VINCA IL MIGLIORE di Loris Felice

Filippo era arrivato con molto anticipo al centro sportivo dove doveva disputare la finale del torneo dell’Isar a Pullach.

Essendo maestro di tennis conosceva bene l’importanza della puntualità. Inoltre, un’occasione come questa a lui non si sarebbe più ripresentata.

Seduto sulla panchina di legno dello spogliatoio, stava ripensando a quanto accaduto in settimana: era arrivato a Pullach la domenica precedente, chiamato come wild card, la sera prima, da un suo vecchio amico che conosceva l’organizzatore.

Si trattava d’un torneo relativamente giovane e, all’ultimo minuto, era saltato un atleta per un problema famigliare. Pur avendo una posizione bassissima in classifica, avevano pensato a lui. D’altronde, in 24 ore, non è facile trovare un tennista disponibile in agosto. E lui era una dei pochi a disposizione.

Quell’anno, era saltato l’appuntamento al villaggio vacanze, per cui, nel mese d’Agosto, Filippo era rimasto senza lavoro visto che a Milano, in quel periodo, dei pochi rimasti in città, nessuno aveva voglia di giocare a tennis con il caldo che c’era.

L’invito al torneo l’aveva fatto litigare definitivamente con Sonia. Le aveva promesso di raggiungerla al mare. Ma l’occasione era troppo ghiotta per un atleta che, ormai, aveva poco da chiedere allo sport, arrivato a 35 anni senza aver mai vinto nessun torneo se non quello dei vari circoli di Milano e dintorni.

Per lui era l’occasione della vita.

Inoltre, magari riusciva a recuperare qualche euro che era saltato, visto che stava passando il mese d’Agosto a spasso.

Avvantaggiato dal sorteggio, nei primi due turni aveva superato agevolmente due ragazzotti locali, giovani ma poco esperti, era infatti bastato utilizzare la sua esperienza decennale sulla terra battuta e sfruttare il caldo inatteso in Baviera per arrivare ai quarti.

Lì, aveva incontrato lo svedese Vymersson, tennista al di sopra delle sue capacità, che arrivava però da un brutto infortunio ai legamenti. Dopo esser stato strapazzato 6 a 1 nel primo set, Filippo era riuscito far correre l’avversario che pian piano s’era arreso, non potendo ancora far ancora affidamento al 100% sul suo ginocchio.

Filippo era già molto soddisfatto della sua trasferta quando a sorpresa il suo avversario in semifinale, la testa di serie N°1 il russo Kyotolev dovette dare forfait per un’infiammazione al gomito.

Quindi, il giorno prima s’era goduto senza preoccupazioni, seduto sulle tribune, l’altra semifinale tra il portoghese Sousa e l’argentino Navarro.

Aveva vinto quest’ultimo anche grazie al suo servizio devastante ed ora l’attendeva in finale. Si trattava ormai di 10.000 euro certi che potevano diventare 25.000 in caso di vittoria. Ma, quest’ultima era solo una speranza senza nessun fondamento: lui non era nemmeno nei primi 5.000 al mondo e stava per giocare la finale con il numero 132 del ranking mondiale.

La sera prima, ad un certo punto, aveva pensato di chiamare Sonia per chiedergli di raggiungerlo per la finale ma poi aveva desistito. Avrebbe accettato l’invito lasciando le Marche dov’era in vacanza con le sue amiche ed amici? Era giusto invitarla per una finale in cui avrebbe sicuramente perso dimostrando così una volta di più d’essere fondamentalmente un perdente? Meglio lascia perdere e pensare alla partita.

Arrivò la chiama degli organizzatori, avevano appena finito di sistemare il campo, si poteva entrare per il riscaldamento.

Filippo non conosceva Navarro se non per le partite viste in televisione durante i tornei di Roma e Montecarlo dove tre anni prima era arrivato fino ai quarti di finale.

D’altra parte, Navarro di Filippo non sapeva nulla visto che aveva saltato la sua semifinale. L’organizzazione aveva stabilito l’inizio della finale per le quattro del pomeriggio, non pensando che quell’estate il clima era veramente torrido anche nella fresca Baviera.

L’inizio fu devastante, tra l’emozione, i pensieri e la forza dell’avversario il set finì in 20 minuti con un imbarazzante 6–0.

Il servizio dell’argentino era imprendibile, soprattutto quando veniva giocato sul suo rovescio, colpo che era da sempre il suo tallone d’Achille.

Seduto sulla sedia a bordo campo, Filippo stava pensando se fosse riuscito almeno a vincere un game al suo avversario per evitare un imbarazzante cappotto. Forse l’argentino impietosito gliene avrebbe lasciato uno.

Con questo pensiero iniziò il secondo set.

Dopo il primo game vinto ancora agevolmente da Navarro, capitò qualcosa di straordinario. Per la prima volta, le giocate di Filippo divennero incredibilmente efficaci, la battuta, il diritto ed a volte anche il rovescio presero delle traiettorie e delle velocità mai viste.

Dopo un po’ di smarrimento, Navarro iniziò a rispondere colpo su colpo ma alla fine il set fini 7 a 5 per Filippo.

Incredulo e felice allo stesso tempo, Filippo stava per scendere in campo ormai più che soddisfatto.

Era riuscito addirittura a vincere un set e portare al terzo l’argentino sotto quell’afa che ormai era diventata insopportabile.

Navarro entrò in campo completamente svuotato, vuoi per il caldo e forse anche per la sorpresa di trovarsi davanti un avversario così agguerrito.

Il suo coach cercava di caricarlo e spronarlo ma il tennista continuava a sbagliare le sue famose battute. Una serie di doppi falli ed errori da dilettante lo portarono sotto di 5 a 0 con l’italiano alla battuta.

Seduto sulla sedia, ormai Filippo non sapeva più a cosa pensare, questa vittoria poteva cambiare la sua vita, non sarebbe diventato di certo un tennista professionista, ma a parte i 25.000 euro del montepremi poteva sicuramente ridiscutere il suo contratto con il circolo milanese e magari riuscire a guadagnare qualche altra partecipazione ai vari tornei Challenger in giro per l’Europa.

Inoltre, sulle tribune aveva notato che una morettina continuava ad osservarlo ed incitarlo ad ogni suo punto, magari a fine partita ci sarebbe scappato anche qualcos’altro alla faccia di Sonia che lo considerava un perdente nullafacente, capace solo di correre dietro ad una pallina gialla, anche se ormai s’avvicinava alla quarantina.

Una volta in campo, Filippo pensò di dare al suo avversario una piccola soddisfazione: gli avrebbe fatto vincere il game in modo da non subire una sconfitta così netta. L’aveva visto veramente in difficoltà e sentendo i dialoghi con il suo allenatore aveva intuito che anche Navarro stava avendo un momento di crisi professionale.

Alla fine del sesto game, perso a 15 durante il cambio campo, all’improvviso grossi goccioloni scesero sul terreno.

Filippo, concentrato su tutto quello che gli stava accadendo intorno, non s’era accorto che l’afa di colpo s’era acquietata perché da ovest stava arrivando un brutto temporale.

L’arbitro visto quello che stava arrivando diede lo stop al match, 5–1 per Filippo, teli sul campo, e tutti negli spogliatoi in attesa che il tutto passasse.

Mentre i tuoni ed i lampi scaricavano tutta la loro energia sul campo, Filippo steso sul lettino dello spogliatoio non sapeva più a cosa pensare, perché questa vittoria tanto attesa non arrivava? Cosa sarebbe successo adesso? Si sarebbe giocato il giorno dopo? Sarebbe poi riuscito a giocare come stava facendo in quel momento?

Mentre pensava a questo s’addormentò e sognò la sua vita da ragazzo, sempre incapace d’essere il primo: a scuola, con gli amici, con le ragazze, in pratica nella sua vita c’era sempre stato qualcuno che in qualche modo, all’ultimo momento, l’aveva sopravanzato e superato.

Venne poi svegliato dall’arbitro, si poteva continuare la partita, era passata più di un’ora ed i teloni avevano fatto il loro dovere.

Rientrarono in campo.

Navarro sembrava più tranquillo, molti degli spettatori se n’erano andati, ma la morettina era ancora lì a fare il tifo per lui.

Purtroppo, il servizio dell’argentino tornò ad essere efficace e Filippo fece qualche errore di troppo, ma stringendo i denti arrivo fino al tie-break.

Il punto decisivo fu simile alla sequenza finale del film “Match Point” di Woody Allen, la palla corta di Filippo si fermò sul net, rimase in bilico per qualche secondo con i due tennisti fermi a guardarla, ed alla fine ritornò nel campo dell’italiano.

Game, Set e Match 6–0, 5–7, 7–6, vittoria per Navarro il quale durante la stretta di mano disse a Filippo:

«Mujer, viento, y ventura presto se muda.»

Filippo girò, allora, lo sguardo verso le tribune, ma la morettina era già sparita.

Finita la doccia, passata la rabbia, Filippo rimise il suo borsone in macchina pensando al programma per la serata: una bella mangiata accompagnata da buona birra bavarese e magari una telefonata a Sonia per capire se avesse ancora voglia di stare insieme ad un perdente vincente.

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