LIAM E LA FORZA DELLA MAMMA di Domenico Pio La Forgia

Liam era un uomo a cui piaceva scrivere; lo affascinava il mondo delle parole, dei significati, delle lingue.

Si chiedeva il perché come mai nel mondo ci fossero tante lingue, compreso la diversificazione dei vari dialetti.

Studiava in modo personale, raccogliendo più fonti, anche se, a causa della quasi sempre presente crisi economica, e non solo, era costretto ricercare delle fonti gratuite e molto economiche.

Ma questo non era affatto di impedimento per la sua passione; infatti, al giorno d’oggi, si possono trovare molte informazioni, se pur abbastanza generali, in merito a vari argomenti, grazie all’avvento della tecnologia.

Iniziò tutto con semplice curiosità personale, ma pian piano si sviluppò come una vera e propria passione che voleva prendere il suo posto secondario di hobby per diventare un’attività principale nella sua vita.

La sua mamma, notando, intelligentemente, questa sua caratteristica, lo spinse a partecipare a dei concorsi; lui era molto scettico, come lo era un po’ di tutti i sistemi esistenti.

Infatti, le sue esperienze, fatte in altri settori, non erano delle migliori. Facilmente si era ritrovato a partecipare a un qualcosa di organizzato che aveva ben oltre gli inevitabili difetti umani, ma vere e proprie mancanze di sistema, dovute sì ai problemi dell’epoca, ai problemi personali…e sicuramente, ad un guadagno economico spesso troppo al di sotto delle aspettative e dei lavori svolti.

Non vedeva quasi più nulla come un qualcosa di serio, ma ogni lavoro gli sembrava una specie di corsa all’accaparrarsi la posta economica in palio…e questa necessità spesso gli faceva vedere come anche la solidarietà umana trovasse la sua netta sconfitta nel contrasto con l’esigenza umana o con qualcosa che riteneva tale.

Gli sembrava che nella sua vita si fossero solo approfittati di lui; lo avessero solo sfruttato per interessi personali, soddisfatti senza tener conto dei suoi interessi.

Ma, per tener contenta la mamma, per far qualcosa ancora di sociale, decise di partecipare a qualche concorso letterario.

Liam, di origini francesi, ma vissuto in Italia, iniziò a scrivere qualcosa: si dedicava alla poesia, così come alla narrativa, ai racconti, ai romanzi, così come bandi e regolamenti di concorso richiedevano.

Già notava, nei regolamenti, nei bandi, un qualcosa di superficiale in merito ai requisiti di valutazione dei lavori, ma non si scoraggiò e continuò i suoi lavori. Partecipò a molti concorsi, dai quali riceveva sempre una stessa risposta, scritta in modalità simili: ci dispiace ma non risulta tra i vincitori.

Pensando a delle sue mancanze nello scrivere, decise di adottare varie tipologie di scrittura: dalla più sincera, ad un modo di scrivere più articolato e colorito, una scrittura con fonte più proverbiale, ad una sviluppata per andar oltre ai proverbi.

Ma i risultati erano sempre gli stessi.

Liam:

«Ce n’est pas possible!(non è possibile!) Ce que j’ecris, j’ecris rien ne va jamais bien! (Quel che scrivo scrivo, non va bene mai nulla!)»

La mamma:

«Tu dois etre vraiment en colere; e ne t’entends presque jamais parler français. Aber ich bin wutender, und ich sage dir, du sollst durchhalten…und ich sage es dir auf Deutsch.»

Liam:

«Ma mamma! Non è assolutamente possibile che quel che scrivo scrivo non vada bene mai nulla. Non mi ritengo un grande dotto in tutte le tematiche e gli stili linguistici…ma non sono neanche così ignorante come vogliono far credere.»

La mamma:

«Forse non vogliono farti apparire ignorante, ma c’è qualcosa nel tuo scrivere che non corrisponde ad un modello scritturistico per quei concorsi.»

Liam:

«Sono concorsi letterari organizzati da enti pubblici, associazioni che trattano importanti problematiche; posso capire quando si tratta di solidarietà, e non mi interessa in quel caso se vinco o perdo, ma, come si dice, per me è importante fare la mia presenza e dare il mio contributo…ma in altri casi…mi sembra uno scandalo. L’impressione che ho è che, non conoscendomi di persona o non rientrando in certe cerchie, mi viene preclusa la possibilità di vincere. Poi…sai…partecipo a concorsi dove si vincono somme simboliche che non basterebbero neanche a pagare le ore di lavoro impiegate. Non è giusto!»

La mamma:

«Tu devi cercare il modo per spuntarla; per me se scrivi qualcosa di veramente bello, nessuno può evitare di farti vincere.»

Liam:

«Sarà…ma…ricordi quello che avevo conosciuto tempo addietro, che preferiva le arti visive allo scrivere? Beh…ha partecipato ad un concorso artistico con una sua opera, non ha ricevuto alcun commento, non ha vinto e ha vinto un’opera che nel commento dalla giuria era palese che non sapessero neanche di cosa stessero parlando,  in quanto, nel valutare l’immagine di un bicchier di vino non si erano neanche accorti che era raffigurato un bicchier con un po’ di vino all’interno, ricordando l’espressione proverbiale delle due dita di vino da bere a tavola, e non, come hanno interpretato loro, un bicchiere riempito a metà, ricordando l’espressione proverbiale del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno…L’opera non l’hanno neanche vista più di tanto,  e l’hanno commentata…e l’hanno fatta vincere. Scandaloso.»

La mamma:

«Sarà stata una coincidenza. Comunque, per me devi insistere.»

Liam decise di ascoltare il consiglio della mamma, e continuò a partecipare ai vari concorsi…ma la storia non cambiava. Gli unici che s’interessavano ai suoi scritti erano le case editrici che cercavano scritti da pubblicare ma dietro un compenso economico, che, in modo del tutto incredibile, ricercavano dallo stesso scrittore…una forma di autoproduzione, del tutto sconsigliata dagli enti incaricati per la protezione dei diritti degli autori.

Era un qualcosa che risultava non solo ingiusto ma umiliante allo stesso tempo; e si chiedeva se la gente che è morta nelle guerre che hanno permesso il vivere del nostro presente più lieto, trovino un giusto rispetto in quelle tipologie di comportamento.

Certo non aveva certezza…ma la casistica non permetteva altre conclusioni.

Era scoraggiato, amareggiato…anche perché poteva solo essere tormentato dai dubbi senza alcuna certezza.

Comunque, non si perse d’animo…anzi…pensò bene di ribaltare la situazione; cercò di organizzare lui un concorso letterario.

Non fu affatto semplice: dovette contattare numerosi uffici, richiedere vari permessi, attendere molto tempo…ma alla fine raggiunse il suo obbiettivo.

Aveva realizzato, organizzato un concorso letterario così come lo desiderava: una tematica centrale che permetteva anche una tematica libera, per qualsiasi forma letteraria, dal racconto alla poesia, dall’aforisma, al romanzo.

Ma, a differenza di tutti gli altri concorsi, descrisse in modo molto chiaro i requisiti da rispettare, in modo che qualsiasi valutazione della giuria non potesse essere del tutto personale, lasciando lo spazio di punteggio dovuto anche alla scelta personale, come gusto proprio, che non avrebbe dovuto influire sulla vittoria, ma solo dare una sfumatura alla valutazione.

Istituì il premio della critica per chi rispettava determinate regole tecniche, che non vengono mai apprezzate dalle case editrici e dal commercio; ma voleva dare un giusto riconoscimento a chi meritava ma non era riconosciuto…un qualcosa di ancor più raro del poter avere dei requisiti tecnici da rispettare.

La giuria era formata da gente che doveva solo valutare in base ai requisiti prestabili, con un piccolissimo spazio al gusto personale, che non doveva assolutamente influenzare il risultato finale.

Non erano per forza docenti o gente con titoli vari; dovevano solo essere in grado di valutare il rispetto di quei requisiti…lavoratori, gente che ha frequentato dei corsi ma non aveva preso titoli…persone che amavano l’arte, la cultura, e che mostravano un interesse intellettuale per le opere letterarie.

Un gran successo.

Chi vinse i premi in danaro, decise di spendere quei soldi nella città dove si organizzò il premio; Liam rimase molto contento e soddisfatto, così la sua mamma, che molto ci teneva, in particolare al premio della critica, e al riconoscimento tecnico artistico.

Liam non seppe mai se quei concorsi fossero realmente pilotati, o influenzati, ma rimase con i suoi sospetti…

Decise di non partecipare più ad alcun concorso, ma si dedicò all’organizzazione dei concorsi; anche se, per far piacere alla mamma, si concedeva di partecipare solo a qualche concorso che prevedeva il premio della critica.

Qualche premio lo vinse…

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