NELLA RETE di Tina Giordano
In qualsiasi momento storico, le parole, le riflessioni, non possono essere messe a tacere.
Ogni epoca ha i suoi bagagli, le sue battaglie, le sue tentazioni, alimentate da eventi subiti.
Le malattie e le sofferenze fanno parte del nostro repertorio, io ne so qualcosa, infatti. Nel 2007 ho avuto una “Storia di malattia” che mi ha messa a dura prova, permettendomi di comprendere le prove della vita.
Nel tragico “Periodo Pandemico” ho cercato di ascoltare, annotare, ricordare, volando, con le ali della fantasia, proprio come un bruco, che frange la crisalide, focolare di tepore e serenità, si mette nelle condizioni di volare liberamente, come una splendida e leggera farfalla.
Pur tra baracche, di legno e lamiere, il mio vento è soffiato nella direzione giusta del terreno,
senza opacizzare la quotidianità.
La Storia, anche “quella minore”, tra le mura domestiche, “è maestra” solo per chi diventa discepolo.
Il periodo d’isolamento ha insegnato che la vita è un bene fugace e di enorme valore, spero
che “La Rete” del Coronavirus, che ci ha visti in trappola, “A stare a casa”, non ci abbia fatto
perdere tempo, come a renderci consapevoli, “Che il Tempo”, ci appartiene, pur se provvisorio, misterioso e inafferrabile.
Dedico queste mie pagine, alla memoria di quanti sono deceduti, in questa pandemia, senza aver avuto il conforto e il saluto dei propri cari.
Siamo tutti vulnerabili e dietro ogni lezione difficile, complicata c’è sempre una profonda verità di saggezza. Come tutti voi, spero, presto, di poter godere del grande potere della liberà, un bene molto caro e prezioso.
“Il mio mondo” …
La mia casa è il mio mondo, adesso…
Le nuvole ricamano il tramonto,
le finestre riflettono quel che sarà…
Una bambola mi inonda di Primavera,
mi dona la sua mano…
Biancaneve, i nani, popolano, si affollano
come maestri di vita.
Volti, immagini, spazi, occupano il mio Tempo…
Pitturo oceani, mari infiniti, riflessi di onde,
velli di cieli, tra tanti gabbiani…
Quanta magia, scorre nel “mio Tempo senza lancette”
Come un immenso sogno, vedo rose senza spine, petali
vellutati, spighe di grano, tra bianche farfalle…
Nel mio mondo, non ci sono guance di pietra
e gelidi bui: la bellezza, incendia, colora, culla, fogli
dagli incensi profumati.
Come folgore, la mia poesia sorge, declama tra pendii
imponenti e sublimi…
Il coronavirus
Secondo gli Studi condotti dal dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche dell’Ospedale Sacco di Milano, l’origine dell’epidemia da Sars-Cov-2 può essere collocata tra la metà di ottobre e la prima metà di novembre 2019. I primi casi in Cina a Wuhan, conclamati di Coronavirus, si sono verificati a dicembre ed estesi nei primi giorni di gennaio.
Siamo parte della natura, di una natura che fa parte del pianeta. Quando più si distruggono gli ecosistemi, più smuoviamo i virus dai loro habitat naturali.
Tante epidemie si sono susseguite nella storia a intervalli di tempo imprevedibili e negli ultimi 100 anni, come, la febbre spagnola del 1918, la più severa con 20 milioni di morti, nel 1957 (Asiatica), nel 1968 (Hong Kong) Virus A.
La SARS, l’Ebola, le abbiamo viste e sentite lontane.
Sono passati molti anni e sembra di raccontare un’antica favola.
Da sempre la Salute è “un bene pubblico globale” che va difeso a beneficio di tutti.
Come le altre epidemie, il Coronavirus ha colpito specialmente i poveri, nel loro silenzio di strada, gli anziani in case di riposo, nonostante le posizioni distaccate.
Ci vorrà del tempo, dicono gli esperti per trovare il rimedio di questa malattia, dei mesi per scoprire e ottenere una medicina capace di fermare l’epidemia.
Per ora ci resta l’attenzione alle nuove regole di comportamento, che ci vengono quotidianamente ricordate, attraverso i mezzi di comunicazione. Trasmissioni televisive, contatti virtuali, hanno nutrito la solitudine di tanti. La nostra vita si è adattata a settimane bianche e feste in musica ai balconi.
L’epidemia, divenuta, poi Pandemia, ha investito non solo la Cina, ma anche l’Italia, l’America, l’Africa, la Germania, si è diffusa nel pianeta in un baleno.
Non si può dimenticare la storia dell’uomo, vista come storia di conflitti, guerre, lotte di potere per conquistare terre e assoggettare popoli. Nel tempo si sono intensificate le forme di cooperazione della vita e dell’uomo.
Il bollettino dei contagi è stato sconcertante, specialmente in Lombardia, quartiere generale.
La pandemia ci ha visti aprire le case a tutti, in video come nei selfie e nelle foto socializzate.
Abbiamo raccontato di noi, oltre le parole e gli sguardi, la nostra condizione, costringendoci con la fantasia a “riempire i polmoni di libertà”.
Gli effetti di questa malattia hanno condizionato anche le abitudini e i riti di chi frequenta la chiesa.
Un diffuso smarrimento civile, religioso ed economico. Penso al sacrificio di tanti medici, infermieri, operatori sanitari, volontari, operai, protezione civile.
Un bene svelato, il meglio di una comunità che ha parlato di solidarietà, di silenzi, in strutture precarie.
La pandemia ha coniato maestri di feconda interiorità.
Molti sono stati capaci di albergare in sé stessi, cogliendo la pienezza della vita nell’autenticità.
La crisi che ha coinvolto il mondo intero è stata anche quella dell’11 settembre 2001.
Un impatto globale, con il rafforzamento del patriottismo.
Il male, spesso, sopravvive dentro di noi anche ai peggiori virus, convivendo anche bene.
La condizione nuova, spiazzante, ha influenzato il sistema industrializzato in tutti i settori.
Nelle aziende nelle scuole c’è stata la scoperta dello Smart Working.
Uno strumento originale, un approccio creativo per evitare i rischi di contagio, rimanendo chiusi in casa. Un risparmio di stress, traffico, tempo, inquinamento, per incrementare il benessere del lavoratore. È stato usato un tempo utile e produttivo, stando in compagnia della famiglia, dedicandoci a progetti e attività che abbiamo accantonato, leggendo, ascoltando musica, guardando film, studiando, scrivendo, dipingendo.
Tutti viviamo un presente scomodo, ma occorre cercare di trarre il meglio da questa situazione così complessa.
Per quanto drammatica, questa emergenza finirà.
Saremo capaci di vedere con occhi nuovi la realtà.
La cultura della convivenza ci deve insegnare a vivere una nuova normalità, fatta di maggiore attenzione, pur di minori contatti. Per noi, popolo mediterraneo è senz’altro una privazione, ma la salute e la vita sono un bene primario.