HUSH di Giacomo Paoli
Foto di Brigitte Werner da Pixabay
Un cane guaisce lontano, tra le strade deserte del quartiere.
Nella notte inoltrata, regna il quasi silenzio assoluto.
Poi, un sordo rumore di chiavi rompe quella magia.
Quell’uomo accucciato sul marciapiede, al riparo da occhi indiscreti, armeggia con un fil di ferro corroso dalla ruggine.
Si sporca la fronte, frugando in quella piccola borsa piena di oggetti contundenti. Rapidamente si infila nella tasca un cacciavite.
Si alza da terra e si pulisce le mani con uno strofinaccio sporco e poi si affaccia oltre la strada.
Nessuno in vista. Si morde un labbro, pensando a cosa fare.
Cautamente si avvia nella notte illuminata dai lampioni del quartiere.
Il rumore delle televisioni nelle case si fa acuto.
L’uomo sussulta e avanza scaltro, guardandosi intorno con aria colpevole.
Lancia un’occhiata alle macchine vicine.
Cerca un bersaglio alla portata delle sue abilità. Vede una Punto Fiat bianca, esattamente come piacciono a lui. Ma scuote il capo all’idea di rubare la macchina quando vede un seggiolone sul sedile posteriore.
Rapido, quindi, individua un altro bersaglio.
Stavolta niente risentimenti.
Una Seicento color blu. Mani in tasca scruta oltre il finestrino. Nessun allarme.
Si appresta quindi ad infilare il lungo filo di ferro attraverso la fessura della portiera e a spingerlo verso il basso, sopra il pulsante d’apertura.
Poi il rider.
Maledetto ragazzo in bici che si avvicina con la sua pizza a gran velocità.
L’uomo velocemente estrae il filo, e lancia imprecazioni silenziose.
Non si volta, si allontana e basta.
Finge di scrutare una ammaccatura, finge perfino di toccarla.
Nota dal riflesso del vetro che il rider si è fermato a pochi metri da lui, indaffarato a guardare il telefono.
Il ladro rinuncia e prosegue, mani in tasca, alla ricerca della sua sigaretta. L’accende e si allontana da occhi indiscreti.
Svolta un vicolo, e giunge in una strada desolata.
Perfetta per un furto: poco illuminata con nessuna casa nei paraggi.
E come in un miraggio l’uomo vede l’auto dei suoi sogni: una vecchia panda modello 99. Carrozzeria integra, e con gli ammortizzatori leggermente rialzati.
Una discreta quattro per quattro.
L’avrebbe rivenduta ad un prezzo maggiorato. Il colore non gli piace, ma quel verde palude non avrebbe rovinato i suoi affari. In molti gliela avrebbero comprata.
Scruta oltre il finestrino in cerca dell’allarme. Non lo vede.
Rapidamente, sfila dalla tasca il filo di ferro per poi sistemarlo sopra il pulsante d’apertura.
Scatta l’allarme. Quel suono, così assordante, così insistente, gli spacca i timpani.
Affranto, è costretto ad allontanarsi a gamba tesa e a scomparire nei vicoli tetri avvolti dalla notte.
Ora con incertezza, procede lungo la strada sterrata di campagna.
La luna rischiara la notte, illuminando i verdi campi che si perdono lontani dalla città.
I fili d’erba danzano al frusciare del vento che rinfrescano la torrida aria estiva.
L’uomo è a caccia.
E come una faina nella prateria, cerca la sua prossima gallina da stanare.
Nella notte, vede in lontananza delle luci sfocate. Una casa, una villa.
Procede adagio su un vialetto sterrato. I passi coperti dai rumori della notte gli permettono di avvicinarsi furtivamente all’abitazione.
La speranza è di trovare una macchina sprovvista sia di un sistema di sicurezza, sia di un sistema d’allarme.
L’alternativa sarebbe stata quella di vagare ancora e ancora.
Il vento lo accompagna fino ai pressi della villa illuminata da alcuni faretti posizionati fuori dal cancello principale.
Nascosto dietro un albero, l’uomo trattiene un respiro spezzato.
La vista è meravigliosa: una giulietta Alfa Romeo, parcheggiata sul vialetto, splende alla tiepida luce dei faretti. Un rosso elegante, sgargiante, folgora l’uomo che scuote il capo, pensando all’auto come a una bella donna. Inafferrabile, e non alla sua altezza.
Esita un istante poi, lentamente, si avvicina alla preda.
Ormai a pochi metri dall’auto, porge la sua attenzione alla villa.
Spera di non essere individuato.
Come fanno le Alfa Romeo a non essere provviste di un sistema di allarme? Sicuramente sono provviste anche di un sistema balistico che fa esplodere la testa al malcapitato che si appoggia accidentalmente alla carrozzeria.
Il ladro non conosce le Alfa Romeo.
Sa come aprirla senza dare sospetti, ma non ne ha mai guidata una.
Se avesse rubato quello splendore, nessuno lo avrebbe salvato da un viaggio di sola andata in prigione.
Poi, la pazzia.
L’uomo si avvicina praticamente a gattoni e raggiunge la portiera.
Prostrato di fronte a tanta meraviglia, osserva con minuzia oltre il finestrino.
A quanto pare non ci sono allarmi inseriti. Non ci crede.
Tenta quindi l’impensabile: con la dovuta maestria, si affida alle sue notevoli abilità di scassinatore e con non poca fatica e sangue freddo, riesce nell’impossibile.
Gli scappa una mezza risata quando vede che la portiera si apre dolcemente, senza emettere alcun tipo di allarme. Non è possibile, è un trucco.
Con stupore, pronto a ricevere brutte sorprese, entra dentro l’auto e ancora una volta trattiene una risata, seguita da un tremore improvviso alle mani.
Dopo poche ricerche trova le chiavi dell’auto nascoste nel parasole.
Chiude la portiera. Guarda la villa e viene colto dalla paura di essere avvistato.
Un flebile rumore accompagna l’accensione dell’auto. Ingrana la retromarcia. È più facile del previsto. Lentamente gira il volante e ripercorre il vicolo sterrato.
Giunto alla fine della strada, si asciuga la fronte, imbocca la strada principale e corre lontano.
Sfreccia, sfreccia e ancora sfreccia lungo la strada statale, fregandosene della pericolosità delle curve che si snodano attraverso la notte.
L’uomo prova l’aria condizionata, la spara al massimo.
Sul suo viso si dipinge un’espressione strafottente. La macchina curva nel mentre con una mano accende la radio, lasciando che la canzone ‘Hush’ dei Deep Purple risuoni all’interno della macchina rubata.
E quella musica, perfetta per la situazione, gli regala un improvviso stato di euforia.
“I got a certain little girl she’s on my mind
No doubt about it she looks so fine
She’s the best girl that I ever had
Sometimes she’s gonna make me feel so bad”.
La strada si perde in un quadro dipinto dalle montagne grigie che si stagliano all’orizzonte.
Il bosco di abeti regna silenzioso, sotto il limpido cielo stellato.
Una folata gelida lo avvolge.
I fari alti tagliano la notte e illuminano la strada malmessa.
Una strada di montagna che si perde chissà dove, e che tende a salire in alto.
Forse giunge a un punto panoramico. Da lì avrebbe goduto di una vista meravigliosa.
Lì avrebbe immaginato i soldi della vendita entrargli a fatica nella valigetta.
“She’s got loving like quicksand
Only took one touch of her hand
To blow my mind and I’m in so deep
That I can’t eat and I can’t sleep”.
Urla euforico. Batte le mani sul morbido volante, accende e spegne l’aria condizionata.
Ad un certo punto, tirato lo schienale, finisce troppo indietro rischiando di non vedere più niente.
Si riprende: tiene saldo il volante, tira la levetta e in un solo movimento è di nuovo in sella.
Giusto il tempo di godersi la spettacolare vista sulla valle che si apre maestosa dinnanzi a sé. È la fine della foresta e l’inizio del suo stupore.
Abbandonato il piacere della guida, l’uomo rallenta e ammira impotente il cielo stellato, così limpido e armonioso.
Rallenta fino ad inchiodare dolcemente in uno slargo.
L’auto si arresta. La musica si spegne.
Guarda oltre il finestrino, e decide di uscire.
Un’aria fredda lo avvolge, la prateria è silenziosa.
Gli alberi, sagome nere, sparpagliate nella valle, sono sentinelle silenziose.
L’uomo si appoggia alla carrozzeria della macchina e si accende una sigaretta.
Con il cuore sereno, l’uomo comincia a cercare dentro la macchina documenti di cui sbarazzarsi e oggetti di valore da rivendere.
Magari avrebbe trovato ulteriori soldi.
Magari avrebbe trovato dei preziosi da cui ricavarne un cospicuo profitto.
Guarda nei sedili posteriori e scaraventa via la carta di circolazione e la polizza auto. Aspira forte e rigetta fumo mentre osserva alcuni fogli.
Niente di importante, via al vento. Uscito dall’auto si appresta ad aprire il bagagliaio.
Tira un’ultima boccata alla sigaretta, ed espira il fumo dai polmoni.
Apre il bagagliaio. Niente di eccezionale: il solito triangolo, il solito crick.
Non contento, spera di trovare qualcosa sotto il piano. E lo trova.
Se prima la sua mente godeva del piacere della scoperta, ora vaga nell’oscurità e nella pazzia di una visione estranea e contorta. Fa un balzo e cade a terra rantolando.
Sussurra frasi di esasperazione.
Balbettando, trova la forza per affacciarsi di nuovo sul bagagliaio.
Foto.
Foto e ancora foto, dei più indicibili dei crimini.
Donne, le cui vite sono state mutilate e spezzate minuziosamente da un coltello.
Sguardi che evocano incubi, e che, a quanto pare, generano piacere al carnefice.
Un carnefice che non si disdegna nel farsi un selfie, con i suoi giocattoli femminili.
È uno sguardo fiero che mostra un certo disprezzo nei confronti della vita appena consumata.
Si diverte insomma, ad umiliare con strani vestiti sadomaso le vittime contorte dal desiderio di riabbracciare la vita.
È davvero troppo.
Anche per un ladro di auto.
L’uomo afferra alcune foto e scuote il capo, cercando di negare la visione, e di dare un senso logico alla malata faccenda.
Non reagisce.
Crolla a terra.
Con la testa reclinata, appoggiata alla carrozzeria del dia-volo, osserva le foto, e si concede un lungo respiro esasperato.
Solo nella notte. Immerso nell’oscurità, stringe a sé il desiderio di fare la cosa giusta.
Ecco il muso del diavolo spuntare nel vialetto.
La macchina giunge a destinazione, spinta faticosamente dal ladro che la posiziona esatta-mente come l’aveva trovata. Lei si arresta.
L’uomo raggiunge la portiera dell’auto e stacca la chiave.
La nasconde dietro il parasole.
Velocemente e con uno sguardo disgustato, lancia un’ultima occhiata alla villa.
Scompare nella notte, lasciando dietro sé il ricordo malsano di una notte passata a guidare la macchina di un demonio.
Il sole sorge alto nella valle. Nella prateria, si odono i canti delle cavallette e il forte rumore delle macchine sulla statale. Il cielo è limpido, non soffia un filo di vento.
Il caldo torrido abbonda sulla terra riarsa, l’aria profuma di erba appena tagliata.
La villa splende con i suoi capitelli toscani, e il suo meraviglioso tetto spiovente.
Il giardino curato augura una buona giornata all’anfitrione che si appresta ad uscire di casa, fiero e ottimista. Percorre il vialetto di ghiaia, apre il cancello che neanche cigola all’apertura. Si avvicina alla sua macchina, l’Alfa Romeo.
Cerca le chiavi in tasca e si accorge che è aperta.
Possibile si sia dimenticato di chiuderla?
Accenna un sorriso mentre pensa al pomeriggio del giorno prima.
Le foto stampate nel suo atelier caldo e buio. Il suo angolo privato di piacere erotico.
Entra dentro la macchina, appoggia la valigetta sul sedile del passeggero anteriore.
Apre il bagagliaio e si accerta che la moglie non lo stia guardando.
E invece eccola lì. A fissarlo felice con la mano alzata in segno di saluto. Lui ricambia.
Poi sposta l’attenzione sul coperchio e nota che è tutto in ordine.
Le foto ci sono e sono bellissime. Sale in macchina. Per prima cosa accende la radio.
I Deep Purple suonano ancora ‘Hush’. La sua canzone preferita. Lui adora quel cd.
Si infila la cintura, e intona la canzone:
“Listen
Hush, hush
Thought I heard her calling my name now”.
La macchina si accende e chissà dove lo porterà?
A massacrare qualche altra donna innocente?
A cercare qualche nuovo vestito sadomaso da aggiungere alla sua collezione?
Oppure andrà a cercare una nuova arma, perfetta per sezionare e per infliggere raccapriccianti torture?
Ingrana la retromarcia. Poggia il gomito sul cuscino del sedile e guarda dietro per avere una visuale migliore. Chissà se era una sua intenzione morire proprio oggi.
Un boato devastante seguito da un’esplosione catapulta la macchina indietro.
La donna sul davanzale lancia un grido strozzato.
Si porta le mani sul viso a coprire l’orrore delle fiamme che divampano sopra il cielo di casa sua.
La moglie si avvicina cautamente al luogo del disastro. Ancora non ci crede.
Alcune foto bruciate, sparse qua e là, sopravvivono alle fiamme.
Lei, restando a debita distanza, ne prende una quasi integra.
Il fumo si alza così in alto da essere avvistato anche da lontano. Il ladro sorride.
Sbircia un’ultima volta dal binocolo e di nuovo sorride.
Non ricordava da tempo una sensazione euforica come quella.
Rubare la macchina del diavolo, del resto, non è stato divertente quanto farla saltare per aria con il diavolo dentro.
Era fiero, per una volta, di aver contribuito positivamente al benessere della società.
Poi in lontananza, gli parve di sentire cantare ancora i Deep Purple.
Come se ancora suonassero nell’aria intrisa di quella orrenda puzza di fumo e morte.
Sono proprio loro.
Che stupenda canzone!
HUSH è un racconto di Giacomo Paoli presentato al progetto letterario “I sassi neri”.
Nella sezione Blog trovi pubblicati oltre 450 racconti e storie inviati ai progetti letterari di ISEAF Books.
Nelle sezioni “I Sassi neri” e “Il Club degli Ottuagenari” trovi le regole per partecipare ai progetti letterari di ISEAF Books.
Hai scritto un racconto o un romanzo? Non tenerlo nel cassetto! Inviacelo subito. Lo presenteremo nel Blog e poi lo pubblicheremo, secondo le regole dell’editoria, in un’opera collettiva o singola.
Nella Homepage puoi acquistare le opere che sono state già trasformate in libri.