IL PESCE ROSSO di Mariangela Colaguori
Sul viso, una spolverata di lentiggini, come le stelle nel cielo di notte. Quei puntini sugli zigomi di Agata si muovono ad ogni sua espressione e lasciano spazio ad ogni suo generoso sorriso.Questa bambina ha un’abitudine curiosa. Non c’è mattina che non faccia una cosa: lavarsi i denti. E fin qui, si direbbe, nulla di insolito o di stravagante. Impiega più tempo di qualsiasi altra persona nel farlo e non perché ci dedichi maggior cura. Inizia come tutti: mette un’onda di dentifricio sulle setole dello spazzolino, lo passa sotto il getto d’acqua e comincia a muoverlo sui denti dall’alto verso il basso, proprio come le hanno insegnato.A un certo punto, però, si ferma. Sale sulle punte dei piedi per avvicinarsi il più possibile alla sua immagine riflessa nello specchio e, in questa posizione, tenendo fisso lo sguardo sul viso, comincia a contare le sue piccole lentiggini, una ad una, puntandole scrupolosamente con l’indice per non sbagliare.Come se quei puntini sparissero la notte con il sonno e rispuntassero misteriosamente al mattino, anche oggi Agata sembra sorpresa di rivedere quelle numerose e simpatiche macchioline sul suo volto, e, come ogni giorno oramai, ricomincia il conto. Stavolta non riesce a contarle tutte, neppure quelle di una guancia sola, perché il dentifricio inizia a bruciare ed ecco che, mentre saltella per resistere al fastidio, gira a due mani e con foga la manopola del lavandino. Fa scorrere l’acqua a tutto spiano e se ne riempie la bocca con un’espressione di soddisfazione, tanto che gli occhi sono lucidi dal sollievo. È allora che torna a guardarsi allo specchio: le guance sono tirate al massimo, tanto da sommergere gli zigomi per quanto gonfie, fanno pensare a delle bombe d’acqua a orologeria facendo apparire Agata come un pesce che trattiene il fiato.Stamattina Agata si sofferma più del solito ad osservarsi, inizia a fare buffe smorfie allo specchio: strizza un occhio, poi un altro, sposta l’acqua da una guancia all’altra, prova addirittura a parlare.‹‹Mmuuofooonno›› sembra voglia dire «buongiorno».Riprova, ‹‹Mmmmuofo…›› ma a metà parola scoppia a ridere.Una fragorosa e divertita risata. Copre la bocca con le mani tentando di trattenere l’acqua che invece zampilla tra le dita e, come una fontana, finisce schizzando lo specchio in centinaia di goccioline.‹‹Agata, è tardi! Sei pronta?›› la richiama sua madre.‹‹Si, eccomi!›› risponde furtiva lei.Stavolta ho esagerato, pensa.Prende l’asciugamano, lo struscia sulla bocca per asciugarla e cerca di assorbire in fretta l’acqua finita sullo specchio, cancellando tutte le gocce che vede.Corre per il corridoio, entra nella sua cameretta, raccatta libri e quaderni e, mentre si allaccia le scarpe, volta lo sguardo verso la libreria per salutare Oblò, il suo pesce rosso, che ricambia il saluto facendo una smorfia con la bocca e una piroetta tra le verdi alghe.‹‹Tieniti pronto, appena torno da scuola andremo in esplorazione, e mi raccomando, acqua in bocca!›› dice la bambina mettendo la faccia quasi dentro l’acquario.Oblò si avvicina alla superficie, tira fuori la testolina e risponde:‹‹Beh, questo so farlo bene!›› strizza un occhio e si rituffa.‹‹Oggi sembri davvero di buon umore, sarà perché fuori piove e tu, più acqua vedi, più sei felice!››‹‹Davvero simpatica! Sì, simpatica proprio come un amo da pesca!›› e si volta dandole le spalle, anzi, le pinne. Lei, con il faccino schiacciato contro il vetro dell’acquario, risponde con una boccaccia e scappa via dopo l’ennesimo richiamo della madre.Oblò adora quando si appanna il vetro dell’acquario, si sente come in una nuvola, sospeso nel cielo, e si gode questo momento finché il vapore pian piano non svanisce e lo riporta dolcemente nelle acque. Trova questo momento una specie di magia, una meravigliosa illusione.Oblò è un pesciolino rosso di poche parole ma in compenso ha un ottimo udito nonostante viva sott’acqua: sente e riconosce tutti i rumori, anche i più insoliti per un pesce, come il soffio del vento tra gli alberi o il motore di un’automobile in arrivo, o, i più terribili per lui, i versi dei gatti. Riesce a percepire i miagolii da distanze impensabili, per lui equivalgono a feroci ruggiti. Un brivido di paura lo attraversa anche se viene solo pronunciata la parola gatto, se poi, anche solo per gioco, se ne imita il verso, Oblò inizia a sudare e, vi assicuro, è molto difficile riuscire a sudare sott’acqua, bisogna avere proprio un’enorme strizza per riuscirci.Oblò finora non ha mai avuto contatti ravvicinati con i gatti ma ha sentito tante storie al riguardo, pertanto il suo peggiore incubo sarebbe proprio quello di trovarsi faccia faccia con un bel paio di baffi lunghi e due canini bianchi ben affilati.Quella felina è la sua più grande fobia e per questo non lo si può certo giudicare un fifone: quale pesce non avrebbe paura di una zampa con artigli ben in vista che prova a pescare la sua preda in un acquario?!Oblò è un pesciolino sensibile, pieno di timori ma anche di sentimenti. Quando è malinconico si nasconde nel baule dei tesori che sta in fondo all’acquario in mezzo a perle, monete d’oro e ai bottini dei pirati. È il suo rifugio luccicante.Agata lo conosce bene, sa che quando è arrabbiato o nervoso diventa muto come un pesce e nuota facendo cerchi concentrici finché non inizia a girargli la testa, a quel punto è costretto a fermarsi o a invertire direzione.In questo caso c’è solo un modo per fargli tornare il sorriso: fare un bel disegno dai colori scintillanti e attaccarlo con il nastro adesivo lungo il vetro dell’acquario, meglio ancora se si tratta di un paesaggio sottomarino.Agata non vuole certo farlo sentire un pesce fuor d’acqua! È per renderlo meno solo e triste che Agata di tanto in tanto gli narra avventure e aneddoti su pesci e mondi sommersi. E allora prendono forma creature variopinte: meduse, gamberi, granchi e tutte le specie che Agata può immaginare e disegnare.
Il pesce rosso è un racconto di Mariangela Colaguori