase, in quel momento pensò di fare conversazione da sola con lui per cercare di distrarlo e far riprendere l’amica dall’agitazione di una situazione imbarazzante.


Che peccato, però, che lui fosse attratto dall’unica ragazza impegnata sentimentalmente: le altre due amiche erano liberissime e felici di poter scambiare apprezzamenti e intesa con quel lui.

Ma lui vedeva solo lei.

L’amica traduttrice, rivolgendosi a lui, per cambiare argomento, gli disse:

“Che magnifici stivali da cowboy, autentici?”

Lui, gentilmente, togliendo lo sguardo dalla ragazza bionda rispose:


“Sì, certo! Sono texani! Io abito in Texas, vicino a Dallas, in un ranch!”

“Com’è vivere in Texas?”


“Tutto più grande rispetto a qui! Il mio ranch si estende per migliaia di chilometri su un terreno meraviglioso! Allevo mucche e cavalli … vita dura, ma libero e felice!”


Poi, rivolgendosi alla ragazza bionda:

“Ti piace la prateria? Io e te a cavallo un’esperienza bellissima! Non ti stancherai mai perché ci vogliono anni per scoprire ogni angolo nascosto.”

La ragazza bionda, incuriosita, si rivolse a lui col sorriso e, scherzando:

“Io conosco solo il Texas dei film western, dei paesaggi selvaggi e dei coloni alle prese con gli indiani. È solo un sogno vissuto al cinema o in tv. Non ho mai pensato lontanamente di viverci! Anzi, mi fa quasi paura!”


“No, no! Texas vuol dire ‘amici’! È bello perché la vita è semplice e tranquilla! Ti bastano stivali e cappello e tutto va bene, my dear! Sai andare a cavallo?”

A questo punto, l’amica traduttrice intervenne ancora per distrarlo:

“Con chi vivi nel ranch?”

“Vivo con mio padre e molti lavoratori stagionali. Tra un mese mi sposo!”


Silenzio di tomba nell’aria per parecchi secondi!

Le amiche curiose chiesero subito la traduzione delle parole del cowboy e.… restarono tutte di pietra!

Si deve sposare tra un mese e fa tutte quelle avance all’amica! Traditore!


“Ma come … ti devi sposare? Allora cosa ci fai qui a Parigi a flirtare con le ragazze?”

 “No, io solo con lei!” guardando la ragazza bionda “Prima di sposarmi ho voluto fare un viaggio come addio al celibato e anche per schiarirmi le idee. Non mi sono mai mosso dal mio ranch e volevo capire se quello è veramente il posto in cui voglio stare per sempre. Volevo ritrovare me stesso, vivere una realtà diversa dalla solita e capire se la mia futura sposa mi manca. Volevo fare finalmente qualcosa tutta per me! E il mio sogno era vedere l’Europa.”

Poi, sempre rivolgendosi alla ragazza bionda:

“Se tu venissi da dove vengo io, sapresti che bisogna tenersi tutto stretto. Se incontri chi ti piace non devi rinunciare … non sai quanto il tempo sia breve! Se vedi chi ti piace non devi rinunciare! It’s a good opportunity! Tu sei quell’opportunità.”


“Sì, ma bisogna essere in due a volerlo!” rispose lei.


“Ho speranza che tu possa imparare ad amarmi?” chiese lui.


“No, ognuno ha la sua strada davanti a sé ed è già segnata per entrambi!” rispose lei.
“Nooo! I got punched in the nose! Ho appena preso un pugno sul naso!” replicò lui tristemente.

“Facciamo una foto insieme?” chiese lui, porgendo la macchina fotografica all’amica.


La ragazza bionda aveva capito subito cosa lui volesse e aveva immediatamente risposto:

“Non ci penso proprio! Nessuna foto! Questo incontro è un momento avvenuto per caso e così deve restare, non cambia nulla nella nostra vita!”

Ma lui, senza lasciarsi scoraggiare aveva pregato l’amica di tradurre le sue parole, perché erano importanti:

“Il nostro incontro mi ha cambiato la vita, credimi! Tu sei speciale e io l’ho capito e ti vorrei per sempre!”

Intanto le porgeva un braccialetto di stoffa e la incoraggiava a prenderlo.


Lei non sapeva cosa fare, ma era emozionata e vedeva negli occhi azzurri di lui la delusione e forse anche la sofferenza di non essere ricambiato.


“Ti prego, prendi questo braccialetto così non penserai che sia stato un sogno! Io vorrei seguirti ovunque” le diceva lui spostandole i capelli che le coprivano il viso.


La ragazza bionda prese il braccialetto, ma si avviò subito all’uscita salutando con la mano. Difficile lasciarsi, ma lei aveva preferito farlo per prima dopo quella carezza.

Non c’era stato tempo e motivo per perdersi dietro quel sogno, per lei era un amore impossibile.


E nei boulevards le foglie cadevano e il vento autunnale con la sua forza cancellava tutto.

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