QUESTIONE DI ATTIMI di Daniela Bianchi
genere: UMORISTICO
Lei mi guarda.
Io la guardo.
Lei mi sorride.
Sono suo.
Ha la morbidezza di un profumo rimasto sul cuscino, l’eco di labbra morbide tra capelli spettinati.
È un vestito di seta appallottolato sotto al letto, lenzuola arruffate e una sbavatura di rossetto sulla mia guancia.
Sa essere affascinante così come il sole sa che deve sorgere a Est.
Inevitabilmente.
Senza possibilità di scelta.
Lo sa nel suo modo di parlare, nel modo in cui la caviglia accompagna il piede quando cammina. Ne è certa nel modo in cui lascia l’impronta del suo bacio sul bicchiere di Porto e mentre s’accarezza lentamente le calze, per farmi morire a piccole dosi, ai piedi del suo letto.
È stata lei a scegliermi.
Su questo non ho alcun dubbio.
Fa parte di quella fetta della popolazione femminile che ti permette di credere che sei tu a fare la prima mossa mentre loro hanno già deciso quale sarà il tuo destino.
Attacco bottone con un “Ciao” qualche “Cosa fai bello a quest’ ora” e le solite frasi di repertorio.
Come se funzionassero con donne del suo calibro.
Leggo nel suo imbarazzo che sta cercando un modo carino per rifiutarmi e non la biasimo. Lo farei anche io al suo posto.
Glielo confesso. La faccio sorridere.
Le offro di nuovo da bere, lei ricambia per il giro che segue e facciamo tintinnare i bicchieri perdendoci ancora in mille parole inutili.
Ride con generosità alle mie battute stantie ma sono io a trovare più divertenti le sue. È brillante e misteriosa, come le più belle notti d’estate. Finisco per parlare di me e dei miei sogni con quella libertà che solo due chiacchiere tra perfetti sconosciuti ti regala.
Lei non giudica. Mi ascolta. Parlare è semplice e le ore si sciolgono come il ghiaccio nei nostri drink.
Penso che probabilmente domani avrà dimenticato il mio viso ma adesso il mio cuore salta qualche battito mentre lei fa scorrere lentamente l’indice sul bordo del bicchiere.
Sono già creta nelle sue mani.
“Andiamo da me” dice dopo un po’, con quelle M che sembrano baci. La sua non è una domanda. È una frase che lascia appesa tra noi due, un filo di Arianna che non porta fuori dal labirinto ma mi ci fa entrare.
Non parla.
Aspetta che io mi muova.
Non ha neanche preso in considerazione che io non lo faccia.
Non la smentisco.
La città scivola sotto ai nostri piedi e si ferma piazzandoci davanti un palazzo e un portone. La sua chiave scivola nella toppa e si ferma dopo un clack.
Mi prende per mano e saliamo quegli stretti gradini a due a due. Io, come un perfetto scemo, resto ipnotizzato dal movimento leggero e ritmico delle sue gambe. Esili colonne del tempio della perfezione, si fanno un baffo della gravità.
L’uscio di casa è esattamente dove ti aspetteresti di trovarlo: dietro a uno zerbino che ci dichiara il suo benvenuto e ci lascia entrare.
Poche parole su un divano scomodo.
Aliti dolciastri di uva fermentata e invecchiata si fondono.
Le sue labbra sono morbide e promettono il paradiso. La mano insolente scivola tra la pelle e la stoffa mentre le fusa di una zip discende la curva della sua schiena.
Io ricordo a malapena come si fa a respirare.
Lo desideriamo entrambi e la seta scivola scoprendo pelle ancora più liscia.
Vestiti a terra come gusci vuoti. Superflui. Eccessivi.
L’assoluta danza di due corpi tra le pareti di una stanza.
Le nostre dita si intrecciano. Non esiste nient’altro.
Siamo solo noi al mondo. Anime che parlano con la stessa musica.
Attimi rubati a questa notte e molte altre ancora.
È il destino che ci ha guidati l’uno alla vita dell’altra. L’amore predestinato di una vita. È…
Lei mi guarda.
Io la guardo.
Lei paga per il suo Porto e se ne va.
Sono un cretino.
QUESTIONE DI ATTIMI di Daniela Bianchi
genere: UMORISTICO