QUELL’ESTATE FANTASTICA di Vanessa Maggi
Il mangiadischi e la musica
Dallo sguardo quasi saldato sul mangiadischi color aragosta, potevi scorgerla ammaliata, Sara, come se si fosse trattato di una scatola di gustosi cioccolatini da far venire l’acquolina in bocca, nella quale, anziché scartarvi la sorpresa la inserivi con la mano, nella fessura stretta, buia e misteriosa.
Con quei vinili rotondi come girelle di liquirizia, che al sole si liquefacevano, quasi, fatti di solchi rigati dai quali magicamente si libravano note e desideri mescolandosi all’etere, si creava uno spazio aereo immaginario, dove planavano velivoli che trasportavano sogni. Quel mangiadischi si aggiunse alle tante sorprese di quella torrida e magica estate.
I pomeriggi assolati li trascorreva in compagnia della sorella maggiore, Grazia, che si comportava come fosse più piccola, per riscuotere le zelanti attenzioni dei genitori apprensivi, ragazzini alle prime armi con l’amore, che serbavano nel cuore una voglia smodata di libertà.
La gestazione era stata forse troppo prematura e così era nata settimina, un esile fagotto che gemeva stridulo, mentre tentava di divincolarsi nervosamente dalla bendatura stretta, mostrando la pelle arrossata di coniglio spellato e raggrinzito; questo il racconto più volte citato della mamma, quando la vide per la prima volta.
Si faceva chiamare Lucie, la mamma, poiché detestava i nomi propri dei santi, modificando quel Lucia troppo cattolico, che sua madre le aveva apposto per proteggerle gli occhi delicati di ceruleo, e che lei aveva invece adeguato all’ambiente della moda francese.
La piccola Grazia, sin da tenera età e poi crescendo, si ostinava perpetuamente in comportamenti infantili e capricciosi per conquistarsi la piena di quelle considerazioni talvolta asfittiche, una premura dettata da un velato senso di colpa, sebbene il “peccato” non fosse stato rivelato: l’averla concepita prima delle bianchissime nozze ricamate di trine e di velo, con tanto di strascico, rigorosamente candidi, nella cattedrale di città.
A piedi nudi sull’acciottolato, ancheggiavano assieme, l’una contro l’altra, le sorelle, illuminate da fili di luce sottili come le loro speranze puerili, ma roventi da fendere le iridi, protette a fatica dalle palpebre schiuse, in una smorfia che le mostrava perennemente accigliate, una crespa che sembrava un cruccio incollato lì dalla nascita, e che soprattutto a Grazia rifletteva quel temperamento che andava sempre più modellandosi in umbratile e schivo, dovuto a episodi prematuri di bullismo. Si accordava però assai male quel cipiglio, alla bellezza angelica di labbra rosate, capelli biondi con riflessi ramati, che cadevano a boccoli fluenti sulle spalle, e gli occhi chiarissimi, di un celeste che pareva un cielo intinto di luce.
Grazia aveva proprio “fatto la grazia” di occupare con ogni mezzo, e in ogni istante della giornata, i pensieri ansiosi di Lucie e di Pietro. Vedendo i genitori affannarsi per un nonnulla, si compiaceva di quell’attenzione costante, e s’incaponiva in un gioco illogico di pretendere, frignando, anche laddove non si rendeva necessario.
«Le hai messo il cappellino?»
«Ma è estate!»
«Sì ma la bimba prende freddo, lo sai che è fragile».
«Attenta alla bambina, potrebbe cadere, guarda come ciondola dal seggiolone!»
Così erano soliti avvicendarsi in continui affanni i genitori, un ininterrotto sforzo che dava trepidazione a chiunque si trovasse nei paraggi e che aumentava se combinato alle premure cantilenate delle nonne e delle zie. Quella preoccupazione costante aveva un che di capzioso, poiché segnava il confine delle mutue colpevolizzazioni, ch’era difatti molto sottile.
CONTINUA
Giuseppe
Bellissimo racconto pieno di desideri, di sogni in una estate adolescenziale. Brava
Giuseppe
Bellissimo racconto pieno di desideri, di sogni in una estate adolescenziale. Brava
Pino
Un racconto caldo e avvincente, mi auguro di leggere il seguito Inchalla
Mario
Bel racconto, complimenti all’autore. Brava.
ALBY
Fantastico Il ricordo Suscitato da quelle immagini che tutti noi ragazzi degli anni 60 abbiamo scolpito nel nostro cuore … poi artivano anche profumi e colori della nostra infanzia vissuta Nel trpire famigliare.
Che bel regalo grazie Vanessa
Giovanni
Un racconto pieno di emozioni vissute. Complimenti.
Eros
Bellissimo