LA FESTA DEL SOLSTIZIO D’ESTATE di Rossana Tasca
genere: FANTASY
Mancavano alcuni giorni al solstizio d’estate e le persone della tribù Janga si preparavano all’evento, come ogni anno, dalla notte dei tempi.
Ogni componente si dedicava alla colorazione di alcune parti del corpo con colori differenti, a seconda dell’età e del genere. I giovani uomini si tingevano le spalle con una tinta simile all’oro a testimoniare la loro forza fisica mentre quelli di maggiore età mostravano il nero, in segno di saggezza. Le giovani donne coloravano il seno di rosso a simboleggiare l’energia e la fertilità mentre quelle più mature tingevano il viso di bianco. La tribù si preparava a questo evento da molto tempo e i giovani che vi partecipavano per la prima volta come parte attiva non vedevano l’ora che la festa iniziasse.
Era la notte che precedeva l’inizio dei festeggiamenti e molti giovanissimi non riuscivano a dormire per l’eccitazione. E così, mentre i genitori dormivano, alcuni di loro sgattaiolarono fuori dalle capanne e si ritrovarono al fiume.
Quella zona veniva visitata ogni volta in cui qualcuno della tribù avesse necessità di riflettere: il gorgoglio delle acque aiutava a rilassare le tensioni e spesso facilitava il prendere decisioni.
Erano parecchi i giovani accorsi lì quella notte nella speranza e convinzione che il fiume potesse attenuare le loro preoccupazioni per il grande giorno. Alcuni rimasero sorpresi nel vedere parecchi loro coetanei nella stessa situazione.
Trascorsero diverse ore sulle rive del fiume cantando, consolandosi e abbracciandosi.
Quella notte era davvero meravigliosa: in cielo c’era una moltitudine infinita di stelle. Molte di loro potevano essere ammirate solo d’estate formando costellazioni particolari e i ragazzi facevano a gara per riconoscere quelle che avevano visto l’estate precedente.
Alle prime luci dell’alba l’aria fu invasa dal canto di molteplici uccelli. In questa stagione c’erano alcune specie in cui i coloratissimi maschi erano impegnati nell’arte del corteggiamento: alcuni preparavano il nido raccogliendo dapprima rametti e foglie e poi cercavano oggetti particolari dimenticati dagli uomini da offrire in dono alla femmina che avesse accettato l’offerta; altri puntavano tutto sul proprio fascino e così passavano molto tempo nel lavaggio e nella lucidatura del piumaggio e solo quando erano pronti cercavano grandi pianure in cui danzando e saltando potevano fare mostra di tutta la loro bellezza.
Gli abitanti della tribù si svegliarono molto presto: era il grande giorno e i preparativi ebbero inizio fin dall’alba. L’appuntamento per tutti era al lago Tiganga quando il sole sarebbe stato nel punto più alto del cielo.
Molti arrivarono con largo anticipo e iniziarono a posizionarsi secondo il rango d’appartenenza.
Quando il sole raggiunse il punto più alto nel cielo tutti erano schierati, in silenzio assoluto, in venerazione del sole.
Oltre ai colori mostrati sul corpo si potevano vedere lance nella mano destra degli uomini e cornucopie piene di frutti tra le braccia delle donne. Queste portavano anche fiori tra i capelli e splendide collane fatte con pietre e conchiglie.
Il capotribù era seduto su un trono di bambù portato in quella zona per l’occasione. Si alzò e, rivolgendosi al sole, ringraziò per l’arrivo di quel giorno: sarebbe stato l’inizio di una nuova stagione in cui la natura rigogliosa avrebbe offerto molti frutti e l’auspicio era che lei fosse buona e generosa.
Ad un tratto alcuni videro in lontananza delle macchie rossastre sulla superficie del lago.
Qualcuno mormorava spaventato di fronte a quello spettacolo inatteso.
Uno degli anziani, colpito da quel mormorio, si avvicinò al capotribù facendogli cenno di guardare verso il lago.
Si spostò dal trono e arrivò alla riva.
Riconobbe quello spettacolo che aveva visto solo altre volte nella sua vita. Erano dei pesci piccolissimi, di colore rosso come il fuoco, che raggiungevano la superficie, dove sarebbero rimasti solo per alcuni minuti prima di inabissarsi. Si trattava di una specie molto particolare: i maschi e le femmine si accoppiavano una volta all’anno, esattamente durante il solstizio di primavera. I nuovi nati sarebbero venuti alla luce durante il solstizio estivo sempre che le condizioni naturali fossero favorevoli, per cui spesso questo fenomeno non era riconoscibile in modo eclatante e praticamente non ci si accorgeva di queste nascite.
Il capotribù sapeva anche che quello era un segno divino: la stagione sarebbe stata ottima e i raccolti abbondanti.
Tornò dal suo popolo che aspettava notizie circa quello strano fenomeno; solo la sua saggezza avrebbe potuto spiegare e confortarli.
Le parole del grande saggio riempirono il cuore del suo popolo e così iniziarono le danze.
La gioia inebriava tutti, felici finalmente di godere della stagione più ricca dell’anno.
LA FESTA DEL SOLSTIZIO D’ESTATE di Rossana Tasca
genere: FANTASY