VECCHIA NAPOLI di Andrea Zavagli
genere: UMORISTICO
Il salotto, dall’aria polverosa, era illuminato fiocamente dalle ultime due lampadine rimaste sulla lumiera centrale, mentre alle finestre pesanti tende di velluto blu, ormai scolorite, si opponevano allo scintillio delle acque del golfo investite dai raggi del sole.
Avvolta nella vecchia vestaglia di cinz, un tempo rosa, che la strizzava sui fianchi, raggiunse ciabattando il ragazzetto che nella stanza si stava riassettando il giubbotto e, messasi a sedere sull’unica sedia libera gli disse, in uno sbuffo di fumo della sigaretta che le pendeva dall’angolo delle labbra:
«Il solito. Dieci euro».
Lui appoggiò sul tavolo una banconota e dopo un attimo di incertezza chiese:
«Quando una da venti?»
Con un sorriso sporco di rossetto lei rispose:
«Devi crescere… Ora vai. Va’!»
Colpito nell’amor proprio il giovanetto se ne andò col muso lungo.
Rimasta assorta nei suoi pensieri trasalì quando una specchiera, ammucchiata con le altre cianfrusaglie sul tavolo, le rimandò l’immagine del suo volto gonfio e dei riccioli oramai grigi che nemmeno le forcine riuscivano a sostenere.
Dallo scollo, oltre i fiorellini della camicia da notte, si intravedeva un lembo del seno vizzo.
“Quanto potrò continuare ancora?” si chiese con un sospiro, distogliendo lo sguardo e, mentre spengeva nervosamente la sigaretta nel posacenere già pieno, echeggiò per casa lo squillo del campanello.
Con una mano a reggere la schiena che era tornata a dolerle, andò a tirare l’apriporta che aveva fatto mettere nel corridoio per evitarsi qualche metro di quella grande casa.
Nel vano dell’ingresso, si presentò un ragazzino alto sì e no un soldo di cacio che portava con la mano destra una cartella da scuola mentre con l’altra cercava di aprirsi il giubbetto.
Lei ebbe quasi un moto di tenerezza per la giovane età poi, come per un antico rito, si avviò verso l’interno buio della casa.
Dalla credenza del corridoio, dove si trovavano affiancate ordinatamente, prese una pezza di stoffa ed entrò in una stanza a sinistra facendo sedere il bimbetto.
Si fissarono per un attimo, poi lei chiese:
«Da otto, vero?»
Arrossendo, il ragazzino annuì e lei, sbattendo sul tavolo infarinato la pallina di pasta che aveva fatto lievitare nel panno, come per farsi sentire da un inesistente cameriere, comandò a mezza voce:
«Una pizza di Nonna Maria da otto, per il signore al tavolo tre.»
VECCHIA NAPOLI di Andrea Zavagli
genere: UMORISTICO
Nicoletta manetti
Mi piace molto l’atmosfera e l’equivoco che si crea. Bravo
Francesco Parenti
Bravo Andrea..con poche parole sei riuscito a farmi sorridere…
Gianni morozzi
Carino e direi… Sorprendente!
Alberto
Un racconto delicato, di un’altra epoca, affascinante e polveroso, come una cartolina in soffitta da conservare per venire trasportati per un po’ dai ricordi. Molto bello
Bruno Di Pietro
Il genere breve in narrativa sta avendo un momento di attenzione da parte della critica e, a mio giudizio, è un genere difficilissimo. In questo tuo funziona bene l’effetto sorpresa per il cambio repentino dei significati. Ma non ho sufficienti strumenti per un giudizio critico. Posso dire da scrittore in versi che spesso usa la misura breve che comprendo lo sforzo stilistico. Un abbraccio Andrea.