LA PRIMA RISPOSTA di Roberto Toso

«Perché ho la sgradevole sensazione che tu non mi stia dicendo tutto?»

«Non so di che parli.»

«Parlo del tuo accendino. Quello che ti rigiri nelle mani quando sei nervoso, come stai facendo ora ad esempio.»

«Non sono nervoso. Solo non mi piace questo bar. Perché dobbiamo sempre vederci in questo buco di merda?»

«Dà meno nell’occhio.»

«E poi non mi piace come ti poni. Ogni volta sembra un cazzo di terzo grado.»

«Modera il linguaggio per piacere, conosci la politica della Casa.»

«Sì, beh, io parlo così. Se volevate un chierichetto potevate cercarlo in coda al confessionale, lì c’è pieno. Comunque ti ho già detto tutto.»

«E tu ridimmelo un’altra volta.»

«Ma che… come ti pare, il tempo è il tuo.»

«Appunto.»

«Ok, da capo: mi sono piazzato bello presto dai garage sul retro, dove mi avete detto. Sacco a pelo aperto, faccia da sonno, un barbone insomma.»

«Senzatetto.»

«Chiamalo come ti pare. Piuttosto, non potremmo cambiare copione per un po’? Mi si gela il culo al mattino. È inverno cazzo.»

«Sei nuovo, non sei nella posizione di accampare richieste. Descrivimi come hai costruito l’ambiente.»

«Il solito schema: un paio di lattine di birra vuote vicine e un pacchetto di sigarette stropicciato buttato di fianco. A proposito: non potreste allungarmi qualcosa di pieno ogni tanto?»

«Non ci piace assecondare i tuoi vizi.»

«See, bacchettoni del cazzo. Però senti qua che idea che ho avuto: mi sono portato dietro anche la custodia di una chitarra, che fa un sacco “ragazzo disadattato”. Che te ne pare?»

«Mmh. Stereotipato ma apprezzabile, al Capo piacciono le iniziative. Dove l’hai presa?»

«Non l’ho rubata, se è questo che stai insinuando. L’ho trovata appoggiata ad un bidone dell’immondizia.»

«Non intendevo questo. Vai avanti: lui da dove è venuto?»

«È sbucato dal cancelletto subito dopo che ho sentito chiudersi il portone. Sembrava che avesse fretta, non so, forse stava facendo tardi al lavoro.»

«E ti ha visto subito?»

«No, non subito. Stava bestemmiando contro la serratura del bauletto dello scooter, non riusciva ad aprirlo.»

«Ecco, ora la cosa si fa più interessante.»

«Ma dai, era un modo di dire. Non stava veramente… Cazzo come siete rigidi.»

«Cerca di essere più preciso allora, attieniti a come sono andate veramente le cose. Quand’è che ti ha visto?»

«Mentre si stava infilando il casco. L’ha appoggiato sulla sella e gli è caduto per terra. Allora si è chinato per raccoglierlo e ha bofonchiato qualcosa, ma non ho capito subito cosa stesse dicendo perché il casco era finito dall’altro lato dello scooter.»

«E quand’è che hai capito?»

«Che ho capito cosa?»

«Hai detto che non hai capito subito cosa stesse dicendo. Se non hai capito subito, sottintendi che hai capito dopo.»

«No, non intendevo… sei troppo paranoico, vedi complotti da tutte le parti. Mi sono espresso male, ok? Volevo dire che non ho capito e basta. Mi metti l’agitazione addosso. Signorina! Signorina mi scusi, me la porta un’altra per piacere?»

«Gliela porti analcolica per cortesia. Grazie.»

«Sì, e magari pure calda. Ma che cazzo! Perché mi fai bere quello schifo? Secondo te non reggo due birre?»

«Finché paga la Casa fai come ti diciamo noi. Lo fai per il gusto, no? È buona lo stesso.»

«Sì, come un bicchierino di merda sul cuscino.»

«L’hai detto tu che ti stai agitando. Sappiamo entrambi come va a finire quando bevi. Comunque, vedi che avevo ragione io?»

«Su cosa?»

«Sul fatto che sei nervoso.»

«Sei tu che mi ci fai diventare. Senti, tagliamo corto, ho delle cose da fare pure io: il tizio è venuto da me, sembrava sincero, mi ha chiesto se fosse tutto ok e se avessi bisogno di qualche soldo per fare colazione.»

«E tu?»

«E io cosa? La solita risposta. “Tutti abbiamo bisogno di soldi, ma sto a posto così”. Lui mi ha chiesto se fossi sicuro e io gli ho ripetuto che non mi serviva niente. C’ero anch’io all’addestramento, se te lo fossi scordato.»

«Mmh. E all’addestramento qual è stata la prima regola che ti hanno insegnato?»

«Mi stai facendo il ripasso della lezione? “Non si accettano soldi, bisogna solo valutare la reazione”. Cazzo ce lo avete ripetuto allo sfinimento, manco fossimo ritardati.»

«Però ti abbiamo trovato dieci euro addosso.»

«Ancora con questa storia? Non me li avete trovati addosso, sono stato io a dichiararli al controllo. Gliel’ho spiegato ai tuoi amici: mi ha preso di sorpresa, me li ha praticamente infilati nelle orecchie.»

«Di sorpresa dici. Difficile da credere.»

«Ma porca puttana, quello è tornato al suo scooter mentre io iniziavo a raccogliere la mia roba, si è infilato il casco, ha acceso il motore e mi è venuto vicino con una sgasata. Mi ha fatto cagare addosso, per un attimo ho pensato che gli era girata male e mi voleva mettere sotto. Ma perché non facciamo cambio e non ci vieni tu a fare questo lavoro di merda? Così vedi che cazzo di gente incontri in giro.»

«Io ho già dato parecchio tempo addietro. E comunque non sono io che decido chi fa cosa. Per quello abbiamo un Capo. Non hai terminato il discorso: cosa avrebbe fatto una volta che ti è venuto vicino?»

«Cosa HA fatto. Si è sfilato i soldi di tasca, si è sporto dallo scooter, li ha appoggiati sulla custodia della chitarra e mi ha detto che con quelli mi ci potevo comprare delle corde nuove. Poi è schizzato via, non ho avuto il tempo di farci un cazzo.»

«Bevi un sorso di birra visto che l’abbiamo ordinata – grazie Signorina – . Avrai la gola secca dopo tutto questo parlare.»

«Puoi dirlo forte.»

«Bene. E ora veniamo alla parte che stai omettendo.»

«Porca troia, non di nuovo! Hai ascolt…»

«No, sentimi tu, adesso parlo io. Sono vecchio abbastanza da riconoscere quando qualcuno mi prende per il culo, perdona l’espressione. Nemmeno ti immagini quanto, sono vecchio. Ogni grattata di naso che ti sei dato sino ad ora e le tue gambe lasciate fuori dal tavolino in direzione dell’uscita urlano a squarciagola che non mi stai dicendo tutta la verità, perciò ora ascolta cosa facciamo. Possiamo restare qui dentro fino a quando non mi sarò stufato – succederà presto, te l’assicuro – e ti farò un rapporto talmente negativo che i miei superiori ti retrocederanno al grado di “cane abbandonato in autostrada” …»

«… non lo faresti…»

«Oh, puoi giurarci che lo farei. Oppure puoi approfittare dell’ultima possibilità che ti sto offrendo. Te lo chiedo ancora una volta: cosa-non-mi-stai-dicendo?»

«…»

«Allora? Sto aspettando.»

«… stare lì.»

«Non ti mangiare le parole, non ho capito cosa hai detto.»

«Che non potevo stare lì. La prima cosa che mi ha detto, quando gli è caduto il casco: che non potevo dormire lì. Sei soddisfatto ora?»

«Soddisfatto. Mi chiedi se sono soddisfatto. Come fai a farmi una domanda del genere? Non ti guardare i piedi, guarda me. Lo capisci quello che stiamo facendo, ogni santo giorno? Stiamo dando una possibilità alla gente. Una possibilità. Quella di dire la cosa giusta al momento giusto. Come puoi pensare che io possa essere soddisfatto quando falliscono?»

«Ma dai! Non puoi… chissà che cazzo gli passava per la testa in quel momento, magari aveva appena litigato con sua moglie, stava male il suo cane, gli bruciava il culo, che cazzo ne sappiamo. Si è corretto subito. Mi ha chiesto se stessi bene, mi ha offerto il suo aiuto, mi ha dato dei soldi.»

«Si è zittito la coscienza vorrai dire.»

«No, ha detto una cosa che non voleva e ha tentato di rimediare. Cosa c’è di così strano?»

«Conosci le regole. È come nei quiz: la prima risposta è quella che conta.»

«Avanti, sei tu a decidere, no? Ce l’avrai un minimo di discrezionalità. Dagli ancora una possibilità.»

«Non se ne parla, non ora. Non è ancora pronto.»

«Cristo, ma ti senti…?»

«Abbassa la voce. A volte mi sembra che non ti sia ancora chiaro per chi lavori.»

«Cazzo, hai ragione, porca puttana. È vero. Dici che mi ha sentito?»

«Beh…»

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