IL LIMBO DEGLI AMICI IMMAGINARI di Gianluca Moiser
Elias era stato l’ultimo.
Tutti gli altri si erano avviati da tempo verso la Cascata Grigia aspettando speranzosi.
Elias era già stato lì per ben dieci volte, sempre alla sera, quando ormai non c’era più alcuna speranza di essere chiamato.
Se ne era tornato, solo, alla sua “casa”. Già, la sua casa, un grande spazio semivuoto nella Foresta Sospesa dove viveva con altri bambini, ragazzi e ragazze che, come lui, dovevano arrangiarsi perché non avevano, come i bambini veri, genitori o adulti che si prendessero cura di loro.
«Forse non dovrei nemmeno andarci!» pensava, convinto ormai che nessun bambino lo avrebbe scelto come migliore amico, anche se lui sapeva che sarebbe stato un amico perfetto. Lo avrebbe sempre rispettato, ascoltato, ci sarebbe stato sempre per lui, silenziosamente.
Già, perché il bambino che lo aveva creato, che gli aveva dato la vita e che ormai si era dimenticato di lui, non gli aveva dato voce. Voleva che fosse come lui, che dalla nascita non poteva parlare e aveva imparato a poco a poco a comunicare con gli sguardi, i gesti e i sorrisi.
Come si erano divertiti insieme! Lui e Marco erano diventati due fratelli, inseparabili.
Marco, però, diventò grande, divenne un ragazzo, poi un uomo che si vergognava del suo amico immaginario.
Così, lo dimenticò, come fanno tutti i bambini veri, prima o poi. Elias, perciò, si ritrovò un po’ alla volta precipitato nel “Limbo degli amici immaginari”, dove finiscono quelli di loro che vengono dimenticati.
Era stato immaginato bambino e, perciò, non sarebbe mai cresciuto, perché gli amici immaginari non cambiano mai.
Che pena è per loro! Soprattutto all’inizio, quando si rendono conto che dovranno abituarsi ad affrontare la vita completamente soli! Soli in mezzo a estranei, altri amici immaginati dalla fantasia di bambini che col tempo diventavano la loro famiglia.
Tutti, però, aspettano impazienti una cosa: che qualche altro bambino desideri avere un amico proprio come loro, e li scelga per essere i migliori amici.
Così ogni anno tutti gli amici dimenticati sono convocati alla Cascata Grigia e lì il Grande Sacerdote rivela chi di loro è stato scelto da un altro bambino e avrà una nuova opportunità. Certo, gli amici con poteri straordinari difficilmente restano soli, tutti i bambini desiderano un amico che sposta gli oggetti, che legge nel pensiero o che vola tra le nuvole del cielo.
Elias, però, non era un supereroe, non aveva nulla di eccezionale e nessuno desiderava un amico senza voce.
Anche quell’anno si allontanò da solo dalla Grande Cascata, quando ormai la giornata era finita.
«Il prossimo anno, il prossimo anno un bambino mi sceglierà, ne sono sicuro!» lo disse senza convinzione, era difficile crederci. Lo disse tra di sé, perché Elias era un bambino immaginato senza la voce.
IL LIMBO DEGLI AMICI IMMAGINARI è un racconto di Gianluca Moiser