GALEE, SCIABECCHI, CARACCHE E ….. GOMMONI di Guido Fariello
genere: STORIA
Dopo un assedio di 53 giorni, dal 6 aprile al 29 maggio 1453, l’esercito ottomano, guidato dal giovane sultano Maometto II, conquistò Costantinopoli sconfiggendo l’esercito bizantino guidato dall’imperatore Costantino XI.
Cessava, così, l’Impero Romano d’Oriente, dopo 1058 anni dalla sua fondazione.
Finiva anche il Medioevo e iniziava l’era moderna.
In questo scenario, numerose galee, sciabecchi e caracche, con a bordo alcuni nobili con le loro famigli di donne e bambini, vagavano per il Mediterraneo, sulle orme di Ulisse.
Gli ospiti di quelle imbarcazioni erano fuori dal proprio paese ed erano in cerca di un rifugio per una nuova dimensione di vita.
E, quando trovano asilo diventavano “rifugiati”.
Questo è il racconto trascritto su un libro di memorie di Antemio Basilio, il 16 novembre 1459, mentre su una galea veneziana, nel mare in burrasca, tentava di approdare nella città di Ancona.
“Il mare era un ribollio di onde spumeggianti che mettevano a dura prova la resistenza della galea e dei suoi occupanti.
Il vento soffiava impetuoso, spingendo le onde contro lo scafo della nave.
I rematori si affannavano a tenere il ritmo, sudando e ansimando sotto il peso dei remi.
Il timoniere cercava di mantenere la rotta verso Ancona, ma la corrente spingeva la nave verso la costa croata.
Il capitano dava ordini a gran voce, cercando di infondere coraggio ai suoi uomini.
I nobili e le loro famiglie erano stipati nella parte posteriore della galea, pregando e piangendo. Alcuni erano malati di mare, altri avevano paura di affondare.
La galea avanzava faticosamente tra le onde.
A volte, la sollevavano facendola ergere in verticale. Lo scafo rimaneva quasi immobile, per un tempo che sembrava fermarsi, per poi, improvvisamente, con uno schianto spaventoso, ripiombare entro i flutti tra spruzzi giganteschi di acqua che la inondavano in ogni dove e che, poi, rifluivano dalle fiancate.
A volte, invece, la prua della barca si infilava in un’enorme onda che dilagava e sommergeva ogni cosa e inondava i rematori e i soldati della rembata. Sembrava che tutta l’imbarcazione dovesse seguirla verso gli abissi. Ma lo scafo reagiva, riacquistava il suo assetto e respingeva dalla coperta la montagna di acqua in una cascata di schiuma bianca.
Il rostro, formato da una punta di ferro, fissata alla prua , fendeva l’acqua come uno squalo.
La nostra galea era armata con due alberi, quello di trinchetto e quello di maestra, entrambi provvisti di vele latine. Queste arano gonfie di vento e, ad ogni momento, sembravano esplodere e volare in cielo come uccelli giganti.
La lotta con il mare durò per ore, senza tregua. La galea sembrava una fragile scialuppa in balia degli elementi.
Ma era la nostra unica speranza di salvezza.”
Sia pure tra mille difficoltà e pericoli, alla fine la galea riuscì ad approdare nel porto di Ancona tra gli applausi e le lacrime dei suoi passeggeri.
Era stata una prova durissima, ma erano riusciti a sopravvivere.
Questo è il colloquio che Antemio Basilio riportò nel libro delle sue memorie:
«Come state, Irene? Spero che abbiate superato la difficile prova della burrasca?»
«Grazie, Basilio. Sto meglio ora che ho messo i piedi sulla terra ferma. Ma è stato una cosa davvero terribile. Eppoi, non avrei mai pensato di dover lasciare la mia patria in questo modo».
«È vero. Anche io ho il cuore spezzato per la caduta di Costantinopoli. Era la nostra casa, la nostra gloria, la nostra fede. Ma Dio ha permesso che i turchi la conquistassero. Forse è un castigo per i nostri peccati».
«Non dite così, Basilio, non è colpa nostra se i turchi sono così crudeli e avidi. Noi abbiamo resistito fino all’ultimo, abbiamo combattuto con onore. Ma eravamo troppo pochi contro troppi. E i nostri alleati ci hanno abbandonato».
«Avete ragione. I nostri alleati ci hanno tradito. I veneziani, i genovesi, i papi. Tutti hanno preferito fare affari con i turchi, invece di aiutarci a difendere la cristianità. Sono dei codardi e dei mercenari».
«E ora cosa faremo? Dove andremo? Cosa ci aspetta qui?»
«Non lo so. Forse troveremo qualche parente o amico che ci ospiterà. Forse cercheremo di raggiungere qualche altro paese cristiano. Forse ci uniremo a qualche ordine religioso o militare. Ma non perdiamo la speranza. Dio non ci abbandonerà. Forse un giorno rivedremo Costantinopoli libera e splendente».
«Lo spero, Basilio. Lo spero con tutto il cuore».
L’avventura vissuta da Antemio Basilio e Irene ci porta a fare un parallelo tra i rifugiati provenienti da Costantinopoli assediata e gli odierni profughi che muoiono a frotte nel tentativo di raggiungere l’Europa:
- Entrambi i gruppi di rifugiati sono scappati da situazioni di guerra, violenza e persecuzione nel loro paese d’origine.
I bizantini fuggivano dall’invasione ottomana che aveva posto fine all’Impero Romano d’Oriente.
- Entrambi i gruppi di rifugiati hanno affrontato viaggi pericolosi e disumani per raggiungere l’Europa, attraversando il Mar Mediterraneo su imbarcazioni sovraffollate e precarie.
I bizantini si imbarcavano su galee, navi a remi e a vela usate per la guerra e il commercio, che erano esposte alle intemperie, alle correnti, ai pirati e ai nemici.
- Entrambi i gruppi di rifugiati hanno subito perdite enormi di vite umane durante il loro tragitto verso l’Europa.
Molti odierni profughi annegano o muoiono per ipotermia, asfissia, ustioni o altre cause durante il loro viaggio verso le coste europee. Secondo i dati di OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), la media dei morti o dispersi è di dieci persone ogni giorno.
- Entrambi i gruppi di rifugiati hanno incontrato difficoltà e ostacoli nell’essere accolti e integrati in Europa.
I bizantini dovettero affrontare la diffidenza e l’ostilità di alcuni paesi europei che li consideravano eretici, traditori o concorrenti. Alcuni trovarono ospitalità e protezione presso parenti, amici o ordini religiosi o militari; altri cercarono di raggiungere altri paesi cristiani; altri ancora si dedicarono alla cultura o all’arte.
Gli odierni profughi devono affrontare la chiusura e il rifiuto di alcuni paesi europei che li considerano clandestini, invasori o terroristi. Alcuni ottengono lo status di rifugiato e il permesso di soggiorno; altri vengono respinti o rimpatriati; altri ancora restano in attesa di una decisione o si spostano verso altri paesi europei.
In conclusione, si può dire che i rifugiati provenienti da Costantinopoli assediata e gli odierni profughi che muoiono a frotte nel tentativo di raggiungere l’Europa hanno in comune la condizione di vittime di guerre e ingiustizie che li costringono a lasciare la loro terra e a cercare una nuova vita altrove.
Entrambi affrontano viaggi drammatici e rischiosi sul Mediterraneo, dove molti perdono la vita.
Entrambi incontrano difficoltà e ostacoli nell’essere accolti e integrati in Europa, dove non sempre trovano solidarietà e comprensione.
Vi sono, tuttavia, delle differenze tra i due gruppi di rifugiati:
- I rifugiati provenienti da Costantinopoli assediata erano per lo più nobili, intellettuali, religiosi o militari, appartenenti alla classe dirigente dell’Impero Romano d’Oriente.
I rifugiati odierni provengono da diversi paesi e da diversi strati sociali, ma spesso sono persone povere, analfabete o con scarsa istruzione.
- I rifugiati provenienti da Costantinopoli assediata si imbarcavano su galee, navi che erano progettate e costruite per la navigazione nel Mediterraneo e che avevano un equipaggio esperto e armato.
I rifugiati odierni si imbarcano su imbarcazioni di fortuna, spesso inadatte e sovraccariche, che vengono abbandonate dai trafficanti di esseri umani o che non hanno un equipaggio adeguato o preparato.
- I rifugiati provenienti da Costantinopoli assediata avevano una destinazione precisa e conosciuta in Europa, dove avevano dei contatti o dei riferimenti.
I rifugiati odierni non hanno una destinazione precisa o conosciuta in Europa, dove spesso non hanno nessun contatto o riferimento.
- I rifugiati provenienti da Costantinopoli assediata contribuirono alla diffusione della cultura bizantina in Europa, portando con sé opere d’arte, manoscritti, conoscenze scientifiche e filosofiche.
I rifugiati odierni contribuiscono alla diversificazione della cultura europea, portando con sé tradizioni, lingue, religioni e valori differenti.
Una considerazione importante merita di essere fatta tra i due gruppi di rifugiati dal punto di vista dei diritti umani:
- I rifugiati provenienti da Costantinopoli assediata non avevano una tutela legale internazionale specifica per la loro condizione. Non esisteva infatti una definizione universale di rifugiato né una convenzione che ne regolasse i diritti e i doveri.
I rifugiati odierni sono protetti dal diritto internazionale dei rifugiati, che si basa sulla Convenzione di Ginevra del 1951 e sul relativo Protocollo del 1967, oltre che su altri strumenti legali regionali. Questi documenti stabiliscono una definizione universale di rifugiato ed enunciano i diritti e i doveri fondamentali dei rifugiati.
- I rifugiati provenienti da Costantinopoli assediata non avevano un’organizzazione internazionale che si occupasse della loro protezione e assistenza. Non esisteva infatti un’agenzia delle Nazioni Unite dedicata ai rifugiati, né un meccanismo di coordinamento tra gli Stati per affrontare le emergenze umanitarie.
- I rifugiati provenienti da Costantinopoli assediata non avevano un diritto di asilo riconosciuto e garantito dagli Stati europei. Il diritto di asilo era infatti una facoltà discrezionale degli Stati, che potevano accogliere o respingere i rifugiati secondo il loro interesse o la loro convenienza.
- I rifugiati provenienti da Costantinopoli assediata non avevano un accesso equo e uniforme ai diritti sociali ed economici nei paesi europei. L’accesso ai diritti come il lavoro, la salute, l’istruzione, la protezione sociale, la casa dipendeva infatti dalle leggi e dalle pratiche degli Stati ospitanti, che potevano variare notevolmente da uno all’altro.
Tuttavia, gli esempi concreti di violazione dei diritti umani dei rifugiati sono in evidenza ogni giorno:
- Molti rifugiati muoiono durante i viaggi irregolari verso le coste nordafricane ed europee del Mediterraneo, a causa delle condizioni disumane e pericolose delle imbarcazioni, delle violenze dei trafficanti di esseri umani, delle mancanze di soccorso e salvataggio.
- Molti rifugiati subiscono gravi violazioni dei diritti umani nei paesi di transito o di destinazione, come la detenzione arbitraria, la tortura, lo stupro, il lavoro forzato, il traffico di organi, l’estorsione, il rapimento, l’omicidio. Ad esempio, in Libia migliaia di rifugiati sono detenuti in condizioni disastrose e sono esposti ad abusi sistematici da parte delle autorità e delle milizie armate.
- Molti rifugiati non hanno accesso a una procedura di asilo equa ed efficace nei paesi europei, a causa delle politiche restrittive, delle espulsioni collettive, dei respingimenti alle frontiere, della mancanza di informazione e assistenza legale. Ad esempio, in Grecia migliaia di rifugiati sono bloccati nelle isole dell’Egeo in campi sovraffollati e insalubri, dove subiscono violenze e discriminazioni.
- Molti rifugiati non hanno accesso ai diritti sociali ed economici nei paesi europei, a causa della marginalizzazione, dell’esclusione, della povertà, della xenofobia, del razzismo. Ad esempio, in Italia molti rifugiati vivono in condizioni di precarietà e sfruttamento nel settore agricolo o nell’economia informale.
Ma ci sono anche esempi positivi di rispetto dei diritti umani dei rifugiati:
Ad esempio, in Giordania l’UNHCR gestisce il campo di Zaatari, dove vivono circa 80.000 rifugiati siriani.
Ad esempio, in Germania nel 2020 sono state accolte circa 102.000 domande di asilo su 122.000 presentate.
Ad esempio, in Svezia i rifugiati hanno diritto a un sussidio mensile, a corsi di lingua e integrazione e a un alloggio temporaneo o permanente.
Ad esempio, in Italia il progetto dei corridoi umanitari ha permesso a oltre 3.000 rifugiati vulnerabili di arrivare legalmente e in sicurezza dal Libano, dall’Etiopia e dalla Grecia grazie alla collaborazione tra la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la Tavola Valdese.
Eclatanti sono alcuni esempi personali di rifugiati che hanno realizzato i loro sogni:
- Mohamed Keita è un fotografo e scultore originario del Mali, arrivato in Italia nel 2011 dopo aver attraversato il deserto e il mare. Ha scoperto la sua passione per l’arte grazie a un laboratorio organizzato da una cooperativa sociale a Roma. Le sue opere sono state esposte in diverse mostre e festival in Italia e all’estero. Il suo sogno è di diventare un artista famoso e di aiutare i suoi familiari rimasti in Mali.
- Vode Devon Ebah è una stilista e imprenditrice originaria della Nigeria, arrivata in Italia nel 2015 dopo aver subito violenze e sfruttamento. Ha frequentato un corso di moda presso l’Accademia di Costume e Moda di Roma grazie a una borsa di studio offerta da una fondazione. Ha creato il suo marchio di abbigliamento “Devon’s Fashion”, che unisce elementi della cultura africana e italiana. Il suo sogno è di aprire un atelier a Roma e di collaborare con grandi stilisti.
- Zakaria Mohamed Ali è un giornalista e fotoreporter originario della Somalia, arrivato in Italia nel 2008 dopo aver fuggito dalla guerra e dagli attentati che hanno ucciso alcuni suoi colleghi. Ha realizzato diversi documentari e cortometraggi sulle storie dei rifugiati e dei migranti in Italia. Ha vinto vari premi e riconoscimenti per il suo lavoro. Il suo sogno è di laurearsi in Scienze della Comunicazione presso l’Università per Rifugiati di Uninettuno e di continuare a fare informazione.
È facile citare alcuni esempi di rifugiati famosi:
- Albert Einstein è stato un fisico e scienziato tedesco di origine ebraica, considerato il padre della teoria della relatività. Nel 1933 fu costretto a fuggire dalla Germania nazista, che bruciò i suoi libri e lo accusò di alto tradimento. Si rifugiò prima in Belgio, poi in Inghilterra e infine negli Stati Uniti, dove continuò le sue ricerche e si impegnò per la pace e i diritti umani.
- Pablo Neruda è stato un poeta e politico cileno, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1971. Nel 1948 fu costretto a fuggire dal Cile a causa della sua opposizione al regime dittatoriale di González Videla, che lo accusò di tradimento e ordinò il suo arresto. Si rifugiò prima in Argentina, poi in Messico, Francia, Italia e Unione Sovietica, dove continuò la sua attività letteraria e politica.
- Marlene Dietrich è stata un’attrice e cantante tedesca, icona del cinema e della musica del XX secolo. Nel 1939 fu costretta a fuggire dalla Germania nazista, che le offrì di diventare una star del cinema propagandistico in cambio del suo ritorno. Si rifugiò negli Stati Uniti, dove ottenne la cittadinanza americana e si schierò contro il nazismo. Durante la Seconda guerra mondiale si esibì per le truppe alleate e sostenne i rifugiati ebrei.
Infine, non si può mancare di segnalare alcuni esempi di rifugiati da Costantinopoli arrivati nell’Italia di allora e diventati importanti:
- Giovanni Bessarione è stato un cardinale e umanista greco, originario di Trebisonda. Nel 1439 si trasferì a Roma dopo il Concilio di Firenze, dove cercò di promuovere l’unione tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente. Fu uno dei principali sostenitori della cultura bizantina in Italia e donò la sua ricca biblioteca alla Repubblica di Venezia.
- Giorgio Gemisto Pletone è stato un filosofo e astrologo greco, originario di Costantinopoli. Nel 1438 si recò a Ferrara e poi a Firenze come membro della delegazione bizantina al Concilio di Firenze. Fu uno dei principali esponenti del neoplatonismo e influenzò il pensiero di Marsilio Ficino e della scuola fiorentina.
- Basilio Bessarione è stato un pittore e miniaturista greco, originario di Creta. Nel 1453 si rifugiò a Venezia dopo la caduta di Costantinopoli, dove lavorò per la corte dei dogi e per le chiese veneziane. Fu uno dei maggiori rappresentanti della pittura cretese in Italia e realizzò opere di grande valore artistico e iconografico.
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