RIFLESSIONI SU UN VIAGGIO INTERIORE di Gerardo D’Orrico
genere: PSICOLOGICO
Desideravo ardentemente incontrarti di nuovo, liberamente e senza alcun timore nei confronti dell’altro. Già da qualche giorno immaginavo il nostro incontro, sapendo di aver scelto il regalo perfetto per te. Ma non credere che gli altri siano stati corrotti; piuttosto, è come se si siano spostati su un piano differente, lontano dalle convenzioni. Società e successo sembrano oggetti da collezione, metodi per affrontare il complesso concetto del bene, che a volte appare sfuggente. Ci hanno sempre insegnato che ci vorrebbero mesi o anni per diventare qualcuno, mentre il compagno accanto a te ti sussurra, come un ricordo del tuo passato. Ecco, sono questi i dubbi che si insinuano tra il bene e il male.
La noia persiste immutata… non riusciamo mai a trovare un accordo, ma questo non è il nostro problema. Sembrano tutti oggetti senza anima, una volta che una crepa si è formata nei nostri corpi umani, e queste oggettività di cui si parla così poco, o a cui ci si riferisce, si trasformano in case, palazzi, e verde. Dovremmo essere noi a plasmare la nostra visione del mondo, come se fosse un software di cui noi siamo gli unici utenti, autori e programmatori. Il resto, a volte, è solo nebbia, non per mancanza di volontà, ma per altre ragioni, come la fame. E quel giorno arriverà, lo sai bene.
Penso a te ogni giorno… hai ancora qualcosa da dire? Continuiamo a risolvere i dilemmi umani, e sappiamo cosa sia il male oggi, ma il bene rimane un concetto sfuggente. Ci ricordano sempre qualcosa che conosciamo, e parlano quando possono. In un minuto, sembra impossibile prevedere tutto ciò che accadrà oggi, ma guarda un orologio o osserva la natura oltre il tuo braccio, e capirai che c’è sempre qualcosa da fare. La vita nasce in un istante, e dobbiamo essere grati per ogni respiro. Non sembra così chiaro, ma è la realtà. Gli “amici” potrebbero essere eretici o blasfemi, non umani. Questo non funzionerà mai. Se desideri qualcosa dopo la televisione o un topo, parla dall’angolo giusto quando pronunci parole o taci, non essere evasivo. Pensare ai dubbi degli altri come se fossero i tuoi, e se guardando fuori dalla finestra vedi la spazzatura umana, pensa al fuoco.
La nostra vita è un calcolo necessario ma incompleto per ora. Continua il tuo cammino, osserva come parlano gli altri. Rinfrescati, mangia e riposati pensando agli altri giorni della tua vita. Hai qualche suggerimento in questo mondo di ladri? Incoraggia, forse non immagini quanto sia necessario. Ora lo sai? Continua il tuo percorso fino alla piazza, o forse hai bisogno di chiamare un avvocato. Hai già finito, ed è tutto così semplice, vero? Perché fingere qualcosa che non è, o forse due o tre altri motivi, come la bella foto della realtà. Vieni nella stessa piazza con la tua età grandiosa, dove vado io, signore al cubo. Quello che volevamo sono le altre cose del giorno. Non so se ricordi il silenzio o il tradimento, ma non voglio sentire niente da questa Calabria bassa e soleggiata. Quindi dimmi, chi ha rubato il Sole, la vera luce delle cose? Sarà chi ha ucciso?
Non sei ancora qui, nostra bontà. Sta arrivando la primavera. Dove nasconderai il tuo insetto, la tua noia, o il resto del pianeta che non può dichiarare di essere nel male, o dire che le luci si sono spente? A chi appartiene la pace, in fondo? Trattali bene, non hanno risolto nulla in dieci anni. Dieci età fa, la stessa frase, ma la legge rimarrà sempre la stessa, anche in un altro paese, dieci anni fa, con continui ostacoli. Dicono sempre le stesse cose. Riesci a non uccidere tuo padre, la tua ragazza invece del tuo male. E poi, improvvisamente, il buio. Una rottura vera. Il tuo occhio, il mio occhio, poi scivolerà via. Quando arriverà? Sarà che il bene è solo materiale, forse l’orario non reggerà la sedia, o sei una donna che dorme in pullman. Smettila di affittarti una spalla.
Il mare sembra più blu, e quelle non sono questioni di bene ma spirali di deserto, false figure che parlano oltre. Questo mare calmo è penetrato. Sorridi, fai un sorriso, chissà chi capirà il bene oggi. Tutti chiedono a quell’ora. Non è necessario immaginare cosa pensano dei mali, ma ero anch’io un abitante quel giorno. Quanta omertà nella vita mondiale. Dimmi, cosa volevi? Mi ha detto il gatto: l’ufficio è nella strada indicata, sperperiamo tutto il tempo in questa vita e non cogliamo l’attimo dell’adesso. Ladri favoriscano le credenziali. Andiamo dove già sappiamo. Un modo preciso di fare, i nostri dialoghi per raggiungere prima un discorso, sono la nostra intera esistenza.
Ciao, essere terrestre del giorno. Il tuo prossimo o la mia vita, senza più depressioni. La precisione è come uno stomaco. Chi si occupa dei nostri questionari giornalieri per capire cosa sta succedendo? Cosa vogliono da noi? Poi tutti tacciono, fermi, ma ci sono sempre altri due o tre motivi per agire ancora. Forse più in là c’è ancora il male, o chi vive in via Agata. Il miglior nemico potrebbe essere tuo o mio padre. Parole di parole, cose fritte dalla mobilia dei turchi. Dove sono finiti tutti? Cosa diranno i terrorizzati dalla Ferrari, sogno degli italiani? Gli italiani stanno zitti, bene. Sembra un lavaggio auricolare da parte di molti neuro-umani coinvolti. Diventa una tumulazione di organi entranti o uscenti. Lo so, sarà solo il mio esofago, e la modesta passione illuminata dal neon. Solo parole dette di fretta al bar, che brillano come qualcosa che desideri. La mia terra, così continuava il pomeriggio, promette una primavera profumata.
Saluto la donna più viva del mondo, sei la benvenuta questa mattina, alla luce del Sole, cara residente, in quella parte del mondo, in un prospetto malato e ingiuriato, forse i nostri amici sono tutti corrotti. Ma l’anno zero undici rimane tranquillo. Il prossimo anno lo sai già, in un quarto d’ora diventa tutto. Non eri tu a essere ucciso dalla gente, ma se non parli di intrusi, ti confondi e ti ritiri. Sai dove stiamo andando, o forse è già finita? Non c’è tempo per una legge fondamentale mai realizzata. Articoli di concretezza a cui non si può dire di no. Sembrano uguali per tutti gli abitanti, anche se nel corso dei secoli un software fatto di gesti, tabelle d’amore o di materia ci fa vivere, mangiare e governare la storia, verso il bene, il bello, continuando a esistere nel senso di non morire, procedendo verso i nostri atti pubblici di non morte, o di vita oltre il male.
Sarà in un modo davvero per tutti, in modo che il male resti difficile da riconoscere in una persona, anche se ci duplica un’idea o ci vuole tutti zitti per la vera forza di sopravvivere con gli umani piccoli e grandi. Era un falso, ma quale sarà la luce al neon, o la legge ottimale? Dove vuoi andare se non hai, o se non è tuo e originale? Dove sei, lui è lì. Non può continuare a dire cose insostenibili, sembra che oggi non ci sia un altro giorno. Il colore è già stato scelto. Se non sei eretico o il peggiore tra i bracci, cosa c’è da fare? La vita si distacca o si perde in un film, il mondo è fuori, come il gusto del convito. Buona giornata, amico. Fermati dove la morte non c’è e risveglia la tua coscienza.
Andiamo nel soggiorno, ho del liquore. Siediti sul divano. Anche se hai l’iPhone, il proprietario di Apple non è più vivo. Cerca di frenarti, sarebbe bene lasciarli pubblicamente, dannosi in diversi ambiti. Zombi inattivi bruciano, o forse sono solo un palo alle carte. Un’asta, la carne dei governanti senza sangue. Premi quel pulsante e vai via. Non possiamo ripetere cento volte le stesse questioni con un solo problema. Non guardare troppo le persone in faccia mentre torni a casa.
Qui, prima era Pasqua, ora è nuvoloso. Tra le nostre comunicazioni interrotte e il mal di mare della settimana scorsa, forse oggi è colpa dell’aria, o forse no. Cosa afferma la gente, o cosa non sai? Altre cose nessuno le dice o le fa. Cosa vuoi sapere verrà subito dopo un precipizio. Viviamo secondo una sola legge, salta il fosso, chissà, forse è sempre stato ciò che volevamo. Gli anni scorrono, così come i comportamenti organolettici degli umani oggi. Non sembrano questioni di nessuno, eppure si presentano. Continua, vediamo come procede. Se si spegne, è meglio alzare le ali. Forse qualcuno si ferma. Caro antistaminico, forse troveremo l’altro senso nella quiete. Lievemente scorre il giorno.
Potrebbe essere uno strumento reale, “il parallelo”, che non dovevi conoscere, un rapporto che facilita l’osservazione su un soggetto, tipo oggi è come ieri in un mondo di perduti, o sarà facile perché mi guardi. Non sai che io già so? Vuoi fare pace, non sono affari personali, prosegui per arrivare a casa. Come sempre, il Sole dice cose buone, dì tu ciò che desideri.
RIFLESSIONI SU UN VIAGGIO INTERIORE di Gerardo D’Orrico
genere: PSICOLOGICO