KENDRA E L’INTELLIGENZA ARTIGIANALE di Maria Teresa Necchi

Nella capitale svedese è tempo di cambiamenti.

Le più calde sfumature del rosso e dell’oro colorano l’autunno che avanza accompagnato dalle prime luci dai mille colori. Si rincorrono cullate dalla melodia di Fantaghirò che si intrufola nei vicoletti, accarezza romantici angolini e raggiunge i cantucci più pittoreschi per augurare un sereno inizio di giornata alle anime belle che incontra.

«Sì, oggi è il giorno giusto. Sì sì, proprio giusto…» si sente mormorare nell’aria.

Nella sala riunioni della Karnästornet, la torre panoramica di Stoccolma dove ha sede la WASA I.A., il presidente Sven Sturluson cerca di tranquillizzarsi richiamando alla mente fattori propiziatori che gli donino sollievo. Ha convocato l’intero staff poiché ha una comunicazione rilevante per la società e teme di aver causato una tensione eccessiva.

Una breve riflessione, e poi dà inizio alla riunione.

«La giornata, rallegrata dalla mia melodia preferita e dall’effetto cromatico della luce nordica» commenta tra sé e sé «sembra essere di buon auspicio per un passaggio di consegne».

«Sì, oggi è il giorno giusto. Sì sì, proprio giusto per una decisione di grande impatto sul futuro della compagnia.»

«Ora sono pronto.»

Ed ecco che prende la parola:

«Un brindisi, colleghe e colleghi» dice alzando il calice. «Vi ho convocati per un annuncio storico».

«Salute a lei Sven. Ma siamo preoccupati. Una convocazione straordinaria è un avvenimento per la nostra società.

«Ahi, ahi, ahi!» interviene Sven con un mea culpa evidenziato da un chiaro solco espressivo in fronte.

«Lo sospettavo. Non era mia intenzione allarmarvi ma lo temevo. Quindi arrivo subito al dunque.»

«Vi ho riuniti per comunicarvi che vorrei fare il nonno a tempo pieno. Osservando i miei nipotini giocare spensierati mi sono reso conto che mi mancano le loro corse gioiose. Sentirmi chiamare morfar, farmi strattonare, vederli saltellare come molle, raccontare loro fiabe moderne è rigenerante.»

«Nipotite acuta, allora, … ed allo stato puro, Sven!» si sente commentare.

«Meno male Sven che si tratta di un sentimento nobile e non della sua forma fisica!» esprime rincuorato il signor Bonaventura, di chiare origini italiane «Sven, lei si distingue: è un brav’uomo, una bella persona, dall’aspetto elegante e dal cuor gentile. La sua famiglia è fortunata e lo siamo anche noi» prosegue sempre più convinto di aver la buona sorte a suo favore.

Ma la smania di conoscenza è sempre in allerta, soprattutto se la posta in gioco riguarda il futuro.

«E quindi, come sarà d’ora in poi Sven?» chiede Herr Detail, il tedesco precisino che non si dà pace se non è al corrente di ogni quisquilia.

«Come vedete, siede al mio fianco Kendra Eileen, che ben conoscete. Di per sé il nome augurale è un’ottima presentazione, se ci pensiamo: brillante paladina dell’arcobaleno. Sarebbe sufficiente fermarsi qui come credenziali, cosa ne pensate?»

«Certo, certo. Il nome vuol già dir molto. Ma ci spieghi le sue intenzioni, Sven. Non ci tenga sulle spine.»

«Date le competenze e l’ottima collaborazione dimostrata, ho deciso di affidarle la presidenza della società.»

«Ovviamente» prosegue Sven «la WASA I.A. continuerà ad occuparsi di archeologia, delle nostre origini e dell’aspetto economico che tanto incide negli interventi di salvaguardia del patrimonio storico-artistico e culturale, ma con Kendra alla guida.»

«La sua preparazione, unita alle innovazioni che ha apportato, la rendono ineguagliabile. Sotto ogni punto di vista.» prosegue, con un sorriso di compiacimento.

«Ineguagliabile e…a dir poco irresistibile» puntualizzano i fan più sfegatati della curva nord pensando al suo viso di donna meravigliosa.

«Bene bene, ottima scelta!» confermano i più discreti.

I commenti a favore della decisione di Sven proseguono a ruota libera poiché Kendra aveva messo in atto un potenziamento delle linee guida nazionali riguardanti le condizioni psico-fisiche dei collaboratori e l’effetto degli interventi di ottimizzazione del clima di lavoro si dimostrò, fin dagli esordi, veramente straordinario.

I colleghi in sede di riunione si sbizzarriscono ad elencare le migliorie apportate, a cominciare dagli investimenti sulla famiglia e i bambini, considerati punto saldo del futuro.

«Vi ricordate quando ha creato l’a…» introduce il signor Schindler, famoso per le doti mnemoniche e le liste interminabili di nomi che elencava in ordine alfabetico con estrema naturalezza.

«Certo» lo interrompe prontamente il collega Blitz «ti riferisci all’asilo Il Mondo di Fantaghirò, in onore della nipotina di Sven. Nella nostra scuola dell’infanzia i cucciolotti si divertono con giochi d’altri tempi che stimolano la vena artistica. Non hanno bisogno del libretto di istruzioni per iniziare a divertirsi. Danno vita a spumeggianti esplosioni di creatività semplicemente con due mattoncini colorati messi a loro disposizione. Il famigerato Q.C. è decisamente ben rappresentato. I miei bimbi sono cresciuti così…a pane e fantasia».

Ognuno aggiunge la propria esperienza.

Il caffè panoramico Giro Giro Tondo-Girotuttointorno , che regala una pausa di gran classe con vista sulla Gamla Stan; il fine lavoro anticipato quando le incombenze programmate per la giornata sono state portate a termine e quindi si è liberi di lasciare lo studio; la burocrazia limitata all’indispensabile poiché le questioni si risolvono anche in corridoio incontrandosi casualmente; la reperibilità limitata: non ci sono messaggi o chiamate di lavoro al di fuori dell’orario ufficiale; il distributore di raggi solari in funzione durante la notte artica in base all’accordo con Sole e Luna; il requisito per entrare nello staff:

Essere belle persone, dall’animo trasparente e con tanta voglia di giocare sul serio la propria partita”, come si legge nello statuto.

Sven rendendosi conto che l’elenco potrebbe allungarsi all’infinito, suggerisce di ascoltare il pensiero di Kendra affidandole il palco:

«Mi emozionate molto per la vostra gentilezza e per il quadro del mio operato» dice Kendra. «Per me è stato spontaneo. Ho cercato di introdurre un pizzico di empatia, creatività ed inventiva per lavorare con serenità. È il principio che sta alla base del corso di I.A. che ho inaugurato in università».

«Kendra, il tuo pensiero è unico. Sei una fonte dalla quale sgorga acqua sempre fresca. Chissà quali altre sorprese ci aspettano nel caso accettassi l’incarico. Ci farebbe piacere averti alla nostra guida anche se Sven è un grand’uomo. E con questo credo di interpretare il pensiero di tutti noi.»

Scoppia un applauso che vale da sonora conferma e contemporaneamente un brindisi al nuovo corso.

«Bene, bene. Prima di compiere il grande passo» procede Kendra con un sorriso compiaciuto per l’apprezzamento ricevuto «vorrei concedermi una pausa di riflessione. Ormai vi è noto che di fronte ad una scelta, ritorno al mio paesino austriaco di Hallstatt, dove ho vissuto parte della mia adolescenza, per cercare le risposte. È lì che mamma Hildegard ha conosciuto papà Lars prima del nostro trasferimento a Stoccolma e da loro ho ereditato il lato innovativo che tanto stimate».

«Certo che avere buone basi è già un’ottima partenza» commentano in sala.

«Mamma Hildegard ha rivoluzionato la cartella colori della nostra nazione dando vita a nuance delicate che si abbinano perfettamente ad ogni sfaccettatura dell’animo umano. Papà Lars è un impavido documentarista specializzato in paesaggi da favola con il pallino dei giochi vintage. Avete presente? Gli stessi che si usano nel nostro asilo» ricorda la signora Post-it, la memoria storica della compagnia.

«Eh, sì. Tutto torna alla fine. Due anime magiche che si conoscono su un romantico laghetto: lui a caccia di scoop fotografici, lei di fiorellini per colorare le emozioni. Scatta la scintilla e poi… Ma pensate che giri fa, a volte, il destino!» aggiunge con un gran sospiro Mrs. Dream, una sognatrice di origini londinesi, con il suo inconfondibile accento british.

«Vedo che siete ben informati sulle fonti della mia saggezza» ribatte Kendra, per nulla infastidita dall’affermazione carica di affetto e confidenza, seppur un tantino audace.

«Ormai ti conosciamo Kendra. In questo momento è evidente che tu hai bisogno di una vacanza. Era già successo in passato quando ci raccontasti del giochino acqua-fuoco che sembrava indirizzare le tue scelte. Prenditi tempo e ritorna» interviene la signora Simpaticus. Mai nome più appropriato.

«Ti aspettiamo Kendra. E che la tua magica spilla sia con te!»

Kendra, rincuorata, parte per le Alpi Salisburghesi.

Ad Hallstatt, nota per la quiete e l’incantevole paesaggio, la casetta d’infanzia, al n. 1 di Panoramaweg,l’aspetta addobbata a festa.

Situata in un punto elevato del paesino di poco meno di ottocento anime, l’edificio ben si intona con le deliziose costruzioni in stile alpino, abbellite con balconi traboccanti di fiori. L’architettura a graticcio, arricchita da una struttura che poggia su travi di quercia secolare, permette di individuarla a colpo d’occhio.

Durante l’anno, la parata dei fiori, le bancarelle settimanali degli ambulanti ed il Weihanchtsmarkt animano il centro storico e la Gasthof Sonne che è il cuore pulsante del piccolo borgo. I posti a sedere all’interno ed il dehor invitano ad una sosta suggestiva con sguardo sul romantico laghetto e… sulle torte esposte con orgoglio da Herr Gunther.

Ed è proprio il signor Gunther che si prende cura della dimora da quando la famiglia Eileen si è trasferita. È un amico di famiglia di vecchia data ed accoglie con entusiasmo ogni ritorno dei suoi vicini storici.

Ma non oggi.

Infatti, Kendra, al suoarrivo, trova ad attenderla l’amico d’infanzia Trevor, mai dimenticato nonostante la vita avesse assegnato ad entrambi un silent walking, cioè un percorso silenzioso di crescita personale, lontani l’uno dall’altra.

Trevor è archeologo ed è ritornato dall’Irlanda per concentrarsi sul sito celtico di Hallstatt. Durante il suo soggiorno austriaco, nelle pause che si concede dalla ricerca, aiuta il padre Gunther nella gestione della pensioncina.

È noto alla comunità scientifica internazionale per aver ottimizzato il lidar, uno strumento di rilevamento fondamentale per lo screening. Infatti, ha aggiunto al lettore dello strumento alcuni sofisticati sensori, di sua invenzione. Così è possibile scoprire i più piccoli oggetti nascosti nel sottosuolo e, addirittura, la presenza di graffiti.

«Mai trovati finora poiché la cultura celtica è soprattutto orale» sottolinea lui stesso, compiaciuto del risultato raggiunto che gli ha permesso di scoprire, proprio durante il suo soggiorno, l’unica incisione pervenutaci.

Ma ecco che la sua ricerca si appresta ad assumere un nuovo corso e sviluppi sorprendenti.

«Kendra, Kendra!» grida Trevor appena si accorge dell’arrivo dell’amica.

Kendra, intenta ad aprire il cancelletto in ferro battuto del giardino di casa, un po’ impacciata nei movimenti a causa del bagaglio e delle mille cose “assolutamente indispensabili” che si porta sempre appresso, percepisce che una voce famigliare la sta chiamando entusiasta.

Si volta ed esulta.

«Trevor, amico mio! Ma che bella sorpresa! Ti ho riconosciuto. Sei tornato anche tu! Dammi una mano. Poi parliamo. Ci concediamo un caffè con le prelibatezze del tuo papà. Non le ho dimenticate sai! A proposito. Come mai non è venuto lui? L’ho sentito prima della partenza ed era in gran forma. Tutto ok?»

«Stai tranquilla Kendra. Va tutto bene. Sai che aveva dolci progetti per noi due che ci siamo conosciuti in culla, condividiamo lo stesso genetliaco ed anno di nascita. Non sai cosa ha escogitato per farti una sorpresa!» risponde sorridendo.

Durante la piacevole pausa ristoratrice e la conversazione animata da mille domande, Trevor mantiene sempre alto il suo innato interesse scientifico. E gli input certo non mancano.

Infatti, è affascinato dai possibili legami tra il nome Kendra, la spilla-cavallino che presenta chiare fattezze celtiche e che è appuntata sulla T-shirt dell’amica, e l’incisione recentemente scoperta.

Senza farne parola, cerca di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili nel tentativo di spiegare la presunta correlazione che unirebbe i tre indizi.

«Ma come mai sfoggi un reperto archeologico sulla maglietta? Non è permesso. C’è qualcosa che mi sfugge Kendra?» domanda incuriosito.

«In effetti non potrei. Hai ragione. Ma guarda bene Trevor» dice Kendra porgendogli la spilla. «L’ho fatta io. Mi è sempre piaciuto plasmare i materiali duttili. All’asilo facevo spille ma a quel tempo usavo pongo e das. Ti ricordi? Te ne ho regalata una prima di partire e da allora direi di aver migliorato lo stile.»

«Mi ricordo, mi ricordo. La conservo ancora Kendra e per quanto riguarda la tecnica, direi che la tua nuova spilla in bronzo mi ha fuorviato come se fossi un novellino. Dovrei vergognarmi» dice abbozzando un sorriso, fiero di essere amico di un’anima talentuosa e per niente sminuito nell’orgoglio dalla sua gaffe professionale.

In effetti, la bambina Kendra aveva una manualità invidiabile oltre che fascino da vendere e con il tempo aveva ottimizzato il suo savoir-faire. Trevor non esita a lasciar trapelare il suo apprezzamento e tra un richiamo e l’altro agli anni trascorsi insieme cerca di recuperare anche quelli passati distanti.

«Sei magnifica Kendra, in tutti i sensi. Non ero riuscito a dirtelo prima della tua partenza. Ero combattuto tra timida indecisione e spinta evolutiva. Nascosto dietro l’abete secolare del vialetto, ti osservavo allontanarti e tra me e me canticchiavo: Please don’t go. Please don’t go. Ma ero impietrito. Così non ti ho nemmeno salutata. Inoltre, in cuor mio sapevo che avevi la tua strada da seguire: ne parlavamo per ore nel giardinetto di casa tua.»

«Ma rimaniamo al ricordo di te» prosegue cambiando delicatamente il piano del discorso che stava diventando pericoloso. «Che fine han fatto le treccine, la frangetta e le perline colorate? E poi, rammenti quando prendevi in prestito le ciliegie dalla pasticceria di papà per appenderle come orecchini? Non avevi pari! Se lo facevi tu non si arrabbiava mai».

«Trevor sei anche un archeologo dei ricordi, allora!» sottolinea Kendra compiaciuta, prima di rispondere alla domanda. «Ti chiedi che fine abbiano fatto? T’immagini se mi presentassi in cattedra come allora? Con i fiorellini che mi regalavi e le perline tra i capelli? All’università parlerebbero tutti della professoressa suonata! Non ti sembra?»

«Può darsi, ma sono le piccole-grandi cose di te che lasciano un’impronta al tuo passaggio. Avevi una naturalezza senza pari e addobbata così eri un delizioso abete rosso. Lo sguardo da bambina sognatrice però l’hai conservato intatto! Ma poc’anzi hai detto “cattedra”. Mi mancano dei passaggi nella tua storia. Non ho ben capito.»

«Ecco Trevor, rimedio subito con ordine. Sai bene che, io adolescente, la mia famiglia si è trasferita a Stoccolma.»

«Nella capitale svedese, completata la formazione scolastica,ho seguito la mia vena artistica in modo innovativo. Alla WASA I.A., dove lavoro, ho cercato di attualizzare il concetto che sta alla base del nuovo corso di studi che mi hanno affidato all’università di Stoccolma, basato sull’I.A., acronimo di intelligenza artigianale.

«IA? Intelligenza artigianale? Quindi vuoi dire che A non è l’abbreviazione di artificiale? Avevo pensato a tutt’altro. Non si fa che parlare di intelligenza costruita in laboratorio, di algoritmi, strani calcoli, mimica facciale e così via. Tutti i social ne danno notizia ed è impiegata in svariati settori. C’è chi propone di sperimentarla anche nella scuola. Certo che la moda delle sigle inganna proprio! Stavo per…» commenta Trevor sull’orlo di un’ulteriore sciocchezza schivata a pelo.

Poi prosegue:

«A dire il vero, mi sembrava strano! Mi chiedevo che senso avesse l’intelligenza artificiale con il discorso di creatività e manualità che trapelavano dal tuo racconto. Il pensiero mi sembrava contradditorio! Ma ora, sciolto l’acronimo, scampato l’equivoco!»

«Vedi Trevor, dalla presentazione del seminario si evince il concetto base dell’I.A.:

“L’obiettivo del corso di studi è quello di rinnovare le professioni, soprattutto quelle più specificatamente tecniche o economiche, con l’aggiunta delle componenti artistica, artigianale ed umana poiché la chiave della serenità dell’animo è da ricercare nell’inventiva che ha il superpotere di gratificare qualsiasi sforzo e quindi alleggerirne il peso.”

Va da sé che lavorare risulterà meno gravoso se l’attività che si svolge ha dei punti di contatto con una passione, se si uniscono testa, mani e cuore…il core dell’I.A.» puntualizza Kendra.

«È il mio pensiero, Trevor. Inoltre, sai che mamma e papà avevano deciso di trasferirsi al Nord poiché era terra fertile per le loro idee originali. Ed io mi ci sono inserita. Ho portato avanti la tradizione: I.A., Q.A., Q.C. tanto per farti girare la testa con gli acronimi. Adesso che è ben delineato il contesto, cerca di risolverli.»

«Sfida accettata. Vediamo se il mio nome augurale Trevor, che significa intelligente, mi si addice davvero. I.A. ormai non è più un mistero. Q.A. sarà legato a… Q. è l’abbreviazione di quoziente. Quindi direi, quoziente d’arte o meglio d’artigianato visto che parli di manualità. Mentre Q.C… Uhm? Q. lo riconfermo. Perciò, forse, collegando tutto, quoziente di creatività. Mi sa che ce l’ho fatta!»

«Azzeccato, Trevor. Allora la testa non te l’ho fatta girare del tutto! È ancora ben ancorata!»

«Che spirito…sona, Kendra! Ma riprendiamo la tua storia. Come sei arrivata a forgiare la tua spilla? Non tenermi in stand-by. Spiegami.»

«Forse il fatto del sito archeologico di Hallstatt dove andavamo di nascosto a curiosare da piccoli per vedere i monili senza farci scoprire mi ha lasciato impronte indelebili. Come a te del resto. Sei diventato archeologo! Sta di fatto che ho studiato le tecniche di lavorazione dei Celti e la manualità nel dar vita ad ornamenti unici. Detto fatto, con impegno ed esercizio, è nata la spilla a cavallino che ti ha confuso.»

«Caspita. Hai creato un gioiello d’altri tempi in un’età moderna. È speciale.»

«Ti piace allora! E mi sa che speciale lo è davvero. Ma non so a chi spetti il merito. Ci sarà lo zampino dei druidi? Magari di una sacerdotessa, visto che le donne avevano pari opportunità tra i Celti!?»

«Per le quote rosa è fuor di dubbio! Piuttosto, cosa intendi Kendra per speciale? Ovvio che lo sia. L’hai fatta tu. Io direi piuttosto che nell’insieme c’è qualcosa di strano. Ci sono almeno tre evidenze, che hanno un non so che di sorprendente, quasi misterioso, che vorrei chiarire. Le ho individuate nell’istante in cui ti ho vista ma non ho espresso subito il mio pensiero. Ho cercato di indagare in incognito ma ora, visto come si sta evolvendo il discorso e quello che mi dici della spilla, esco allo scoperto».

«Trevor, parli di evidenze, misterioso, di uscire allo scoperto? Adesso sono io che fatico a comprendere se non mi spieghi. La spilla è certamentestrana. Pensa che a volte ho l’impressione che mi parli: sento una vocina che proviene dal suo core. È molto dolce ma, allo stesso tempo, insistente come Woody Woodpecker, il picchio delle ghiande dei nostri cartoni animati preferiti. Ebbene, tutto trema nella mia testa come se fosse opera sua. Invece è la vocina che mi dice:

acqua, acqua”, “fuochino, fuochino, fuoco”, in un crescendo di intensità. Mah? Cosa sarà mai?! Quando si tratta di scegliere la strada, quando sono ad un bivio importante, non della viabilità urbana, ovvio, e cerco la segnaletica che mi indichi la via, si ripresenta.»

«Ho capito Kendra che parli di percorsi di vita, non mi chiamo Trevor per niente. Comunque, se segui quanto sto per dire, posso fornirti una prima risposta e tranquillizzarti. Prendo in considerazione i passaggi chiave e poi arrivo al dunque, alla vocina. Abbi solo un attimo di pazienza. Ho recuperato l’unica incisione celtica. Sai, i sacerdoti temevano la perdita della capacità di memorizzare nel momento in cui il messaggio veniva scritto quindi lo evitavano. Ma, a scopo augurale, e con sguardo sciamanico preoccupato, rivolto al futuro, in questo caso, decisero di venir meno al loro principio. Inoltre, avevano utilizzato l’OGHAM, con orientamento dal basso verso l’alto come la crescita degli alberi, appositamente su corteccia di betulla poiché è associata alla rinascita, al passaggio ad un nuovo anno, alla purificazione, alla sconfitta delle tenebre. Vedi, è tutto simbolico. Ma ecco l’incisione.»

“Arriverà Kendra, della dinastia degli Eileen, quando il mondo sarà in procinto di perdere la capacità di utilizzare testa, mani e cuore per forgiare oggetti, dar ordine alle sequenze dei riti magici, arrivare alla somma conoscenza, rimpiazzandola con l’impiego di puri calcoli matematici.”

«Mi fermo qui perché ormai il concetto è chiaro. È un riferimento esplicito, anche se dobbiamo tener presente che va contestualizzato al periodo storico al quale si riferisce, a te, alla tua riflessione sull’I.A. e, se vogliamo, agli antenati degli algoritmi di oggi, Kendra!».

Kendra, sbalordita all’ennesima potenza, per rimanere in campo matematico, dal discorso di Trevor e dal collegamento che la chiama in causa, vuole indagare sul suo legame con la civiltà antica.

«Trevor, visto l’evolversi della situazione, spilla, incisione con il mio nome, vocina, creatività, bivio, mi accompagni in un tour all’indietro nel tempo? Vorrei approfondire le mie conoscenze del secret language dei Celti e delle divinazioni. In questo caso, se avessero ragione, perdonami la freddura, avrebbero visto proprio a lungo termine!»

Trevor, noncurante dell’ennesima spiritosaggine di Kendra, l’accompagna al sito archeologico di Hallstatt conosciuto per le antiche tombe ed i monili.

E, mentre Kendra passa in rassegna fibbie, luci della guerra, torque, fibule, gioielli d’élite con forme, vegetali e animali, curvilinee, eleganti, stilizzate, rappresentati in complicati intrecci e spirali, si ripresenta l’inspiegabile vocina.

Ma questa volta Kendra non è sola.

«Ecco Trevor, ci siamo. Come ti ho detto. È in diretta. È lei. È lei: la vocina. Un ammonimento molto delicato accompagnato da una melodia intonata dall’arpa celtica. Proviene dalla mia spilla. Ma adesso sembra essere un coro. È una monodia che proviene da tutti i manufatti. Mi sussurra fuochino, fuochino, fuoco” in un crescendo d’intensità. Trevor, mi spaventa!»

«Kendra, non aver timore. Sei la prescelta. L’incisione ne è la prova. I sacerdoti preannunciavano l’avvento di un cambiamento epocale che sarebbe arrivato nel momento di estremo bisogno. Kendra, ti è stata affidata una missione. I druidi avevano timore che l’inventiva che guidava il loro popolo venisse meno. Presagivano un appiattimento della facoltà che noi oggi facciamo rientrare, per riprendere il tuo discorso, nel Q.C., e quindi auguravano alle generazioni future l’arrivo di un antidoto: praticamente tu. Quando ti avvicini o allontani in senso metaforico, al tuo talento creativo arriva la vocina che ti fa da guida. “acqua”, se non ti trovi sulla strada giusta, “fuoco” se la stai percorrendo. Esattamente come il nostro giochino da piccoli.»

Kendra   ascolta assorta le parole dell’amico.

«Un’altra conferma di quanto ti sto dicendo è l’aggancio con Il Cantico dei Talenti» prosegue Trevor. «Prima della tua partenza per Stoccolma, se ben ti ricordi, lo leggevamo per cercare di individuare, tra i mille sogni da adolescenti, la strada da intraprendere. Adesso, anche se al di là di anni, tutto si convalida: la vocina si riallaccia alla parabola. È un ulteriore rafforzamento della tesi, da tenere ben presente Rivediamolo! In sostanza afferma che i talenti ricevuti bisogna farli crescere ascoltando la voce della coscienza, la tua vocina Kendra, che ci rammenta che fanno parte di noi, invece di metterli da parte per timore del rischio. Vale la pena di investire senza farsi bloccare dalla paura di perdere tutto. Infatti, è pensando di preservare che in realtà ci si lascia sfuggire l’immenso.»

Trevor si interrompe per un attimo.

«Sembra assurdo ma la logica è lampante Kendra. Adesso tutto torna, non trovi?» conclude, infine.

«Allora dici che…» cincischia Kendra nel tentativo di sintetizzare il messaggio.

«Dico che…anzi riconfermo, che la vocina ti ha voluto indirizzare nelle tue scelte del passato ed ora si ripropone per completare i tuoi passi evolutivi. Come hai detto tu, ai bivi più importanti della vita manca la segnaletica! Lei la sostituisce. Sta a te seguirla.»

«Trevor, tu hai la saggezza dei consiglieri dei re. Sarebbe spontaneo chiederti: ma sei umano? E poi mi rispondo da sola: certo, non può che essere così. Artificiale non lo sei di sicuro: sei tu che, con il tuo ingegno hai dato vita ad una tecnologia innovativa e non il contrario! Le tue parole ti rendono una persona-medicina che mi toglie i malanni del dubbio, la pena della scelta, la paura della perdita. Adesso mi è proprio chiaro. La vocina della mia coscienza esce allo scoperto per farsi ascoltare, mi dice di seguire impavida il mio talento artistico, la mia manualità perché ne vale la pena. Ora lo riconosco. Posso valutare la proposta di Sven di passare alla guida della compagnia. Adesso so qual è la mia via.»

Dalla sua finestra ora Kendra vede il mondo… il suo mondo e sa come stupirlo.

Ritorna in Svezia alla WASA I.A. per completare, con la consapevolezza di un compito che le è stato assegnato dal destino, le scelte innovative che aveva avviato.

Riempie le pareti con le parole: “Benvenuto nel mondo della creatività che gratifica”.

Accoglie ed esaudisce ogni richiesta, anche bizzarra, che abbia a che fare con l’inventiva, che aggiunga un tocco di fantasia ed un pizzico di artigianalità al core business della società.

In ossequio al concetto di I.A. istituisce il settore Artigiani alla Riscossa che esorta a lavorare con testa, mani e cuore, mettendo in atto il talento personale al fine della produzione, hand-made, di beni unici ed ineguagliabili.

A salvaguardia dell’ingegno personale dei creativi apre la sezione Tutela della Proprietà Intellettuale che si occupa dei loro diritti.

Registra il marchio di qualità simboleggiato dalla betulla con la scritta prodotto dall’intelligenza artigianale da allegare ad ogni manufatto od opera e frutto dell’ingegno dell’autore.

Dopo aver portato il fuoco della creatività nel mare di Svezia, Kendra ritorna al suo laghetto austriaco di Hallstatt per rimanere.

Inaugura una artigiano-teca, un mondo tutto suo, dove,cullata dal suono ritmico della creatività, lavora a tempo pieno ripetendosi le parole di mamma e papà:

Se vuoi far bene devi procedere concentrata e con passione”.

Kendra, non sbaglia un colpo, poiché ogni monile che crea ha una vocina, un messaggio ad personam che ciascun destinatario saprà interpretare in base alla propria esperienza di vita.

Dalla sua bottega riassume il motore del suo pensiero in una massima, per destare e non far addormentare, e la include in ogni sua opera d’arte:

 “Il risveglio della coscienza.

Se sei un creativo, se hai un nobile talento, prendine atto.

Non nasconderlo.

Ascolta la voce della tua coscienza che ti dà gli indizi da seguire.

Metti da parte la paura, e riconosci la tua via, il tuo sogno e realizzalo.

Lascia agire il mago creativo che c’è in te, identificati emotivamente con il prossimo e, una volta fatta la scelta, continua il tuo cammino.”

*****

Con la bellezza radiosa, resa fragile ma bella per l’emozione della scelta, Kendra si avvicina al suo Trevor per poi restare.

Sven continua a raccontare fiabe moderne ai nipotini e, alla fine, pone a ciascuno domande per accertarsi dell’avvenuta comprensione.

Dopo ogni racconto l’attende una monodia di voci bianche:

«Un’altra favola nonno Sven»

«Un’altra morfar

«Sì, sì un’altra, un’altra. Dai dai.»

«Va bene!» risponde. «Ma ce ne sono così tante in questo libricino! E poi ve le ho già raccontate tutte: quella dell’orso a pois, del micione rosso. Ci sono i folletti con gli occhioni dolci e le orecchie a punta; la casetta di paglia; la penna con l’inchiostro; i libri dell’enciclopedia; le foglioline rosse; il getto d’acqua bollente; il cuoricino che brilla e fa tu-tum, tu-tum. Quale preferite risentire?»

Mentre i più grandi indugiano, si scorge un’impavida apripista.

Una piccola mano con un piccolo dito alzato si fa avanti.

È un essere minuscolo. Quasi scompare nella combriccola, se non fosse per la sua splendida capigliatura di colore biondo-scandi che, ad ogni suo movimento, si illumina come fosse ricoperta di brina.

È Il suo nome è Fantaghirò Sturluson. Tre anni d’infinita dolcezza, con capacità linguistiche già formate.

Si alza dal morbido tappeto verde del giardino del nonno e fa tutto da sola.

La sua voce è delicata. Il tono è educato ma fa pensare ad un carattere deciso. Dondolando, dice:

«Quella della spilla che parla, nonno, come la mia, questa qui» e mostra la parte superiore della sua veste, e si gira, per far vedere a tutti, orgogliosa, il gioiello che la impreziosisce.

Scoppia la mirabilia.

E quando sono di nuovo finite tutte, nonno Sven, all’ennesimo «Un’altra, un’altra! Dai dai.» non può che confermare la validità della sua scelta.

Sulle note della melodia preferita consegna il suo prezioso regalo. Assegna a tutti il compito di crearsi il proprio mondo con la fantasia per volare.

«Un’altra?! Un’altra! Mi chiedete?! Ma ve le ho già raccontate tutte!» dice mentre gli sorridono gli occhi

«Un’altra, la prossima, una nuova, la sognate e poi la raccontate voi!»

«Nonno Sven, sei un nonno da favola!»

«Da favola, da favola, da favola!» intonano all’unisono.

«Eh sì, oggi è il giorno giusto!»

«Sì, sì, oggi è proprio il giorno giusto, per far sbocciare la primavera in autunno!» commenta Sven, il nonno delle fiabe moderne.

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