GINA, GINA BIRICHINA di Maria Cristina Grasso

genere: INFANZIA

Nel paese che non c’è, era sempre autunno.

In quel dì del paese che non c’è, viveva Gina, che tutti chiamavano “La Birichina”.

Gina aveva capelli arancioni, gote rosse e un bel sorriso.

Con il suo cappottino andava in giro, alla ricerca di ricci e castagne.

.

Di carote, zucche, arance e mandarini lei era ghiotta.

Un giorno, Gina Gina Birichina si era tutta imbellettata e …

uscì insieme alla sua mamma per fare una lunga passeggiata.

Dopo tanto camminare, giunsero in città ed entrarono dal fruttivendolo.

Gina Gina monellina, saltellando qua e là, si nascose dentro un cesto di zucche e sprofondò nel sonno.

Improvvisamente da una delle zucche si aprì una porticina.

Gina fece un passo avanti per entrare, ma capitombolò in un fosco bosco.

Cammina, cammina Gina Gina Birichina, si ritrovò davanti ad un’enorme casa di zucca la cui porta era socchiusa.

la bambina chiese:

«Permesso? C’è qualcuno? Sono Gina Birichina …», ma nessuno le rispose.

Su una tavola apparecchiata c’eran pane e marmellata, ne assaggiò una fettina quella bimba monellina.

Vide anche un pentolone. Emanava un buon odore.

Ad un tratto, fuori dalla casa si udì una gran voce:

«Che gran fame! L’odor della cucina mi fa venire l’acquolina!»

Entrò Bruno, un cinghiale grosso, grosso e brontolone.

Lesta, lesta Gina si tuffò nel cesto delle carote.

Quando Bruno vide il morso sulla fettina di pane, ebbe il sospetto che fosse entrato qualcuno:

«Chi è là? Qualcuno è entrato! Sarà stato uno spiritello o un bimbo monello?»

Dopo un po’ non ci pensò più e affondò la zampa nel cestino con le carote.

Anziché una carotina tirò fuori una bambina:

«Guarda, guarda cosa ho trovato! …»

Dopo aver riflettuto per qualche minuto … il cinghiale esclamò:

«Quasi, quasi ci faccio una minestrina con questa tenera bambina! …»

Gina Gina non poteva credere alle sue orecchie e gli rispose con temperamento coraggioso:

«Che ti salta in mente? Non vedi che sono una bambina?»

Passò di lì una Volpe di nome Rubina che udì la conversazione.

Si avvicinò al davanzale della finestra della casa e salutò il cinghiale:

«Buongiorno Bruno, che strana carotina hai tra le zampe! …»

Gina stizzita si rivolse a Rubina:

«Ti ci metti anche tu Volpe? Non sono una carotina e non sono strana! Neanche un po’!»

La volpe aguzzò meglio la vista:

«Amico Cinghiale … ma lei è Gina dai capelli arancioni! …»

E, con voce saccente, gli consigliò:

«Gina Gina Birichina dai capelli arancioni se la mangi saran problemoni!»

Bruno basito ribatté:

«Spiegati meglio Rubina! …»

La Volpe gli rispose:

«Diventerai arancione anche tu! Ti consiglio di metterla giù!»


Il cinghiale dubbioso affermò:

«Come faccio a sapere che tu mi stia dicendo la verità?»

Rubina sbottò in una fragorosa risata:

«Già immagino la scena, tutto il bosco riderà … tu sei libero di provare ma poi non venire da me a piagnucolare! …»

 Gina Gina era stata fortunata!

Rubina conosceva tutti gli animali del bosco e sapeva che, sebbene il cinghiale fosse ingordo, non avrebbe mai rinunciato al colore del suo manto, di cui andava molto fiero.

Lui così temuto non avrebbe lasciato che qualcuno lo deridesse!

Fu così che quando Rubina voltò le spalle per andar via dicendogli:

«Inizio a fare un bel giretto … chissà che non incontri un amichetto … a cui cominciare a raccontare di questo scherzetto! …» il cinghiale si convinse senza alcuna esitazione a lasciar libera la Birichina.

Rubina e Gina ripresero il loro cammino, lontane da Bruno che stava già gustando la sua saporita minestra.

«È ora di tornare dalla tua mammina, piccola Gina …» suggerì Rubina.

Gina Gina Birichina ammirò la gentilezza e l’astuzia con le quali la Volpe era riuscita a salvarla dalle grinfie del cinghiale, volle così ringraziare Rubina e le propose di tornare insieme a lei nel Paese che non c’è, per rimanere sempre buoni amici.

Rubina le rispose:

«No, bambina … voglio rimanere in questo fosco bosco. Il tuo mondo non è il mio posto. Se vuoi ricordarti delle cose belle, alza gli occhi e guarda le stelle!»

Intanto da lontano si udì la voce disperata della mamma urlare:

«Gina Gina salterina, torna dalla tua mammina! …»

Gina allora si svegliò e dopo un grosso sbadiglio tra le braccia della sua mamma si tuffò.

Così, ogni sera, prima di andare a dormire Gina alza gli occhi al cielo e, per ricordare le cose belle, non si dimentica di guardare le stelle.

 … ad ognuno la sua casina, ad ognuno la sua mammina, … giallo, rosso o arancione, verde, blu o marrone, ad ognuno il suo colore …

Buona notte a tutti i bambini, anche ai più birichini.

FINE

GINA, GINA BIRICHINA è un racconto di Maria Cristina Grasso

genere: INFANZIA

Post a Comment