LA STRADA DELL’INNOCENZA di Mariangela Iozzino
Foto di pixabay
A tutte le persone vittime di violenze fisiche e psicologiche.
Ispirato a fatti realmente accaduti
Esordio
«Signorina, lei ha un vero talento! Le consiglio di dedicarsi alla scrittura. Ha una dote innata! Sa, dopo aver letto il terzo capitolo della sua tesi, mi è tornato il buonumore. Ero tornato a casa nervoso, ma il suo discorso sull’etica schopenhaueriana, inerente agli animali, ha avuto su di me un effetto rilassante. Complimenti!»
Sì, furono più o meno queste le parole del professore decano della facoltà di Filosofia “Spinoza” di Ravenna.
Laura avevo quasi ultimato la sua tesi di laurea in Filosofia morale: quattro capitoli, un lavoro intenso.
Il capitolo più avvincente era il terzo: la morale e gli animali.
Ogni tanto riapriva il libro rosso e rivisitava le pagine che le procurarono la stima del vecchio professore di Storia della filosofia.
Non le era mai venuta in mente l’idea di scrivere un libro, tantomeno con lo scopo di guadagnare qualcosa, ma l’incitamento disinteressato di quell’insegnante l’aveva gratificata al punto tale che le sembrò giusto ricambiare quelle parole.
Così, cominciò ad annotare qualcosa su un quadernone a quadretti che puntualmente, ogni sera, riponeva nel ripostiglio, gettato su un mucchio di scartoffie lasciate lì ad ammuffire.
Scriveva, ma non aveva il senso del tempo. Tutto le sembrava così demotivante, inutile.
Scriveva a singhiozzi, a sprazzi. I suoi scritti non avevano un filo conduttore che avvolgesse il tutto e ne amalgamasse il senso, proprio come quando si fa una torta e la farina ingoia ogni singolo ingrediente e non si distingue più il burro dall’uovo.
I primi capitoli narravano la triste storia di due gattini di strada morti lentamente a causa del cimurro.
Le lacrime che le uscivano dagli occhi e finivano sulle pagine del suo block-notes. Mise in quelle righe tutto il suo dolore per la morte prematura di due esserini innocenti.
Poi, niente.
L’ispirazione l’abbandonò e con quei gattini morì anche la sua voglia di scrivere ancora.
Sono passati circa vent’anni da quel giorno, da quando decise di riporre le sue carte nel ripostiglio della casa che divideva con i suoi genitori.
Quei fogli non ci sono più, o almeno credo.
Un vecchio amico le ha dato la spinta per riaprire il caso. Ma lui non lo sa…
Agosto 2017, sera d’estate, caldo afoso. Niente mare.
Tutto ricomincia da capo.
Questa volta a morire è un pesciolino rosso che Laura trovò riverso su di un lato dell’acquario.
Sembrava che si stesse comodamente rilassando accoccolato sulle vibrazioni del filtro che fungeva da Idromassaggio. Lo aveva notato in quei giorni, intento a piroettare nell’acqua, a scendere vorticosamente sul fondale e a risalire beato per nascondersi poi in un angolo della sua casa.
Credeva che si divertisse e che fosse un pesciolino ilare. Forse era proprio così, o forse quella piccola creatura tinteggiata di rosso aveva capito che erano i suoi ultimi giorni di vita e che, quindi, bisognava goderseli pienamente.
Il pesciolino morì. Laura invece ricominciò a scrivere, ricominciò a vivere.
Scese velocemente in strada. Aveva bisogno di respirare la vita come non mai.
Si fermava davanti alle vetrine dei negozi, sbirciava tra i profumi di una panetteria, salutava voracemente qualche vecchio ricordo, ora amaro ora dolce..
Percorreva con un respiro asmatico i bordi dei marciapiedi svuotati dai passanti che si dileguavano tra le vie.
Corse affannosamente dietro ogni nuova sfida, ogni anima le lasciava un sorriso.
E poi via. L’ombra dei ricordi era il suo rifugio preferito, svanito per far spazio al suo mondo interiore.
Vi abitavano immagini sconosciute, terapeutiche, che le guarirono l’anima.
Ne aveva di sogni. Nonostante le ali tarpate, lei voleva ancora volare. Almanaccava su come avrebbe potuto imboccare la giusta strada che l’avrebbe portata alla realizzazione dei suoi progetti.
Ognuno percorre i sogni che vuole.
C’è chi insegue le stelle che corrono spedite senza aspettare che tu le raggiunga. Chi si ferma incantato a contare le note di un pianoforte usurato dal tempo. Chi si meraviglia di fronte al sole che sorge e, intrepido, attende avido di vedere la luce mattutina espandersi nel cielo.
C’ è poi chi crede che Babbo Natale venga puntualmente a dicembre a distribuire i suoi preziosi doni e chi invece ha perso anche la speranza di vedere un tramonto. Catturata dalle sue fantasie, una volta Laura si era dimenticata di scendere alla fermata dell’autobus e così era stata costretta a ripercorrere il giro della città. Aveva sempre avuto uno spirito consapevolmente errabondo, ma quella volta non fu così.
Dovette aspettare un’ora prima di poter far ritorno a casa. Quando scese dal mezzo pubblico era tutta esagitata e pensava alle tristi conseguenze che l’attendevano.
In genere sua madre si arrabbiava molto quando faceva ritardo e non le risparmiava rimbrotti.
Una sera era uscita con degli amici ed era tornata tardi a casa. Il traffico delle macchine aveva sentenziato la sua sorte. Chi la aveva accompagnata non aveva rispettato l’orario di rientro impostole dalla signora Ginevra. Bastarono pochi minuti di ritardo per scatenare la rabbia della donna e tutte le immagini che Laura aveva davanti agli occhi si obnubilarono. Sembrava che il mondo l’avesse inghiottita in pochi secondi, che avesse divorato anche la sua gioia di aver ballato pochi attimi prima in una tranquilla discoteca. Non fu la sorte beffarda, né l’amico inadempiente a farle male, ma le mani possenti di sua madre che, aperta la porta d’ingresso, le arrossarono la schiena. Laura sentì una stretta alla gola che poi si sciolse nel pianto.
Quelle mani da cui agognava affetto e calore la punivano per niente. Cominciò a fraseggiare qualcosa per smorzare l’ira materna, ma le parole fuoriuscivano spezzettate, miste ai singhiozzi. Non era brava a perorare la propria causa, anche quando aveva ragione. La timidezza caratteriale ed il timore reverenziale nei confronti di Ginevra la rendevano vulnerabile, addomesticabile.
In molte occasioni la sua adattabilità ai severi ordini materni l’avevano disarmata interiormente. Le capitava persino di tartagliare nella fretta di dare spiegazioni su qualche suo sbaglio, su qualche distrazione..
Col passare degli anni imparò ad essere più recalcitrante e ad opporsi alle continue esecrazioni di Ginevra.
Nel frattempo, si erano accumulate molte faglie dentro di lei e ci vollero anni per ricomporle.
Avvolta e annichilita da una spirale di dolore, non di rado si ritrovava a piangeva raggomitolata nel suo letto nel buio della notte.
Spesso pregava e si abbandonava, poi, ad un sonno amaro.
Quanto male le faceva guardare lontano! Voltandosi vedeva una strada lastricata da mille dolori.
Finito il liceo, si iscrisse all’università, Corso di studi: Filosofia.
Amava molto immergersi nei libri, erano come degli amici cari che riempivano il vuoto delle sue giornate e che la confortavano nei momenti più cupi della sua vita.
A volte vagava con la fantasia in un mondo surreale, fatto di storie, sogni e racconti, gli stessi che incontrava nelle pagine dei suoi romanzi.
Laura ce la mise tutta per affrontare gli esami universitari e li superò tutti a pieni voti. Aveva appena ventiquattro anni quando si laureò.
Gli anni vissuti in quell’enorme agglomerato urbano furono piuttosto difficili, anche se meno carichi rispetto a quelli del liceo. Era dura affrontare la vita ogni giorno col cuore gonfio di lacrime.
Avrebbe voluto vivere la sua adolescenza come avveniva per la maggior parte dei ragazzi di età compresa tra i tredici e i diciassette anni.
Invece a lei erano stati imposti molti divieti, troppi per i suoi teneri anni.
Sua madre era molto autoritaria, suo padre, invece, era la Democrazia personificata, ma come spesso avviene, la tirannide aveva preso il sopravvento.
Quegli anni Laura li trascorse intervallando lo studio alla casa e la casa allo studio.
Arrivata nella grande città, tutto le sembrava troppo grande per la sua piccola vita. Non aveva idea dei serpentoni che dividevano le strade, così una volta stava finendo sotto un’autovettura. A salvarla fu la mano protettrice di uno sconosciuto.
A Marzo Laura si laureò a pieni voti.
Fu smistata presto nel mondo del lavoro con un bagaglio emotivo fragile. Al primo intoppo si sgretolò in mille pezzi.
Laura non aveva idea di quanta meschinità si potesse celare negli esseri umani, di quanta codardia si potesse velare dietro sguardi sottili e parole falsamente gentili.
Una volta, quando lavorava come operaia in una fabbrica di pomodori nel periodo estivo, durante una riunione la caporeparto l’aggredì verbalmente con parole ingiuriose. Laura non si era allineata col modus operandi delle altre operaie. Era per così dire refrattaria a quell’assertività forzata che l’avrebbe resa un automa, una lecchina come tutte le altre. La caporeparto si era messa seduta alle sue spalle con tutta la platea delle altre operaie di fronte. Nessuna intervenne per silenziare quella donna violenta e mascolina, nemmeno Laura. Rimase freddata da tanta violenza e non riuscì a proferire parola. Laura si alzò con molta dignità ed abbandonò la riunione. Mentre stava per raggiungere la porta, fu bloccata da una delle operaie che la strattonò e poi le diede una spinta. Laura indietreggiò fino a quasi cadere a terra.
«Ma chi ti credi di essere? Non sei nemmeno arrivata che vuoi cambiare le nostre regole! Qui abbiamo sempre fatto quello che ci hanno comandato di fare, senza fiatare. Vai via, non sei delle nostre!»
Laura rimase in silenzio e riprese il percorso che l’avrebbe condotta all’uscita.
Da quando lavorava in quella fabbrica aveva provato a stringere amicizia con qualcuna di loro, ma non ci era riuscita.
Le operaie temevano la sua presenza, la consideravano una minaccia per loro perché lei era una ribelle.
Durante un’altra riunione le era capitato di sedersi a fianco a qualcuna, ma quel posto occupato era diventato subito vacante dopo che Laura si era seduta.
Si verificò un altro spiacevole episodio: un’operaia colpì la testa di Laura con la propria borsa nell’atto di alzarsi durante un’ennesima assemblea e poi finse che fosse stato un incidente. Laura rimase davvero disgustata da tanta inciviltà.
Era come se quelle operaie avessero un’unica mente: ciò che pensava la caporeparto diventava virale e presto lo pensavano tutte allo stesso modo.
Laura era stata ostracizzata in quell’ambiente, ma aveva imparato a cavarsela da sola, così superò le frustrazioni.
Il giorno successivo all’ultima riunione, segnalò l’avvenimento all’ingegnere capo che non fece nulla per porre un rimedio al comportamento mobbizzante delle lavoratrici. Forse anche lui la pensava come loro.
“Se tutti erano abituati a mangiare sempre la stessa pietanza, perché mai ora avrebbero dovuto cambiarla?” si chiese Laura tra sé e sé.
Tutte ubbidivano ciecamente in cambio di qualche favore.
Laura non poteva e non doveva rompere i loro equilibri. Quella violenza psicologica rimase impunita.
Laura si licenziò.
Aveva una laurea in filosofia, ma all’inizio accettò di fare i lavori più svariati per soddisfare la sua esigenza di autonomia.
La prima mansione che le fu affidata fu quella di lavorare in una pasticceria.
Era estate.
Laura accolse volentieri quella proposta lavorativa e la svolse con piacere.
Le cose procedevano bene.
Una volta, Laura servì ad un cliente una torta di compleanno confezionata con gran cura. Si trattava di una Sacher austriaca preparata proprio da lei. Laura adorava le torte alla cioccolata e la Sacher era la sua preferita.
Il cliente ammirò l’attenzione con cui era stato decorato e confezionato il dolce e se ne complimentò.
Prese la torta e lasciò tra le mani di Laura il suo bigliettino da visita.
Dott. Mattia Tiziano Ravelli, chiamato dagli amici Mett.
Quell’uomo, rincontrato per caso alcuni anni dopo in un teatro durante la rappresentazione del Lohengrin di Vagner, sarebbe diventato suo marito!
Finita l’estate, Laura lasciò la pasticceria e questa volta accettò di lavorare come bibliotecaria in un comune nei pressi di Bologna.
Quell’ambiente le sembrava più familiare. I libri, la sua passione.
Finì anche quel periodo e da gennaio lavorò come segretaria in uno studio medico.
Svolse molte altre mansioni in seguito, prima di vincere il concorso che l’avrebbe portata, dopo una lunga carriera come docente in un liceo del Nord Italia, alla cattedra universitaria di Orlando, in Florida.
Si trasferì negli Stati Uniti in età matura, dopo che i figli si erano sposati ed avevano ottenuto un lavoro soddisfacente.
Nel frattempo, una cosa l’aveva imparata.
Non aveva più paura.
Il sogno
Passarono giorni, mesi, anni.
Laura era cresciuta nel frattempo.
Un bel giorno trovò il coraggio di partire: destinazione: Norvegia. Era da tanto tempo che desiderava andare via, lontana dagli occhi indiscreti di una mentalità ristretta. Spesso si sentiva sola perché le sue idee erano diverse da quelle dell’ambiente in cui si trovava, diverso il suo spirito libero, diverso il suo modo di parlare, di gioire, di camminare.
Amava leggere romanzi di ogni genere. A volte trascorreva intere giornate a studiare e imparava a memoria alcune citazioni.
Sollevando lo sguardo, una sera, vide l’ombra di una farfalla bianca annaspare sul soffitto della sua camera da letto. Lo colse come un segno del destino. Cercava un varco.
Lo trovò.
Aveva fatto le valigie, era partita.
Oslo: finalmente era arrivata a destinazione. Magnifici i fiordi norvegesi, magnifica la gente del posto, whisky per riscaldarsi.
Era stanca. Il viaggio era stato estenuante.
Giunta in albergo, se ne andò subito a riposare.
Laura aveva dormito per tutta la notte, proprio lei che soffriva spesso d’insonnia e puntualmente alle tre di ogni notte si svegliava agitata e non riusciva più a prendere sonno.
Si alzò, si vestì in fretta ed uscì.
Amava alzarsi di buon mattino, anche se questo era il periodo dell’anno in cui ad Oslo era sempre giorno.
Raggiunse un bar chiamato Drammen ed ordinò la colazione: marmellata ai frutti di bosco, latte ed un dolce alle mele farcito di mandorle.
Pagato il conto, vagò per ore attraverso le strade sconosciute della città. Ammirava i grattacieli che sembrava si incrociassero, il verde dei parchi e lo specchio delle acque.
Visitò il Museo di Munch, il museo delle navi dei vichinghi e l’immancabile teatro dell’opera.
Lei amava anche la musica. Ogni volta che assisteva ad opere teatrali, si immedesimava in uno dei personaggi e si sentiva come un gabbiano che solca il cielo ad ali spiegate o come un usignolo che dopo una lunga prigionia , esce finalmente dalla gabbia.
Spesso sognava di restare ferma nello stesso punto e di non riuscire più a muoversi, ma con la forza della volontà alla fine di quell’incubo, sbloccava le gambe ed iniziava a correre senza voltarsi indietro.
Poi si svegliava.
Erano trascorse circa sei ore quando avvertì lo stomaco brontolare.
Si era completamente persa in quel mondo fatto di realtà e di ricordi.
Una sosta e poi ripartì alla volta di Stavanger.
Non si era mai sentita così viva, così vera.
I giorni passarono in fretta. Sentiva nostalgia di casa, del profumo delle sue montagne, della sua vita.
Una luce al neon interruppe quel sogno. Era entrata nella stanza sua sorella Margherita.
Erano le sette in punto, l’ora di alzarsi.
Bergson ci insegna che c’è una differenza tra il tempo e la durata.
E la durata è un sogno.
CONTINUA
LA STRADA DELL’INNOCENZA è un romanzo di Mariangela Iozzino
Vinicio
Tanta intensità nell’esordio di Mariangela Iozzino In “la strada dell’innocenza”. Amarezza e dolcezza in un colpo solo. Ho voglia di leggerne di più. Grazie mille
viviana
Bellissimo il romanzo di mariangela iozzino, quando uscirà?
Francesco
Quando uscirà
Francesco
Quando uscirà????
Francesco
Quando esce?
Sara
“La strada dell’innocenza” storia interessante, dove possiamo Leggere il seguito?
rino
Bellissimo il Romanzo di Mariangela Iozzino, quando uscirà?
dora
molto interessante questo libro
Laura
Complimenti a Mariangela Iozzino per aver toccato argomenti così delicati e Attuali nel romanzo La strada dell’innocenza.
Ferdinando Gargiulo
Very interesting
Maria
Complimenti a Mariangela iozzino.
salvatore
Il Libro dellla Iozzino racconta del distorto rapporto uomo donna che Purtroppo rappresenta ancor oggi un dramma culturale della nostra Società.
Valentina N.
@Mariangela Iozzino Un romanzo che fa riflettere su importanti temi di Attualità. Complimenti!
Aylin
Complimenti alla signora Mariangela iozzino.!!!!
Anna calabrese
Complimenti alla signora Mariangela iozzino
Maria
Un libro che racconta Di una donna, un esordio accattivante, un preludio di sensazioni e stati d’animo Condivisi…Questo assaggio mi Basta per comprendere che la strada Dell’innocenza di M. Iozzino Sarà fra le mie prossime Letture
Virginia Di Martino
trovo molto bello il legame tra la vita e la morte. Ogni morte porta una rinascita. Toccante anche l’amore per gli animali. Inutile dire che c’è molto di te. Brava, Mariangela! Virginia
Anna Iozzino
Molto interessante il racconto “La Strada dell’innoxenza” di Maria Angela Iozzino
Francesco D.
Un romanzo molto interessante, complimenti all’autrice.
Alessio Gallo
Trovo “la strada dell’innocenza” molto interessante e riflessivo
Raffaella
Ricche Immagini di esperienze vissute si susseguono accompagnando la protagonista nel proprio Racconto. Un linguaggio Lineare, Controllato che Cattura la lettura per scoprire un qualcosa che sta per accadere…
Nunzia
Significativo e ben scritto il racconto di Mariangela Iozxino. Non vedo l’ora di leggerlo in versione integrale
Nunzia
Significativo e ben scritto il racconto di Mariangela Iozxino. Non vedo l’ora di leggerlo in versione integrale
Francesco D.
Un romanzo molto interessante, complimenti all’autrice.
Salvatore Rubbo
L’autrice, con Una scrittura asciutta e diretta, ti porta dritto e senza fronzoli nel mondo, nella vita e nella mente di Laura. Complimenti. Da leggere.
Angela Del Giorno
Lo stralcio del romanzo ” la strada dell’innocenza,a” di M. Iozzino, mi ha coinvolto, suscitando l’interesse Alla lettura completa.
Angela Del Giorno
Lo stralcio del romanzo ” la strada dell’innocenza,a” di M. Iozzino, mi ha coinvolto, suscitando l’interesse Alla lettura completa.
Angela Del Giorno
Lo stralcio del romanzo ” la strada dell’innocenza,a” di M. Iozzino, mi ha coinvolto, suscitando l’interesse Alla lettura completa.
Angela Del Giorno
Lo stralcio del romanzo ” la strada dell’innocenza,a” di M. Iozzino, mi ha coinvolto, suscitando l’interesse Alla lettura completa.
Salvatore
L’autrice, con un testo asciutto e sintetico, ci porta dritto nel mondo di Laura. ma ancora più efficacemente ci porta nelle sue emozioni. Complimenti, certamente un libro da leggere.
Raffaella
il romanzo di Mariangela Iozzino mi è piaciuto particolarmente e l’ho trovato molto interessante. Quando Uscirà?
Simone
Complimenti, il romanzo di Mariangela Iozzino è entusiasmante. Quando uscirà?
Simone
Complimenti, il romanzo di Mariangela Iozzino è entusiasmante. Quando uscirà?
Rosalba
Il romanzo di Mariangela Iozzino è un viaggio nella memoria individuale e collettiva con un obiettivo bifronte: riscattare le scorie di un passato sofferto e ritrovare in esso i germi di una nuova visione della vita. La scrittrice è stata molto brava ad usare uno stile linguistico onirico che lascia perplessità interrogative nel lettore attento
Angela Del Giorno
Lettura avvincente. Complimenti Mariangela.
Francesco D'Aqui
Un bel romanzo di formazione dove l’autrice scava nel profondo dell’io per conoscere se stessa e il senso della vita.
Tauriniensis
Un bel romanzo di formazione dove l’autrice scava nel profondo dell’io per conoscere se stessa e il senso della vita.