STROKKUR, FIGLIA DI GEYSER di Maria Teresa Necchi

È la riproduzione di un magico viaggio in Islanda che ha lasciato, in una giovane coppia di giramondo, carezze emotive così profonde da indirizzarne le scelte per una vita intera.

In là nel tempo, con la stessa forza straordinaria con la quale Strokkur sbuffa sull’isola di ghiaccio, calda più del fuoco, una Piccolina si presenta al mondo.

Il suo acuto di soprano si distingue con la medesima magnificenza e sembra dire:

«Eccomi, sono arrivata e mi scoppia da vivere!»

La scelta del nome da darle provoca nell’aria un vortice di alternative che fa perdere la trebisonda. La lista delle proposte è un’autostrada sterrata a più corsie dove il sorpasso è vivamente consigliato.

Prendere dai santi del calendario, mamma e papà non se la sentono; rubare dalle serie TV più gettonate del momento, non se ne parla proprio; attingere dai suggerimenti ricevuti, nemmeno. 

«Deve rispecchiarne il cuore pulsante, calzare a pennello con il suo spirito di guerriero ed esserle d’augurio. D’altronde, sarà la carta d’imbarco per la sua brillante avventura.» ripetono i due giovani genitori.

Continuano a cercare nei ricordi, alla ricerca di una risposta valida.

All’improvviso, riaffiora una storia di viaggi: “I 5 sensi dell’Islanda più uno: la meraviglia”.

L’aveva scritto mamma, pubblicato in un’antologia divenuta famosa all’epoca in cui la parola su carta suscitava ancora entusiasmo.

Le pagine appaiono ingiallite e usurate nell’angolo inferiore destro, a riprova di un’assidua rilettura, e presentano ancora il profumo di libro antico che rende viva la riscoperta.

È il racconto di un compleanno dei primi tempi.

«È qui che dobbiamo cercare, dove i quattro elementi essenziali per la vita, terra, fuoco, acqua ed aria, danno un valore simbolico per l’esistenza e la personalità delle specie. Qui troviamo la spiritualità che cerchiamo!»

Procedono, quindi, certi di trovare il loro Santo Graal.

«Ti ricordi l’arrivo? Senti qui. Sembra di riviverlo. Ed è solo l’inizio.»

«Wow! Promette bene. Quasi non ci credo. Ma l’ho scritto io!? Continua dai!»

«Ok. Ci sono. Questo merita: la gita con i cani da slitta.»

«Beh, decisamente notevole ma non ha esattamente il pathos che intendo. Manca quel certo non so che di… esplosivo, direi!»

«Hai ragione. Il Katla non ha sbruffato a raffica lapilli incandescenti. Andiamo oltre. La meraviglia ci attende.»

Rileggono, con un’escalation emotiva da holter pressorio, il passo che descrive la zona geotermale dei geyser nella valle di Haukadalur.

D’improvviso, i due avventurieri scoppiano in un grido di euforia, all’unisono:

«Evvai, sì, trovato! La chiameremo Strokkur, in onore di quella magica esplosione d’acqua bollente e vapore che desta l’ammirazione di ogni spettatore. E come i geyser, nella vita avrà cambiamenti eclatanti che la faranno procedere sicura e coraggiosa verso il suo destino.»

E così è stato.

È una giornata di vento burrascoso.

Il cielo plumbeo promette tempesta e coriandoli di ghiaccio lanciati con furore.

Strokkur è in attesa di ripartire con il suo monolocale a quattro ruote al riparo del suo albero del cuore, un maestoso tiglio bicentenario, con enormi foglie ovate di color verde intenso.

Aspetta, remissiva, l’arrivo degli scrosci d’acqua tra i rami.  

«C’è un palloncino lassù» mormora tra sé. «Sì, s’intravede un palloncino ingarbugliato tra le fronde».

Si avvicina, si allunga come una molla nel tentativo di prenderlo.

«Uffa, è troppo in alto!»

La sua agilità non basta.

Ma non demorde. Nemmeno la possibilità di esser colta sul fatto dai suoi alunni, rischiando di finire in rete con un video virale che spacca.

Si arrampica, come faceva nel frutteto di papà, e lo afferra.

«È rosso, ma è tutto sbiadito ed anche un po’ sgonfio. Di sicuro ha una sua storia da raccontare.»

Lo guarda attentamente, lo scruta, lo studia.

«Ma dai, c’è qualcosa dentro!»

 «Che faccio?»

«Lo sgonfio del tutto?»

«D’altronde, il legaccio non tiene.»

Cerca di contenersi e sale in macchina.

«Ho bisogno di una certa intimità per assaporare questa meraviglia!»

Nel frattempo, i ragazzi escono da scuola ed il caos rischia di sminuire l’incanto.

Si sposta.

Il vociare smodato ma allegro la distrae ancora.

L’impulso tempestoso di scartare il regalo si ripresenta.

Si trattiene di nuovo, finché trova un angolino per riflettere sul da farsi.

«È una delikatessen e va degustata regalandole tempo. Cerca di darti una calmata!» mormora tra sé.

Convinta, si dirige poco più in là.

Poi, con estrema curiosità, ma coccolata dalle note del silenzio, si dedica interamente al suo tesoro.

Dentro lei intravede l’immenso.

«C’è un foglietto arrotolato. Chissà quanto avrà viaggiato. Questo valoroso messaggero merita il rispetto dei prodi cavalieri per aver solcato vittorioso imperi d’acqua e fuoco.»

Strokkur si sente in fermento.

È impaziente.

Vuol saperne sempre di più.

L’immaginazione galoppa.

Gli attimi che la separano dall’apertura sono interminabili, eterni.

Ma manca poco ormai.

Accarezzato dal tempo, lo spessore delle pareti si è assottigliato a dismisura diventando trasparente e…, ancora un attimo che sembra non finire mai, poi esplode la meraviglia. Strokkur recupera il papiro magico e si accende l’incanto.

«È fermato da un anellino nero. Sembra di lava. Eh, sì. È uguale. La riconosco. La stessa del ciondolo regalatomi da mamma. L’aveva preso durante “quel” viaggio entusiasmante in Islanda.»

Lo srotola con meticolosa attenzione finché, man mano che procede, si intravedono le prime righe.

«È scritto in una lingua che mi sa di… scandinavo. Che venga dalle isole Fǽroe?» cerca di sfogliare ad alta voce.

«No, no, un momento.

Mi sembra di sentire mamma quando borbottava tra sé e sé nella sua lingua preferita.

È islandese e mi sblocca un ricordo.

Mi leggeva le saghe rigonfie di sonorità epiche e ritmi ancestrali, traboccanti di mitologia, natura animata, figure incantate, cappucci magici che donano l’invisibilità, anelli che moltiplicano le forze.

Declamava addirittura passi dell’Edda di Snorri Sturluson – il suo preferito.

Poi parlava di poemi e carmi, raccontando le gesta di valorosi guerrieri e marinai a spasso per mari tempestosi abitati da mostri giganteschi.

Il fascino mi scorreva in vena. Il sangue passava via veloce procedendo addirittura al contrario, talmente forte era l’incanto innescato dalla sua narrazione. Eh sì, mi ha imprintata proprio per benino – come diceva lei – portandomi nel suo mondo di filologa fatto di eventi storici vivacizzati da elementi fantastici.»

Infatti, era stata mamma a trasmetterle la passione per le lingue germaniche settentrionali. Quindi riconoscere la sua preferita, dopo così tanto tempo, è l’ennesimo tenero e delicato buffetto affettivo.

«Il testo è un po’ sbiadito ma si ricostruisce abbastanza bene» dice Strokkur, e legge:

Strokkur, carica della forza prodigiosa trasmessale dal ritrovamento del tesoro si sente chiamata dal Destino.

Non esita.

Parte per l’Islanda, seguendo attentamente anche le più piccole postille del rotolino magico.

L’intero percorso è descritto così minuziosamente da sembrare un quadro parlante che l’accompagna alla destinazione finale più facilmente di un moderno navigatore satellitare.

Giunta a Borgarfjörður, la dimora della più grande colonia di Elfi dell’Isola, le nuvole che si ammassano sono il primo segnale della tempesta emotiva che sta per avvolgerla e… stravolgerla.

Sono spinte dal vento, l’alleato naturale del volo, la forza invisibile che gonfia le vele e che può essere così intenso da avvicendare le quattro stagioni della vita in un solo momento.

È un magico spostamento d’aria, di per sé invisibile, che anticipa cambi di direzione improvvisi con una potenza straordinaria.

«È l’ennesimo presagio.»

E qui, nella piccola terra del fuoco, persa tra le onde ed il ghiaccio dell’Artico, le apre un varco su una nuova avventura.

Le indicazioni successive la conducono direttamente ad Eyrafjall, un imponente vulcano che esplode dalla sottostante distesa di sabbia nera e, come un guardiano antico, si appresta a darle il benvenuto.

La salita è un’impresa immane.

Il percorso è in forte pendenza ma il momento è propiziatorio: tutti i pianeti sono allineati, sole e luna si rispecchiano.

Le rocce parlanti, i boschi sacri, la nebbia incantata, l’albero della sapienza e persino la volpe artica delle scogliere sono al suo fianco e le regalano vigore radiante.

Una miriade di lucciole intermittenti che adornano il cielo scuote l’oscurità della notte permettendole di procedere fino in cima.

Arrivata all’enorme cratere della montagna di fuoco è accolta dall’elfo sentinella Vindauga – finestra sul mondoche l’accompagna in un universo dove un senso di sconfinata meraviglia cresce in lei ad ogni suo passo.

Si cala nel vivo del vulcano scivolando su un piano inclinato liscio più del ghiaccio.

Poi procede su una scala a chiocciola di oltre cinquecento gradini intagliati nella roccia viva. Seguendo un labirinto di cunicoli, illuminati da torce fiammeggianti, che danno vita ad ombre di fuoco danzanti come canne mosse dal vento, si dirige verso la Sala dell’Ascolto.

Al suo passaggio una moltitudine di elfi le porge omaggio saltellando con entusiasmo:

«È arrivata, è arrivata. Com’è bella. Com’è bella. È proprio lei. Un prodigio!»

Gli elfi sono molto laboriosi, ma non perdono occasione per dar sfogo alla loro vivacità, lasciando trasparire l’indole curiosa e giocherellona che li contraddistingue.

Sono creaturine magiche garanti della continuità della stirpe. Al loro operato si riconduce la capacità di dar colore e profumo ai fiori.

Dal laboratorio “Accertamento e Spedizione” del vulcano inviano messaggi personalizzati a seconda del bocciolo prescelto. Si occupano, infatti, di ogni aspetto della vita umana: cuore, pace, gioia, affetto, amicizia… e catapultano dal cratere principale anelli di nuvolette e palloncini variopinti contenenti rotolini magici. Ciascuno è destinato ad un’anima sensibile, individuata con estrema scrupolosità, che deve essere raggiunta con la precisione del Fiume del Tempo.

Strokkur avanza ed avanza senza dar segno di cedimento finché intravede un luccichio che aumenta progressivamente d’intensità e sembra aspettare proprio lei.

È Guđrún e, come tutti gli elfi, è infinitamente minuscolo ma la sua essenza lo rende straordinariamente grande.

«Velkominn, benvenuta, Strokkur!

Sono anni che ti cammino accanto. Ti ho vista sorridere per aver raggiunto ogni tuo traguardo e danzare sotto polvere di stelle felice di ogni tuo passo.

È giunto il momento della tua ennesima folata strategica.

Noi saremo la fucina delle tue brillanti idee che viaggeranno a cavallo delle tue soppesate parole.

Gioisci per essere stata riconosciuta come astro lucente tra tanti pianeti.

Ti serve un pizzico di follia per inseguire quello che ai più appare un sogno insensato ma la fine del tempo presente sarà per te un inizio vincente.

Mantieni un rametto della tua possente chioma da fogliare con gli eventi che animeranno le prossime Lune del Fuoco Sacro.

Ti garantiremo il Tempo.

Ma prima di riprendere il viaggio, dimmi: ti mancano forse calzari magici per rinsaldare l’intento maturato in te in questi anni alla ricerca del tuo spirito di fuoco?»

«Non più Guđrún. Ho vissuto facendomi strada tra la rugiada di splendide mattine autunnali finché l’ennesimo segno del Destino si è presentato ingarbugliato tra le fronde dell’Albero della Poesia permettendomi di riconoscerlo.»

«Bene Strokkur.

Da qui inizia ufficialmente la tua rifioritura e con ingegno sbalorditivo diffonderai gocce di saggezza.

Veglieremo su di te festeggiandoti in coro.

Ogni forza della natura, senza arrecar danno alcuno, parteciperà con impeto alla primavera dei tuoi buoni intenti.

I vulcani spruzzeranno lapilli carichi di gioia contagiosa. Il suolo tremerà come non mai. Le onde dormienti delle spiagge di lava si ingigantiranno a dismisura. I geyser danzeranno all’unisono al ritmo di una melodia carica di pace. Le acque tuonanti delle cascate degli dèi, con boati e spruzzi maestosi, saranno la colonna sonora del tuo cambio di direzione. La pioggia scenderà come fili infiniti di perle gigantesche. Le aurore boreali fluttueranno leggere nel cielo portando arcobaleni lunari di cromie avvolgenti ed inebrianti. Gli iceberg faranno ascoltare il loro respiro mentre il ghiaccio ci parlerà di te con rombi e crepitii finché il vento cosmico soffierà il tuo nome.»

«Sono pronta, Guđrún e, grata ai potenti geyser che mi hanno regalato la forza di affacciarmi al mondo, cavalcherò il mio destino che oggi, allo scoccar della sessantaseiesima Luna del Fuoco Sacro, riconosco con orgoglio.»

Al sopraggiungere della notte di novilunio, un ammaliante vortice di cromie boreali la avvolge riportandola come d’incanto alla sua postazione prediletta: continuerà ad agganciar pensieri a parole dando un soffio vitale a storie che chiedono solo di esser raccontate.

Ed è così bello immaginarla, a notte inoltrata o tra l’alba e le prime fresche luci del mattino, intenta a srotolar pensieri, a ticchettare parole indirizzate a tutte le Anime Belle in attesa dell’alchimia della sua ultima meditata carezza: quella che accrescerà l’emozione, avvicinerà il sogno e farà tanto bene al cuore!

Comments

  • Roberto Belotti
    14/06/2024

    Brava Teresa Un’altro capolavoro. Leggendolo non vedi L’ora di scoprire i bei pensieri e storie che si susseguono grazie ?

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    • M.T. Necchi
      16/06/2024

      grazie Roberto, SPONSOR dei miei “Capolavori”, come li definisci tu, con mio immenso piacere. sapere che non vedi l’ora di scoprire come procede la narrazione è una soddisfazione che mi incoraggia a continuare.

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  • Graziano
    14/06/2024

    L’ esplosione della vita. Il ghiaccio dei rancori e delle delusioni si scioglie alla fine di un cammino lungo e faticoso. La salita è impegnativa ma la serenità che si raggiunge è pura pace. Saggezza, pace serenità grazie per questi bellissimi doni

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    • M.T. Necchi
      16/06/2024

      Graziano, Che belle parole! e soprattutto leggere che saggezza, pace e serenità entrano a far parte del tuo bagaglio a mano per via della forza di Strokkur mi suggerisce di scrivere……Strokkur 2, e poi 3, e 4… e così via! Grazie!

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  • Umberto
    15/06/2024

    …mettiamola sul piano sportivo : vinci, in un circuito, doppiando il secondo,quasi,nove volte in dieci giri.
    Sei :
    Una forza della mente !!!!

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    • M.T. Necchi
      16/06/2024

      Wow! “Una forza della mente” che vince anche sul piano sportivo: un “accostamento” che mi riempie di incoraggiamento e input a continuare a rimanere “in pista” con nuovi racconti. Grazie davvero Umberto.

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  • Carmen
    15/06/2024

    Ho incominciato a leggere il tuo racconto e già dalle prime righe sono stata rapita dal tuo modo incredibile di descrivere l’esplosione della natura che è vita. Mi ha rapito e incantato la frase:” eccomi arrivata ed è vita”, fantastico pensiero di chi, arrivato in un posto nuovo ne viene rapito e incantato.
    Ora dopo un primo assaggio, vado a finire di leggere e, se le prime righe sono così coinvolgenti, non vedo l’ora di scoprire il resto….
    POCO DOPO:
    Finito, mi fai venire voglia di visitare l’Islanda e per rubare un tuo pensiero:”Ed è così bello immaginarla, a notte inoltrata o tra l’alba e le prime fresche luci del mattino, intenta a srotolar pensieri, a ticchettare parole indirizzate a tutte le Anime Belle in attesa dell’alchimia della sua ultima meditata carezza: quella che accrescerà l’emozione, avvicinerà il sogno e farà tanto bene al cuore!”.
    Grazie Teresa, davvero un racconto pieno di magia, lo adoro ?

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    • M.T. Necchi
      16/06/2024

      Cara Carmen, i tuoi commenti sono sempre magici. i “passi” presi dal racconto che ti lasciano una carezza emotiva sono il segno di una lettrice attenta ed estremamente sensibile. l’immagine finale poi….sentirtela “rubare”, come dici tu, mi fa tanto bene al cuore.

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  • Roberto
    15/06/2024

    Per farti capire il potere descrittivo che hai? Daresti la possibilità a un non vedente di immagirasri quello che haimè non può Vedere. Nei minimi particolari, assaporando ogni immagine, solo con le tue parole. Brava

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    • M.T. Necchi
      18/06/2024

      se questo è il “potere descrittivo” che ho, puoi immaginare “dove” mi troverai a notte inoltrata ed alle prime luci dell’alba. sono sempre alla ricerca del vocabolo dall’effetto meraviglia per catturare con precisione il pensiero che mi svolazza intorno in attesa di essere intrappolato nella parola giusta. grazie infinite Roberto, per aver colto ed evidenziato questo “particolare”. a presto.

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  • Cristina Comolli
    15/06/2024

    Sempre bello leggere i tuoi racconti. Bravissima. Riesci a farmi viaggiare con te.

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    • M.T. Necchi
      16/06/2024

      Cristina, viaggiamo insieme allora! Ti ringrazio per avermi regalato una tua emozione. Ti aspetto per il prossimo tour.

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