IL VISITATORE di Almos

Un altro mondo in un altro tempo

Ero lì, disteso sul fondo ghiacciato, a fissare la volta stellata.

Quando non riuscivo a riposare perché avevo subito una forte emozione, o ero molto preoccupato, avevo paura, oppure ero lacerato dall’attesa di un evento tanto imminente quanto significante, quella era l’unica cosa che riuscivo a fare.

Da quel mio mondo, circondato da uno schermo atmosferico incontaminato, le stelle apparivano come un manto immutabile di straordinario fascino, e io, le più vicine, le più grandi e le più lucenti, avevo imparato a riconoscerle.

Era tuffandomi in quella meraviglia che riuscivo a innalzare la mia capacità di sognare, potenziare il coraggio giovanile, immaginare e amare la vita e volare sulle ali della fantasia. Sentivo che qualcosa di molto importante stava per accadere.

Ero stato convocato dal Grande Saggio e questo era un evento che per un giovane come me poteva verificarsi solo per motivi eccezionali, un evento che mi avrebbe potuto cambiare la vita. E così il tempo, che nel mio mondo era previsto per il riposo, lo avevo trascorso a fissare la volta stellata.

Il mio mondo

Il tempo stabilito per il riposo non era breve e, visto che non riuscivo a rilassarmi e non potevo limitarmi a fissare la volta stellata, presi a seguire il corso dei miei pensieri.

Così mi ritrovai a ipotizzare l’esistenza di altre forme di vita in luoghi inesplorati dell’Universo, un pensiero che mi ha sempre affascinato. Perché io, anche se sono solo un giovane del primo livello, so che non esiste solo il Pianeta 12, che orbita intorno alla stella Fotòs della galassia Andromeda tra i suoi mille miliardi di stelle. E mi sono sempre chiesto se alla nostra forma incorporea, poco sensibile alle variazioni di temperatura, fluida, fredda e asciutta al tatto, biancastra e iridescente sia possibile sopravvivere anche in altri mondi.

Possiamo mutare aspetto, prendere consistenza e corpo e abbiamo la possibilità di assumere le fogge più disparate, anche se la necessità di avere una presenza fisica sul nostro pianeta è praticamente inesistente, perché la nostra componente mentale è in grado di sfruttare tutte le risorse offerte dall’organo delegato al pensiero.

Siamo dotati di capacità telepatiche e di molteplici funzioni intellettive, prerogative che ci avrebbero permesso di scrutare le menti di civiltà a uno stato più primordiale del nostro.

È uguale per tutti la durata della vita sul Pianeta 12, predeterminata e composta da cinque cicli, che corrispondono a ottanta makron[1], tempo necessario a maturare un’esperienza importante e ad accettare con serenità la fine quale logica conclusione di un percorso vissuto intensamente.

L’appartenere a due generi, uno con funzione di inseminazione e l’altro di procreazione, dà luogo al processo riproduttivo che, oltre a suscitare emozioni, assicura al contempo la prosecuzione della vita della nostra specie sul pianeta.

Tutti noi abbiamo la prerogativa di trascorrere la prima metà del primo ciclo di vita nel genere di nascita, per poi migrare nell’altro sesso per effetto di una mutazione di genere e infine tornare, in prossimità della conclusione del ciclo stesso, nel sesso originario. Questo cambio di prospettiva è veicolo di conoscenza, comprensione e tolleranza e determina un profondo equilibrio interiore. Il periodo di fecondità destinato alla riproduzione rientra nel secondo ciclo di vita.

La nostra è una società di uguali, godiamo tutti gli stessi diritti e abbiamo gli stessi doveri. La nostra organizzazione sociale non prevede il vantaggio del singolo, né lo sfruttamento di altri esseri viventi. Tutto appartiene a tutti e tutti beneficiano del suo utilizzo e contribuiscono al mantenimento e alla salvaguardia del nostro bene più prezioso: l’ambiente in cui viviamo. La comunione di intenti che ci spinge a perseguire questa concezione della vita, confortata dalla lungimiranza dei Sapienti, ci permette di vivere in un pianeta dove regnano incontrastate la pace e l’armonia.

Tutti i cicli della nostra vita prevedono un’attenzione ai gruppi e al singolo enormemente sviluppata; nessuno di noi, o dei nostri simili, deve mai provare una sensazione di abbandono o di isolamento.

Proprio in funzione di questo principio, gli abitanti di uno stesso territorio appartengono a un gruppo con dinamiche interne regolate. 

Sul Pianeta 12 esistono esclusivamente funzioni e tutto viene svolto nella logica del servizio e non del potere. La nostra organizzazione prevede sette livelli, stabiliti in base alla funzione svolta. L’appartenenza ai livelli, escluso il primo e l’ultimo, può aver luogo nei tre cicli intermedi di vita e si determina per le attitudini dimostrate, in base all’esperienza maturata e ai meriti acquisiti da ogni singolo essere. Non si tratta di una condizione immutabile, può anche cambiare a ogni ciclo.

Il primo livello è quello dei Giovani, a cui si appartiene di diritto. I giovani, destinati a ricevere la formazione, ricopriranno in un prossimo futuro ruoli in cui continuare a esercitare il valore, per noi imprescindibile, dell’onestà. Infatti, il tema centrale della formazione è proprio costituito dalla piena assimilazione di tale qualità: onestà verso il prossimo, onestà verso la società e, soprattutto, onestà intellettuale verso sé stessi.

Il secondo livello ospita i Generosi, esseri dotati di una particolare attitudine a rendersi utili al prossimo e caratterizzati da qualità quali l’apertura all’altro, la tolleranza, la generosità, la pazienza. Sono sempre impegnati a soccorrere chi si trova in difficoltà, sia essa momentanea o conclamata.

Nel terzo, quarto e quinto livello trovano posto i Creativi. Che siano pensatori, intellettuali, letterati, poeti, filosofi, oppure artisti, musicisti, pittori, scultori non fa differenza, sono accomunati dalla stessa sensibilità. In questo stesso livello, tra i Razionali, troviamo gli scienziati, e questi, a loro volta, si dividono in inventori e studiosi dell’Universo. Gli Scienziati sono il corpo pulsante del Pianeta 12 e, nel corso del tempo, ne hanno determinato la spinta evolutiva, così come contribuiscono a gettare le fondamenta di un futuro illuminato dalla luce del progresso.

Il sesto livello, forse il più affascinante, è quello degli Esploratori, che dedicano i loro cicli di vita alla scoperta di nuovi mondi nell’Universo. In un ordinamento come il nostro privo di preclusioni, dove non esiste la convinzione miope di essere noi gli unici esseri viventi, circondati come siamo da una moltitudine di galassie, miliardi di stelle e pianeti, tra i nostri compiti c’è quello di non arrenderci mai e continuare a cercare nuove forme di vita. Nei progetti di scoperta non compare mai il termine conquista, ma sempre la parola incontro, parola che racchiude lo spirito che ci anima.

Il settimo e ultimo livello è quello dei Sapienti. Nel quinto ciclo di vita, i saggi, che hanno maturato l’esperienza dei primi quattro cicli, equivalenti a circa trecento makron, oltre ad assolvere al compito di formare i giovani del primo livello, sono destinati al governo del Pianeta 12. Il livello dei Sapienti prevede una rotazione degli incarichi ed è un consesso di persone con il compito di sovrintendere e legiferare. Il Codice dei Sapienti è frutto di confronto e condivisione e le loro deliberazioni sono sempre accolte con favore.

Almos

Almos è il nome del giovane sdraiato a osservare le stelle e quel giovane sono io.

Sono uno dei Giovani di primo livello e, avendo raggiunto il periodo conclusivo del mio primo ciclo di vita, ho fatto da poco ritorno al mio genere di appartenenza, quello degli Inseminatori.

L’unica cosa di cui ero certo era che la convocazione dei Sapienti mi avrebbe rivelato in quale livello sarei stato collocato, tenendo conto dei risultati conseguiti nel mio percorso formativo, delle mie attitudini e dei miei lati caratteriali prevalenti, senza trascurare le mie aspirazioni e i miei desideri.

Come tutti i giovani della mia età, avevo stretto un’intensa amicizia con Elois, una giovane procreatrice.

Ci eravamo conosciuti durante il percorso di formazione e tra noi era esplosa quasi subito una simpatia istintiva che, poco alla volta, si era trasformata in un sentimento di amore intenso. Pur non essendo chiuso ed esclusivo, il nostro sarebbe per sempre rimasto un rapporto privilegiato.

Tutti i membri del nostro gruppo ne erano a conoscenza e avevano seguito con grande interesse il cambiamento e la crescita del nostro rapporto.

Era ormai prossima la Festa del grande rito, alla cui riuscita avrebbero contribuito tutti e alla quale tutti avrebbero assistito. Nel nostro pianeta non esiste il concetto di pudore per tutto ciò che è naturale, e l’inseminazione è un processo di trasmissione telepatica del desiderio che gradualmente pervade l’essere della procreatrice fino a provocare in lei una sorta di orgasmo. Da questo cortocircuito della psiche ha origine la scintilla che porta alla nascita di una nuova vita.

Il prodotto del nostro amore sarebbe cresciuto fin dall’inizio come un nuovo componente del gruppo, perché i nuovi nati non hanno alcun rapporto di dipendenza da chi li ha generati donando loro la vita.

Anche a questo stavo pensando, disteso sul fondo ghiacciato.

Ero giunto a uno snodo cruciale della mia esistenza. Stava per concludersi la mia esperienza nel livello dei Giovani e ignoravo dove sarei stato collocato e quale funzione avrei ricoperto. La mia convocazione restava la cosa che ora più mi agitava, perché non riuscivo a immaginare quale potesse esserne il motivo. Si trattava di un avvenimento raro, così insolito e straordinario che spingeva il mio pensiero a motivarlo con un premio inaspettato o con una dura punizione.

Infatti, non era solo la convocazione in sé, pratica già abbastanza rara, anche se ipotizzabile per un giovane del mio livello, ma il fatto che proveniva dall’entità al vertice dei Sapienti, cosa del tutto imprevedibile, addirittura impensabile.

Nella mia seppur breve esistenza, ero certo di non aver commesso nulla di così grave da comportare un richiamo severo e, d’altra parte, di non aver fatto niente di così eccezionale da meritare un elogio o un premio.

Per tutti questi motivi, riposare mi era impossibile e non restava altro da fare, nel mio stato di ansia e preoccupazione, che restare in attesa del momento in cui mi sarebbero venuti a prendere per condurmi alla dimora dei Sapienti.

L’incontro

Mentre ero immerso nelle mie riflessioni, arrivarono due Sapienti di sesso diverso che per prima cosa si preoccuparono di tranquillizzarmi: ero stato convocato per un alto incarico e non per essere redarguito. Non avevano facoltà di comunicarmi di cosa si trattasse, perché era un compito riservato al Grande Saggio. Per questo avevano schermato la loro mente per impedirmi di leggerne i pensieri. Il loro compito era di condurmi alla Comunità alta, luogo deputato a ospitare tutti i membri della nostra civiltà impegnati nel buon governo del pianeta, dove si sarebbe tenuto l’incontro. Il percorso non era breve, anche se il tempo necessario a percorrerlo fu alquanto ridotto. I mezzi di trasporto sul Pianeta 12 seguivano rotte prestabilite a un’altezza di circa cinquanta flun[2] dalla superficie ghiacciata, si spostavano a una velocità elevatissima ed erano forniti di sofisticati sensori che impedivano in modo automatico qualsiasi forma di incidente.

Una volta giunti a destinazione, dopo una discesa calibrata e un morbido atterraggio, fummo accolti da altri due Giovani che ci scortarono nel breve tratto che ci separava dalla dimora dei Sapienti.

Era la prima volta che mi trovavo lì e, per questo motivo, osservavo con grande curiosità l’ambiente che stavo attraversando.

In verità, non era poi così diverso da quello in cui ero cresciuto e vivevo, gli stessi ghiacci eterni, la stessa luminescenza bianca, a volte riposante, a volte abbagliante, a seconda della posizione assunta dal pianeta rispetto alla stella Fotòs. E lì ritrovai anche gli stessi silenzi, la stessa ordinata disposizione degli edifici, anche se tutto qui appariva più grande, monumentale, con un’articolazione e varietà di forme che conferiva all’insieme una deriva artistica a me insolita, cosa che mi procurò una profonda sensazione di piacere.

Mentre ero assorto, quasi dimentico dei quattro compagni di viaggio e del motivo per cui mi trovavo lì, il silenzio fu rotto dalla voce di uno dei due Giovani:

«Prepariamoci a entrare» disse.

Mi resi allora conto di trovarmi di fronte a un edificio più grande di quelli incontrati finora e dalle forme ancora più sinuose, in cui la linea curva prevaleva nettamente sulla retta, conferendogli una rassicurante fluidità. Era quello il luogo dove regnava incontrastata la saggezza e dove tutti noi saremmo andati a trascorrere l’ultimo ciclo del nostro percorso di vita.

Davanti a me si schiudeva uno stretto passaggio e, sotto lo sguardo vigile dei due Sapienti, varcai quell’apertura angusta. Iniziammo a percorrere un lungo corridoio.

Subito i miei sensi furono colpiti da un succedersi di forme colorate sulle pareti ghiacciate, che mutavano di continuo riempiendomi la vista di una così delicata bellezza che finora non avevo mai avuto occasione di incontrare. Era come trovarsi all’interno di un caleidoscopio in grado di diffondere una sensazione di piacere conturbante e, allo stesso tempo, rilassante.

Lungo il cammino si susseguì un alternarsi di effluvi odorosi inebrianti, fragranze a me finora sconosciute. Lontano dal silenzio delle algide superfici ghiacciate, note musicali dolcissime accompagnavano il percorso di chi entrava nell’edificio, non solo per sottolineare l’importanza del luogo, ma anche per preparare il visitatore a immergersi in un altro stadio di coscienza. Non che i colori, i profumi o i suoni fossero del tutto ignoti agli abitanti del pianeta, ma io, in tutta la mia vita, non ne avevo mai incontrati di così particolari.

Arrivammo infine in uno spazio in cui si erano già radunati altri sei Giovani, ognuno scortato da due sentinelle appartenenti allo stesso livello.

Fui sorpreso nel vederli e capii che ero stato scelto per far parte di un gruppo a cui doveva essere conferito un incarico.

Ma quale incarico?

Anche gli altri mi fissavano, pure se per loro il mio arrivo non costituiva una sorpresa. In quel silenzio ossequioso carico di presagi, eravamo preda di sensazioni contrastanti: ammirati per la maestosa bellezza del luogo, incuriositi dall’insolita convocazione, orgogliosi di essere stati chiamati dal livello più alto del governo del pianeta, preoccupati di non essere all’altezza del compito che ci sarebbe stato affidato, ma consapevoli di trovarci di fronte all’occasione più importante della nostra vita. Cosa ci stava aspettando?

Non dovemmo attendere molto per saperlo.

Mentre mi lasciavo andare a tutte le supposizioni possibili, fecero il loro ingresso altri tre Giovani, ciascuno scortato da due accompagnatori. Ora eravamo in dieci, in egual numero di Inseminatori e Procreatrici.

Ero intento a riflettere sul fatto che non avevo mai incontrato prima nessuno degli altri nove giovani presenti e che essi, a loro volta, non sembravano conoscersi tra loro; ne dedussi che dovevano provenire tutti da luoghi diversi del pianeta.

I miei pensieri furono interrotti dal suono di un gong e dall’apparizione di un Sapiente che ci fece cenno di seguirlo.

Fummo così introdotti in una vasta sala circolare, al cui centro si trovava uno dei Sapienti. Era in piedi e, alle sue spalle, erano presenti altri quattro anziani.

Era il Grande Saggio, accompagnato dai suoi più stretti collaboratori. Non portava alcun segno distintivo, né del suo status sociale, né del ruolo specifico da lui rivestito, ma emanava dal portamento compassato un’altissima dignità.

Seguirono alcuni attimi di profondo silenzio, durante i quali il suo sguardo intenso si soffermò su ciascuno di noi, quasi a voler scrutare i nostri pensieri, cosa che probabilmente stava facendo per via telepatica in modo da sondare la nostra attitudine a svolgere l’incarico che ci stava per affidare.

Poi cominciò a parlare:

«Cari Giovani, state per concludere il vostro primo ciclo di vita. Siete stati convocati per partecipare a una missione di importanza vitale e di grande difficoltà. Si tratta di un lungo viaggio nell’Universo che vi porterà a esplorare un altro mondo. Siete stati scelti, sulla base di informazioni assunte nel vostro territorio di appartenenza, per le vostre doti intellettive, la vostra predisposizione alla ricerca e all’indagine, il vostro coraggio e la vostra attitudine all’adattamento e alla capacità di fronteggiare situazioni nuove e insolite.

Il Pianeta azzurro è il mondo che andrete a esplorare.

Situato nella Galassia Lunga, è uno degli otto pianeti che gravitano intorno alla stella Helios, l’unico che, sulla base di precedenti missioni, ci risulta essere abitato da esseri viventi, di cui, nel corso del periodo della vostra preparazione, vi mostreremo anche le sembianze.

La stella Helios è molto più giovane di Fotòs e quello che noi chiamiamo Pianeta azzurro è più vicino alla sua stella di quanto sia il nostro Pianeta 12, pertanto la temperatura è sicuramente più alta di quella rilevabile sul nostro mondo.

Questo aspetto non vi creerà alcun problema, perché vivrete ospiti all’interno di corpi di abitanti di quel pianeta. Il vostro sarà un viaggio molto lungo, che trascorrerete in stato di totale devitalizzazione, riacquisendo le funzioni vitali soltanto nel momento in cui il vascello intergalattico sarà giunto in prossimità della destinazione.

Quando questo accadrà, qui, nel vostro mondo, non ci sarà più nessuno degli esseri viventi da voi conosciuti che ora lo abitano, perché tutti noi avremo concluso il nostro ciclo vitale. Ma chi ci sopravvivrà, prima della nostra dipartita, sarà messo a conoscenza di tutti i dettagli della vostra missione, e altri, molto tempo dopo, si occuperanno del vostro rientro e potranno conoscere e far tesoro delle informazioni che riuscirete a portare con voi. Sappiate, quindi, che ciò che ora lasciate, lo abbandonerete per sempre. Al vostro ritorno troverete un mondo abitato da esseri sconosciuti.

Siete ancora in tempo per decidere se rinunciare alla missione, ma dovete farlo ora. Siete in dieci e sarete inviati in luoghi diversi del Pianeta azzurro per vivere esperienze completamente diverse. Avrete la possibilità di comunicare telepaticamente anche a notevoli distanze, ma sarete soli ad affrontare ciò che vi attende.

Gli abitanti di quel mondo ben più giovane del nostro hanno un’esperienza di vita molto ridotta e, di conseguenza, vivono in uno stato che potremmo definire semibarbarico. Le loro potenzialità intellettive, la loro capacità di organizzare la vita sociale, le loro funzioni relazionali, lo stato del progresso scientifico sono probabilmente molto più arretrati di quanto voi siate abituati a conoscere. Il vostro compito è quello di comprendere le potenzialità di questo popolo e la loro pericolosità, per decidere quali forme di contatto stabilire e quale tipo di supporto potrebbe essere loro necessario per favorirne lo sviluppo.

Da quanto vi sto dicendo capirete che vi verrete a trovare in una condizione di notevole superiorità rispetto agli abitanti del Pianeta azzurro. Quando vi insedierete nei corpi di alcuni di loro, la mia raccomandazione è di non utilizzare per nessun motivo i vostri poteri per modificare o alterare le percezioni e le condizioni di vita esistenti. Sarà in vostro potere farlo, qualora strettamente necessario, solo per incidere sulle decisioni del soggetto occupato. La vostra è una missione di studio e non di intervento. Vi sarà inoltre consentito di effettuare una serie di interventi limitati per garantire la sopravvivenza del corpo da voi occupato, fino a che non deciderete di insediarvi in un altro, sempre mossi da finalità di ricerca e di studio delle condizioni di vita degli abitanti del pianeta.

Credo di aver detto tutto quello che avevo da dirvi. Ora avrete a vostra disposizione un mikron[3] per farmi sapere se siete intenzionati a confermare la vostra partecipazione alla missione. Avrete, inoltre, tre kron[4] per salutare chi vi è più caro. Seguirà poi un makron di isolamento per prepararvi al viaggio e alla missione con un addestramento appropriato e una conoscenza approfondita di tutte le informazioni in nostro possesso. La vostra missione avrà la durata di cinque makron e, quando farete ritorno qui, entrerete di diritto nel livello degli Esploratori. A nome di tutti i Sapienti ringrazio coloro che confermeranno la propria partecipazione e vi auguro il migliore esito per la missione».

Molto prima che scadesse il mikron previsto, tutti noi dieci Giovani avevamo confermato con entusiasmo la nostra disponibilità. Cominciammo così a fare conoscenza, prima di disperderci e tornare ai nostri territori di appartenenza, dove ci aspettava la difficile fase degli addii.

CONTINUA


[1] Nel Pianeta 12 un makron corrisponde a un anno terrestre.

[2] Un flun corrisponde a un metro, unità di misura della lunghezza dei terrestri.

[3] Un mikron corrisponde a un’ora, unità di misura del tempo sul pianeta Terra.

[4] Un kron corrisponde a un giorno, unità di misura del tempo sul pianeta Terra.

IL VISITATORE è un romanzo di fantascienza di Almos

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